Cambia il parroco, ma i collaboratori proseguono nel loro impegno

 

Fedeltà nel servire la parrocchia

di Bruno e Luisa Cuneo

Ogni cambio di parroco comporta sempre delle difficoltà. Solo l'amore mutuo può aiutare a superarle, perchè nella costruzione del Regno di Dio è meglio il meno perfetto in comunione che quello che può apparire più perfetto ma fuori della comunione.

Bruno e Luisa attualmente sono due volontari del Movimento dei focolari. Quando don Michele Costa venne nel loro quartiere di Arenelle (Cavi di Lavagna, Genova) con l’incarico da parte del vescovo di Chiavari di costruirvi la chiesa, essi non conoscevano ancora il Focolare.

Don Michele era un tipo pratico e chiese aiuto anche a loro due che si resero subito disponibili, rimanendo coinvolti per anni in tante iniziative.

Ma ascoltiamo direttamente gli interessati.

Una gita che cambiò la nostra vita

Luisa: Il giovane parroco un bel giorno organizzò una gita alla cittadella di Loppiano1. Non era una visita ad un santuario e neanche una passeggiata ricreativa al mare o ai monti. Loppiano fu l’immersione in una vita evangelica che ci lasciò contenti e stupefatti. Al ritorno egli chiese se qualcuno avesse desiderato cominciare con lui una vita secondo il Vangelo, come l’avevamo vista a Loppiano.

Bruno: Io e Luisa, insieme ad altri, dicemmo il nostro sì e da quel giorno la nostra vita è cambiata, o meglio, il nostro cuore è cambiato: tutto acquistava valore anche le piccole cose. Ci affascinava questa scoperta di Dio Amore e questo andare a Dio insieme ai fratelli.

Ci siamo subito impegnati in attività della parrocchia. Io nel Consiglio degli affari economici e poi, insieme a Luisa, nel Consiglio pastorale e anche nella catechesi. Collaboriamo alle varie iniziative, come quella di prendere un vecchio mulino in campagna e ristrutturarlo, perché anche attraverso la natura risaliamo a Colui che ne è l’autore. Molti, soprattutto giovani, vi prendono parte. È stata un’iniziativa originale, ma le sue varie tappe sono state altrettante pietre miliari per creare lo spirito di famiglia in parrocchia.

Luisa: Allo stesso tempo abbiamo continuato a partecipare agl’incontri del Movimento dei focolari – alle Giornate e alle Mariapoli – ed è maturata in noi la vocazione a diventare volontari di quest’Opera. Scopriamo in questa chiamata la possibilità di essere innestati nel carisma del Movimento per attingervi e viverne la spiritualità di comunione,  per poter poi travasarla anche nel mondo in cui operiamo. E il nostro campo era la comunità parrocchiale.

Dilaga la comunione

Insieme al parroco, con il quale ci sforziamo di avere sempre Gesù in mezzo a noi, cerchiamo di amare tutti. L’amore comincia pian piano a diffondersi fra gli abitanti del quartiere e tra i turisti che d’estate arrivano numerosi. Si cura la loro accoglienza e si organizzano feste speciali per quelli che non frequentano la chiesa.

Varie persone si uniscono a noi nel vivere lo spirito dell’unità, partecipano a incontri del Movimento parrocchiale e alle altre giornate di formazione del Movimento dei focolari. Il gruppo dei parrocchiani impegnati cresce e si sforza di suscitare l’armonia e la comunione fra tutti.

Uno dei frutti lo abbiamo costatato quando don Michele viene nominato anche parroco di Cavi: due chiese e due comunità da sempre considerate terre ben distinte e talvolta anche in opposizione. In breve tempo, per la sapiente opera del parroco e con l’appoggio di tutti noi, sono nati nuovi rapporti tra le due comunità; rapporti espressi in attuazioni concrete: un unico consiglio pastorale, un unico consiglio degli affari economici, un’unica scuola di catechismo, un unico gruppo di catechisti; anche il giornalino parrocchiale prende il nome “Camminare insieme”.

Oltre i confini della parrocchia

Bruno: Come volontari del Movimento dei focolari sentiamo anche l’apertura al sociale e per questo abbiamo aderito con entusiasmo alla proposta del parroco di accogliere dei bambini ucraini colpiti dalle radiazioni di Chernobyl. Un’esperienza forte che ha coinvolto tante famiglie, anche quelle che non frequentano abitualmente la chiesa, e che poi si è estesa ad altre parrocchie. Siamo andati  due volte in Ucraina con il parroco ed alcuni parrocchiani impegnati per conoscere quella terra e i suoi abitanti e per stringere ancora di più un’amicizia e una solidarietà che possano dar loro e ai loro figli la speranza di un futuro migliore.

Importante anche l’incontro con un pope ortodosso, padre Vladimir, e con l’arcivescovo Teodosio. Dopo aver pregato insieme per l’unità dei cristiani padre Vladimir conclude: «Verrà un giorno in cui saremo tutti l’unica Chiesa di Cristo e degli Apostoli».

