Ricordando Toni Weber, formatore di seminaristi e sacerdoti alla spiritualità di comunione

Una casa per i sacerdoti

di Hans-Jürgen Obermeyer

 

L’autore, fino a poco tempo fa parroco cattolico a Osnabrück, Germania, dopo essere vissuto da anni a vita comune con altri sacerdoti del Movimento dei focolari, recentemente ha perso la vita in un incidente in montagna. In questo articolo, pubblicato qualche mese fa dalla rivista tedesca “Das Prisma”, egli ricorda Toni Weber, sacerdote e teologo svizzero scomparso nel 1990, che per molti anni è stato responsabile della Scuola sacerdotale internazionale del Movimento, prima a Frascati, vicino a Roma per poi fondarne una simile a Tagaytay nelle Filippine.

 

Una personalità stimolante

«Il tuo problema non è la teologia! Prova un po’ a non entrare in discussioni teologiche, ma ad amare semplicemente i tuoi prossimi. Allora alcune delle tue domande troveranno subito risposte vere!».

Siamo nell’autunno del 1981 alla Scuola sacerdotale internazionale  del  Movimento dei focolari a Frascati. Sono 46 i sacerdoti e studenti di teologia provenienti da 26 nazioni che sotto la guida di Toni Weber fanno per sei mesi una intensa esperienza di vita evangelica.

Io mi ero appena laureato in una università tedesca e avevo la testa piena di teologia e ne ero fiero. Non avevo ancora risolto del tutto alcuni problemi di cristologia e mariologia.

Ora sono qui e con il direttore di questa nuova scuola, il dottor Toni Weber, mi sono già  addentrato in due discussioni altamente brillanti. Ma un giorno questo teologo erudito durante un colloquio personale mi presenta questa “proposta di terapia”: smettere di parlare e impegnarmi solo nell’amare!

Sono deluso. Ma nell’arco dei mesi che seguono sperimento che tale “astinenza dalla teologia” mi apre gli occhi in modo nuovo verso i miei fratelli. Mi ero tanto compiaciuto nel filosofare e nel parlare! Toni Weber era riuscito, dopo essere vissuto con me per alcune settimane, ad intuire con grande sensibilità e amore fraterno il mio problema di fondo: Gesù si manifesta a chi lo ama (cf Gv 14, 21).

Un sacerdote africano alla nostra scuola vuole sfruttare il suo soggiorno in Europa per visitare Lourdes in Francia. Era proprio convinto di questa sua idea. Toni Weber gli risponde con un breve ma deciso no. Forse aveva presente in questo momento il giovane ricco attaccato a qualcosa che gli impediva di seguire Gesù. E magari si era sentito mosso da una spinta interiore ricordando la parola: «E Gesù, guardatolo, l’amò e gli disse: ”Una cosa ti manca! ...”» (cf Mc 10, 21a).

Alcuni mesi più tardi, il sacerdote africano aveva ormai fatto il passo per lui molto duro e si era liberato dal desiderio di andare a Lourdes, e Toni Weber gli propone improvvisamente: «Penso che ora per te sia bene fare un pellegrinaggio a Lourdes». Nello stesso tempo – con la sua concretezza fraterna – gli offre la somma necessaria per il viaggio.

Che tipo di uomo è costui che agisce e consiglia con una certa autorità e allo stesso tempo ti viene incontro con delicatezza e calore fraterno? Chi è questa personalità che intuisce con la sicurezza di un profeta quali sono i punti deboli nel tuo cammino verso la maturità umana e cristiana?

Incarnare la vita dell’unità

Toni Weber nasce il 19 luglio 1935 a Niedergösgen in Svizzera. Durante una visita a Einsiedeln sente la chiamata a diventare sacerdote. Comincia lo studio della teologia al Collegio Germanicum di Roma con la convinzione: «Se rinuncio a una bella famiglia naturale il motivo è per trovare nella Chiesa una famiglia ancora più grande e più bella».

