Dall’Africa un’esperienza di riconciliazione

 

Ricostruire la comunione

di Helen Akgebe

 

Uno dei problemi più seri che le comunità cristiane stanno affrontando in Africa è creare l’armonia tra le diverse etnie. I cristiani sono chiamati a dare l’esempio di una convivenza pacifica e costruttiva all’interno delle loro comunità e nella società civile. Helen, una volontaria del Movimento dei focolari,  ci racconta la sua esperienza al riguardo.

Da quando la situazione sociale del mio Paese ha cominciato a peggiorare sempre più, con una forte inflazione,  con carenza di cibo e di petrolio, improvvisamente anche le lotte tra persone appartenenti alle due diverse etnie hanno iniziato a crescere.

La difficile situazione

La mia è una delle città più importanti del Paese. La maggioranza della gente appartiene ad un’etnia e il resto ad un’altra. Molte famiglie attualmente sono miste, mentre solo una minoranza è costituita da coniugi della stessa etnia.

Così anche nella parrocchia le persone delle due etnie sono mescolate, ma in passato sono sempre vissute in pace.

Qualche tempo fa invece è nata una tensione fra i due gruppi, alimentata a volte anche da pressioni esterne ed esasperata per le oggettive difficoltà incontrate ogni giorno. Ad un certo punto è diventata così forte che è esplosa anche dentro il Consiglio pastorale della nostra parrocchia, che è la principale comunità cattolica della città.

Un membro del Consiglio ha offeso una signora che rappresenta un’Associazione cattolica e fa anche parte del Focolare. Lei non ha reagito ed ha perdonato. Anche le sue figlie, che partecipano al gruppo dei giovani del Movimento e collaborano in parrocchia, hanno fatto lo stesso.

Ma alcuni membri del Consiglio hanno continuato a creare difficoltà e alla fine è scoppiata una grossa divergenza anche con il parroco. Così un gruppo si è staccato dalla parrocchia, ed  ha iniziato a celebrare un servizio domenicale per conto proprio in un garage.

L’impegno comune

Da quel momento tutti noi appartenenti al Focolare abbiamo iniziato a fare di tutto per ricomporre l’unità. I giovani del Movimento, pur sapendo di rischiare, si sono rifiutati categoricamente di dividersi e hanno continuato ad incontrarsi insieme.

Io stessa ho iniziato ad avvicinare quelle persone una per una per ascoltarle con attenzione e aiutarle a chiarire, per quanto mi era possibile, le incomprensioni. Sentivo che dovevo impegnarmi non solo perdonando, ma anche amando concretamente e facendo il primo passo.

La forza dell’amore

Alla fine, prima di Pasqua, una domenica sono andata da loro ed ho avuto la possibilità di parlare davanti a tutti dell’assoluta necessità di riconciliazione, perché siamo tutti cristiani e quindi chiamati a non scandalizzare con la nostra disunità.

Dopo Pasqua ho avuto modo di parlare con il vescovo. Egli ha una grande stima del Movimento dei focolari e, continuamente informato dei passi che facevamo, ci aveva sempre sostenuto in quest’opera di riconciliazione.  Adesso ha voluto venire ad incontrare personalmente il gruppo che si era staccato ma che era disposto a riceverlo e ascoltarlo.

Ha parlato loro a cuore aperto come un padre e il frutto della riconciliazione è maturato. I componenti del gruppo hanno manifestato la loro disponibilità a rientrare nella comunità parrocchiale.

Quando siamo ritornati in parrocchia abbiamo raccontato quanto era avvenuto e, d’accordo col parroco, abbiamo cercato di preparare tutti ad accogliere bene questi fratelli, come avrebbe fatto Gesù, perdonando e dimenticando il passato.

E così è avvenuto. Ora siamo tutti in armonia nella nostra comunità. Nel contesto culturale nostro un avvenimento del genere sembra un miracolo, un segno profetico. È la vittoria del Risorto che splende di nuovo in mezzo a noi uniti nel suo nome.

Helen Akgebe