Una comunità di suore a servizio di una parrocchia

 

«Nella prova abbiamo   
mantenuto viva la carità»

Di Suor Maria Carmela Bianchi

 

La presenza delle suore nelle attività parrocchiali prende oggi volti nuovi e può dare ottimi frutti nel creare lo spirito di famiglia tra i parrocchiani.

Appartengo alle suore di una Congregazione di origine spagnola e da oltre 30 anni sono inserita nel mondo della parrocchia in varie regioni d’Italia. Devo però riconoscere che c’è stato un salto di qualità in questo mio servizio dopo l’incontro con l’ideale dell’unità nel 1970.

In quegli anni, a contatto con la spiritualità del Focolare, ho riscoperto la bellezza dello spirito del mio fondatore ed ho potuto godere della presenza di Gesù in mezzo a noi con i suoi effetti nella vita della comunità religiosa e della parrocchia.

In particolare, mi si è stampato nel cuore e nella mente che è meglio il meno perfetto in unità che il più perfetto in disunità, e questa realtà mi ha accompagnata fino ad oggi.

Il dono più grande nella mia vita di consacrata è stata la scoperta di Gesù abbandonato. Ho già celebrato il mio 50° di donazione a Dio e posso dire che, nonostante le mie debolezze, egli è sempre stato ed è lo “sposo” che mi dà forza, luce e coraggio. È lui che mi mette sulla bocca le parole adatte ad ogni circostanza.

Da più di 10 anni sono in una comunità parrocchiale che si trova in un quartiere semplice, con grandi caseggiati, che non esprimono di certo la dignità della persona. Ci sono gravi problemi di povertà, di disoccupazione, di evasione scolastica. La parrocchia è l’unico segno di attenzione ai bisogni della popolazione.

La presenza della nostra comunità religiosa vuole essere un segno di speranza, di amore, di comunione e di partecipazione alla vita della gente.

L’ora della prova

Dopo diversi anni di intensa vita parrocchiale, per la presenza di un parroco coinvolgente ed attivo, che ha creato una rete di solidarietà concreta a favore delle famiglie semplici e bisognose, abbiamo vissuto momenti particolarmente difficili.

È arrivato un nuovo parroco e contemporaneamente alcuni hanno creato un certo malessere nella comunità, facendogli arrivare continue critiche nei confronti di noi religiose, senza alcun fondamento.

Il sacerdote non sapeva come affrontare la situazione che diventava ogni giorno più complicata. Sovente non se la sentiva di prendere parte agli incontri da lui stesso programmati e puntualmente toccava a me sostituirlo.

È stata una dura prova!

Con le mie consorelle abbiamo cercato di offrire tutto per la comunità parrocchiale.

Ci siamo sempre sostenute a vicenda parlando bene a tutti del parroco, incoraggiandolo, sostenendolo continuamente.

A un dato momento, nonostante il nostro appoggio, il vescovo gli è venuto incontro affidandogli un altro incarico. La gente era disorientata e dovunque serpeggiava il malcontento.

Con il coraggio e con la forza che mi veniva da Gesù Eucaristia e da Gesù in mezzo con le mie sorelle, ho sempre tenuto aggiornato il vicario episcopale, cercando di comunicare ogni cosa senza alcun pregiudizio.

Ho portato avanti le varie proposte di catechesi ed ho sostenuto molte catechiste che volevano abbandonare i loro impegni, essendo rimasti per lungo tempo senza parroco.

Sperimentavamo sentimenti di dolore e di compassione per coloro che collaboravano nella parrocchia ed erano scoraggiati, ma anche per i fedeli che si allontanavano sempre più dalla Chiesa.

Tutto vince l’amore

Con la gente abbiamo voluto conservare sempre alto il tono della carità: il nostro impegno costante era di mantenerla viva  dentro di noi e fra noi, sapendo che «tutto vince l’amore».

E questo è avvenuto, perché la nostra costanza nel non mollare nell’unità fra noi e con il vicario episcopale è stata per i pochi rimasti un incoraggiamento a perseverare. A tutti chiedevamo di non giudicare o condannare, ma di pregare ed amare, accettando la situazione dolorosa dalle mani di Dio come prova per farci crescere di più nell’amore a Lui e nell’accettazione degli altri con sguardo di fede e di comprensione.

La Parola vissuta è stata una forza per noi suore, che ci siamo sostenute nel ricordarci di viverla e nel comunicarci le esperienze con i momenti di difficoltà, di sospensione e di preoccupazione.

Infine, constatando la nostra fedeltà e il nostro impegno, il vescovo ci ha fatto dono di un nuovo parroco.

Ho cercato di coinvolgere tutti nei preparativi per il suo ingresso, invitando ognuno ad un atteggiamento di accoglienza. Inoltre sentivo che si doveva rimettere a fuoco in tutti una visione evangelica e per questo ho proposto una serata di preghiera ed un’altra di riflessione sul significato della presenza del parroco in una comunità cristiana.

Tutto questo ha suscitato una gara d’amore nel preparare la festa con addobbi, rinfresco, ecc. Il quartiere sembrava avere un volto nuovo.

Perseverando nell’amare il disagio, sapendo che era Lui, l’abbandonato, ora ne constatiamo i frutti. Si stanno consolidando due gruppi della Parola di vita, alcune famiglie sono state in Mariapoli. Ultimamente i figli di queste, avendo fatto un’esperienza di due giorni nella parrocchia di Vallo Torinese, colpiti dalla vita che hanno trovato in quella parrocchia, hanno chiesto di essere aiutati ad iniziare il gruppo della Parola di vita per i giovani nella nostra parrocchia.

Oggi alcune persone della comunità, quando mi incontrano, mi dicono: «Ci voleva l’esperienza dolorosa che abbiamo vissuto per irrobustire la nostra fede alla scuola del Vangelo».

Suor Maria Carmela Bianchi