A Roma si imbatte nella spiritualità dell’unità e ne resta affascinato. Nell’estate 1961 è a Parigi. Nella chiesa di Montmartre, dove Ignazio di Loyola si era consacrato a Dio insieme ai suoi compagni, sente la forte spinta interiore di mettersi totalmente a disposizione di Dio quale “umile strumento” per portare dovunque nella Chiesa la vita dell’unità: «Da questo momento in poi ho perso tutti i miei progetti per essere libero di ascoltare la voce dello Spirito in me e in quanti mi rappresentavano la volontà di Dio».

Avendo familiarizzato con la spiritualità dei Focolari, nel 1964 – d’accordo con il vescovo di Basilea e dopo aver concluso la sua tesi di dottorato in patristica summa cum laude – è pronto ad andare nel nordest del  Brasile. Insegna teologia a Recife nel seminario regionale, e presto viene scelto dagli studenti come loro direttore spirituale.

Dal 1970 con il consenso del suo vescovo accetta di dirigere la Scuola sacerdotale internazionale di Frascati, fondata quattro anni prima da Chiara Lubich. Negli anni seguenti vi passeranno 1600 sacerdoti e seminaristi per un periodo da sei mesi a un anno.

Nel 1982 una nuova sfida: 47 vescovi delle Filippine esprimono il desiderio di aprire una scuola simile a Tagaytay vicino a Manila. La Lubich interpella Toni Weber ed egli, a 47 anni, lascia di nuovo tutto e inizia l’avventura asiatica. Fonda la Scuola sacerdotale a Tagaytay che fino a oggi ha offerto a tanti sacerdoti dell’Asia una formazione nella spiritualità di comunione.

Un lunedì di Pasqua, il 16 aprile 1990, Toni Weber muore dopo una lunga malattia.

Il segreto sta nella “verticale”

Cercando di accostarmi al segreto della personalità di Toni Weber mi vengono in mente due parole: padre e fratello.

Egli è profondamente convinto dell’amore infinito di Dio. Si sente figlio di un Padre che lo “straama”. Per lui “vivere con il Padre” vuol dire chiedersi prima di tutto che cosa Dio vuole da lui e dagli altri. La volontà di Dio diviene il suo criterio chiave. È persuaso che solo chi vive con il Padre ed ha il coraggio di essere padre per gli altri, può costruire la comunità fraterna.

Essere vero fratello è possibile solo riconoscendo che anche l’altro è un figlio infinitamente amato dal Padre e, fissando lo sguardo su questa che è la dignità più profonda di ogni essere umano, è possibile chiedere in-sieme cosa Dio vuole da noi.

La relazione verticale, verso l’alto, era per Toni Weber di una grandissima importanza. Soleva parlare della “società senza padre”. Se qualcuno menzionava “fratellanza” o  “comunità” senza la dimensione verso il Padre, lo sospettava di ideologia. Incoraggiava i sacerdoti a vivere loro stessi l’amore “essendo padri per altri”. Aveva facilità nel far comprendere chiaramente che singole persone, comunità e parrocchie – tutti alla ricerca di un padre – avevano bisogno di conoscere i loro limiti, di ricevere istruzione e di avere un punto di riferimento nell’unità.

Nonostante la sua chiarezza e autorità, la figura di Toni impressiona per l’umiltà con la quale svolge il suo servizio. Evidentemente non ha il problema di doversi conquistare un posto nella comunità. Nel suo compito ha sempre distinto bene chi è un “umile strumento” e chi è “il più grande” da testimoniare.

Radicato nella vita
con “Gesù in mezzo a noi”

Toni Weber – come dicevo – irradia nello stesso tempo autorità e simpatia, in modo naturale e maturo e con competenza, esperienza, apertura e charme. Parla correntemente tedesco, francese, italiano, portoghese, spagnolo e inglese.

Ai talenti naturali si aggiunge però un’altra fonte di energia. Si sente ispirato e sostenuto dalla vita in una comunità fondata nell’unità, cioè nel suo focolare sacerdotale, dove tutti sono impegnati nell’amore reciproco e in questa vita con Gesù in mezzo a loro sono tutti uguali in dignità e responsabilità.

Toni Weber è convinto che solo chi vive con Gesù in mezzo può trasmettere questa esperienza agli altri. E nutre questa speranza: poter dare ai sacerdoti una tale “casa”.

