La vitalità di una comunità parrocchiale in Corea

 

La forza evangelizzatrice        
della Parola

di Thomas Maria Chang e Cecilia Gye-la

 

Siamo in una parrocchia coreana. L’attuale parroco ed una catechista, ambedue legati alla spiritualità del Focolare, raccontano l’esperienza della loro comunità: in una cittadina in forte espansione, la parrocchia ha superato le difficoltà tra chi era del posto e quelli venuti da altre località. Cresce il numero dei battezzati e la coscienza che, più che creare strutture, occorre permeare di uno spirito veramente evangelico le varie attività.

 

A partire da un piccolo gruppo
ravvivare l’intera comunità

Thomas Chang: Sono stato ordinato sacerdote nel 1973 e sono già alla mia settima parrocchia, perché in Corea c’è l’usanza di trasferire i parroci ogni cinque anni.

In ogni parrocchia dove ho lavorato, ho cercato di vivere il Vangelo con i parrocchiani, formando un piccolo gruppo della Parola di vita, ed ho partecipato con quelli che lo desideravano alle Mariapoli e ad altri incontri del Movimento dei focolari.

In genere è nata ovunque una comunità viva. A volte, quando venivo trasferito, questa realtà sembrava subire una battuta d’arresto; altre volte era come il piccolo seme che, caduto in terra, muore, ma a poco a poco cresceva fino alla maturità.

Nell’attuale parrocchia di Dae San, nella diocesi di Daejeon, i cattolici sono più di 1.300 su una popolazione di 22.000 abitanti.

Il vescovo, tre anni fa, mandandomi in questa parrocchia, mi aveva parlato delle difficoltà esistenti tra i parrocchiani originari del posto e quelli venuti da fuori per lavorare in alcune grandi fabbriche e mi esortava ad adoperarmi per sanare questa situazione. Osservandola da vicino, ho capito che le persone erano molto buone, ma non sapevano dialogare evangelicamente tra loro.

Questa parrocchia ha 15 anni di storia ed io ne sono il quinto parroco. I parroci precedenti erano tutti trentenni, mentre io ne ho 60 e per questo sono tra i sacerdoti coreani più anziani. All’inizio l’accoglienza non è stata delle migliori. Senza neanche guardarmi in faccia, le persone mi chiedevano quando sarei andato in pensione.

Sapendo che c’è una giovinezza intramontabile, quella del Vangelo vissuto, ho continuato ad amare tutti, senza preoccuparmi di queste prime reazioni. Al momento opportuno ho invitato alcuni alla Mariapoli, dove hanno visto come si può vivere concretamente in comunione. Al ritorno è iniziato subito un gruppo della Parola di vita.

Nel focolare, dove viviamo la comunione con altri sacerdoti diocesani, ci scambiamo esperienze, fra cui quelle sull’amore costante verso i parrocchiani e gli altri concittadini, e abbiamo cominciato anche ad incontrarci fraternamente con pastori di altre Chiese.

All’inizio le persone che venivano agli incontri della Parola di vita erano poche, ma adesso i gruppi sono diventati due. Anche se non sono tanti, l’interesse va crescendo ed aumentano i partecipanti. Inoltre si è formato un gruppo di aderenti che seguono un programma biennale di formazione nella spritualità dell’unità.

L’atmosfera nella parrocchia è molto cambiata e, conoscendoci un po’ di più, sta aumentando il numero delle persone che stabiliscono rapporti profondi con il parroco. Non solo gli anziani mi apprezzano, ma sono sempre più numerosi i giovani e bambini che chiedono la mia collaborazione.

Costruendo insieme la chiesa, come effetto di questa condivisione di vita, le conflittualità, di cui mi aveva parlato il vescovo, tra cittadini originari e dipendenti delle fabbriche, sono sparite e adesso i parrocchiani vivono quasi tutti in armonia tra loro.

Così ora gli orizzonti si allargano. La Pasqua scorsa abbiamo portato un regalo ai pastori delle altre Chiese e abbiamo potuto fare un dialogo profondo, in un confronto reciproco veramente interessante.

Dal battesimo
ad un impegno apostolico

Cecilia Gye-la: Attualmente sono presidente dell’associazione femminile e del gruppo mariano della parrocchia di Dae San ed inoltre sono responsabile del settore anziani nel Consiglio pastorale.