Alla scuola di Gesù

«Come esigere dai sacerdoti di lasciare tutto: padre, madre, fratelli, campi... senza offrire loro una nuova famiglia, una vita in comunità fra sacerdoti?».

Toni Weber sa che non basta collaborare in équipes funzionali. «Costruire la presenza di Gesù in mezzo fra sacerdoti è diventato il mio programma permanente». Già nel 1964 era andato in Brasile con questa convinzione. A contatto con sacerdoti di tutto il mondo si rende conto che una disponibilità totale di farsi mandare ovunque si acquista soprattutto in una vita in comunione fraterna tra sacerdoti che edificano tra loro  questa “casa spirituale”. Un modello per questo tipo di formazione lo vede nella scuola alla sequela di Gesù.

«Per fare questa esperienza – diceva un giorno – è importante lasciare tutto per acquisire un nuovo modo di pensare, agire e amare. Gesù è il nostro unico maestro. Vive con i suoi amici giorno e notte. Confida loro i suoi pensieri riguardanti gli avvenimenti, le persone, le strutture. Ma soprattutto li introduce nel suo “segreto”: il suo rapporto con il Padre.

Questa esperienza si ripete oggi e dappertutto... È importante perdere le sicurezze sulle quali poggia la nostra cultura, le nostre esperienze e i nostri studi.

Bisogna lasciarsi formare da Dio, dal suo amore. E avere il coraggio di mettersi sulla via che Gesù ha percorso e che Lo ha condotto al Calvario.

Solo formando un’unico corpo con Gesù come i dodici, si ripeterà l’esperienza della Sua presenza fra noi da Lui promessa.

Senza di Lui siamo senza luce e senza sapienza perché solo Lui è luce e verità.

A questo punto sarebbe assurdo voler capire con la sola ragione ciò che è essenzialmente un’esperienza e da questa deriva. “Chi non ama non ha conosciuto Dio”. Amare, amarci a vicenda, come Gesù ci ha amati: questo è il punto di partenza per incontrare oggi l’ Emanuele, il Dio-con-noi».

Non appoggiarsi all’orizzontale

“Trovare una casa” , “sentirsi a casa”, questo per Toni Weber vuol dire arrivare al Padre. Soprattutto a contatto con le culture orientali – quella filippina, coreana, cinese, tailandese, vietnamita, indiana – egli ha sentito sempre più il bisogno di chiarire quale significato abbia l’autorità. Parlando con sacerdoti e seminaristi si accorge quanti di loro non hanno avuto un rapporto autentico con il loro padre e per questo spesso non riescono a costruire un rapporto di fiducia con il loro vescovo.

E continua a ripetere che l’autonomia di Gesù si fonda proprio nella sua eteronomia (essere determinato dall’altro), nel compiere la volontà di Dio, nell’essere la sua Parola. Partire dal rapporto con il Padre fa scoprire come tutto sia dono. Prima siamo figli, poi ci scopriamo fratelli e infine possiamo essere padri per gli altri.

Continua a risuonare nel mio orecchio questa frase di Toni Weber: «Non siamo insieme per appoggiarci all’orizzontale ma per cercare insieme la verticale»! Anche la vita con Gesù in mezzo vuole aiutarci a intensificare la verticale e a renderci coscienti che ci troviamo nel seno del Padre.

Toni Weber resta per me una provocazione: mi stimola ad essere radicalmente rivolto al Padre per poter vivere con Gesù in mezzo a noi e realizzare così una fratellanza autentica con tutti coloro che mi passano accanto.

Hans-Jürgen Obermeyer

 

____________________________

1)     Chiara Lubich nel 1966 fondava a Grottaferrata la prima Scuola sacerdotale, trasferita a Frascati nel 1973 e nel 1984 a Incisa Valdarno (Firenze) nella cittadella internazionale di Loppiano. Altre scuole simili sono sorte in seguito a Tagaytay nelle Filippine e a Nairobi in Kenia e si stanno avviando a San Paolo in Brasile e a O’Higgins in Argentina. In questi luoghi i seminaristi e i sacerdoti che aderiscono al Movimento dei focolari ricevono una formazione nella spiritualità di comunione.