La nostra parrocchia è in una cittadina vicina al mare. La città comprende abitanti originari che sono agricoltori o pescatori ed altri, venuti dopo, che lavorano nelle grandi industrie qui installate. La stessa composizione si riflette nei membri della Chiesa cattolica.

Ventidue anni fa, nel novembre del 1983, desiderando cominciare un cammino di fede, pur non sapendo niente del cristianesimo, sono andata a cercare una chiesa e sono capitata nella chiesetta cattolica di Dae San, dove non c’era ancora un sacerdote. A quell’epoca in quel paese non c’erano neanche le industrie.

Con l’aiuto di un cristiano ho studiato con impegno il catechismo e, dopo un anno e mezzo, nel periodo pasquale, ho ricevuto il battesimo con il nome di Cecilia.

Allora non c’erano altri cattolici né nella mia famiglia, né in quella di mio marito, mentre adesso siamo tutti cattolici: mia suocera, che è rimasta sola, mio marito ed i nostri due figli.

In seguito, dopo che avevo ricevuto il battesimo, nella nostra zona erano sorte tre grandi industrie. Mi sono sentita spinta a comunicare il dono del Vangelo agli impiegati di queste aziende. Alcuni di loro nel 1989 sono entrati a far parte della Chiesa cattolica.

Quando si è fondata la nostra parrocchia, i nuovi battezzati erano circa 1370. Di questi 300 erano stati chiamati da Gesù servendosi del mio povero servizio. Don Thomas negli ultimi tre anni ne ha battezzato altri 200.

La sfida di costruire
una vera comunità

All’inizio, quando è sorta la parrocchia ed è arrivato il parroco, ancora non c’era l’abitazione per il sacerdote e nemmeno l’edificio parrocchiale e la Messa si celebrava in un capannone.

Per costruire la chiesa abbiamo raccolto il denaro, aiutandoci anche con attività di vendita di oggetti vari.

Nel 2000 abbiamo finalmente completato la chiesa ed il vescovo è venuto per la Messa dell’inaugurazione, con grande gioia di tutti noi.

In quel periodo abbiamo provato anche un po’ di stanchezza sia fisica sia psicologica: avevamo tanti debiti, eravamo deboli nella fede e c’erano anche rapporti difficili tra i fedeli.

Prima che arrivasse don Thomas, c’erano stati quattro parroci, che avevano dovuto affrontare queste difficoltà: preoccupazioni di soldi per la costruzione della chiesa e per l’ evangelizzazione e preoccupazioni causate dalla mancanza di fede in noi cristiani.

La scoperta dell’ideale dell’unità

Tre anni e mezzo fa è stato nominato parroco don Thomas. Egli era sempre sereno e il suo sorriso mi dava pace. Mi sembra che anche gli altri fedeli, dopo un primo periodo di sospensione nell’attesa di conoscerlo bene, si sentissero a loro agio con lui.

Un giorno egli mi ha invitato alla Mariapoli. Io ho sempre dato ascolto alle parole del parroco e così ho seguito il suo consiglio ed ho partecipato a quell’incontro.

Il posto dove si svolgeva era una bella località di montagna, dove tutto l’ambiente era buono. Mi sono commossa nel constatare che le circa 1000 persone lì riunite si rapportavano tra loro come tanti fratelli e sorelle. Ho visto cosa può fare l’amore: crea l’unità.

Era impressionante vedere il perfetto ordine: ognuno dava la precedenza all’altro, tutti sorridevano ed i giovani che cantavano erano così simpatici da farmi desiderare di essere come loro.

Ho scoperto che a chi ama i fratelli, Dio si manifesta, e che il fratello è la strada più veloce per andare a Dio.

Finita la Mariapoli, siamo tornati in parrocchia ed abbiamo formato un gruppo della Parola di vita. Vi partecipiamo dalle 10 alle 20 persone e siamo molto contenti di questo incontro.

In seguito in parrocchia si è formato un gruppo per assistere i malati terminali di cancro. Dapprima non volevo farne parte, ma poi mi sono inserita e cerco di impegnarmi nel vivere, anche in questo campo, l’amore reciproco.

Ora partecipiamo ogni anno alla Mariapoli e al raduno annuale di due giorni del Movimento parrocchiale. Attualmente alcuni di noi prendono parte ad un incontro mensile del Movimento parrocchiale al Centro Mariapoli per approfondire la conoscenza dei vari punti della spiritualità dell’unità ed essere così meglio preparati nel nostro servizio alla parrocchia.

Thomas M. Chang e Cecilia Gye-la