Ad un certo momento il nostro parroco è stato colpito da una grave malattia. Durante la fase terminale abbiamo dato la nostra disponibilità per stargli vicino e abbiamo constatato quanto la comunità gli voleva bene: era una comunità viva e attiva.

Dopo la partenza per il Cielo di don Michele il vescovo di Chiavari, Mons Alberto Maria Carreggio, ci chiede di restare in canonica fino all’arrivo del nuovo parroco e di continuare a seguire l’amministrazione della parrocchia come avevamo fatto nel periodo della malattia del nostro parroco. Siamo un po’ sorpresi, ma l’amore per la Chiesa ci spinge a dire il nostro sì. Per le celebrazioni veniva un sacerdote da fuori.

Un momento delicato

Luisa: È arrivato il nuovo parroco e abbiamo manifestato la nostra disponibilità, ma egli ha dato una nuova impostazione alla pastorale.

Avevamo l’impressione che del passato rimanesse ben poco. Veniva quasi la voglia di abbandonare il campo, ma ci siamo detti che il nostro compito era perseverare nel servire in maniera disinteressata, seguendo le direttive del nuovo parroco. In questo ci ha sostenuto l’unità tra di noi e con tutta l’Opera di Maria. Forse mai come in quel momento abbiamo capito la grandezza e la bellezza della presenza del Risorto in mezzo a noi: «L’abbiamo toccato – come diceva Chiara in un suo scritto – e, nella pace che ci ha infuso, l’abbiamo sentito nella sua voce in fondo al cuore».

Il parroco, dopo matura riflessione, ha ritenuto opportuno sospendere gli incontri della Parola di vita nei locali della parrocchia. La nostra posizione era delicata, ma abbiamo obbedito. È stato da parte nostra un anno di silenzio, di umiltà e di pazienza, in cui abbiamo prestato disinteressatamente il nostro servizio con la fede che nulla è impossibile a Dio.

Quello che ci sembrava umanamente impossibile, infatti, è arrivato dopo quattordici mesi. Un gruppo di persone ha chiesto che facessimo l’incontro della Parola di vita in casa loro. Non volevamo, però, agire in disaccordo col parroco. Così una sera lo abbiamo interpellato. Egli è rimasto contento dicendoci che ciò che viene dal cuore è bene, e lì abbiamo sperimentato la libertà dei figli di Dio. Una fiammella della nostra spiritualità si è riaccesa nella comunità.

Questo rimanere in parrocchia, in umiltà e fedeltà ma pronti al servizio, è stata una testimonianza importante per la nostra comunità. Qualche parrocchiano che in passato aveva sempre aiutato ci diceva: «Io non ho mollato perché ho visto la vostra fedeltà». Siamo più credibili ora che un tempo.

Un grande aiuto per sapere come muoverci in parrocchia in quel frangente con lo spirito dell’unità ci è venuto dagli incontri e dalle scuole di formazione fatte dal Centro del Movimento parrocchiale, cui abbiamo partecipato. Abbiamo imparato dall’esperienza di altri parrocchiani come superare i momenti difficili che si possono attraversare nel collaborare alla vita della comunità.

Ogni volta che ci assentiamo dalla parrocchia per impegni con il Movimento dei focolari o per i nostri incontri lo comunichiamo in tempo al parroco ed egli non fa difficoltà. L’anno scorso e quest’anno mi ha chiesto di fare l’animatrice ai campi estivi di Azione Cattolica. L’ho fatto con tutto l’impegno.

Un contributo di riconoscenza

Bruno: Ultimamente ci sono stati in parrocchia due momenti un po’ speciali.

Il sindaco di Lavagna ha ritenuto doveroso, nell’aprile del 2003, intitolare la piazza davanti alla chiesa a don Michele Costa. Quel giorno, oltre le autorità e il vescovo,  più di cinquecento persone si sono riunite nella nostra chiesa.

Il 10 aprile scorso è uscito un libro su don Michele2. Il parroco desiderava farne una bella presentazione e ci ha invitati, insieme ad alcuni parroci, a preparare il programma della giornata. Erano presenti oltre quattrocento persone con tre vescovi, le autorità locali, tanti membri del Movimento parrocchiale e don Adolfo Raggio del Centro internazionale del Movimento parrocchiale, che ha fatto l’introduzione al libro. È stato davvero un inno di lode alla spiritualità di comunione vissuta e diffusa da don Michele.

Attualmente la nostra attività non si limita dentro i confini della parrocchia, ma ogni mese veniamo invitati da altri parroci, per fare l’incontro della Parola di vita nelle loro comunità.

In questi anni abbiamo contemplato il lavoro di Dio nella nostra parrocchia, vedendo fiorire in essa un brano di Chiesa viva per la presenza del Risorto.

Bruno e Luisa Cuneo

 

1)     Cf P. Parmense, Loppiano, 40 anni, in “Città Nuova” 20 (2004) pp. 10-19 (con bibliografia).

2)     Roberto Bertucci, Don Michele Costa artefice di unità, Città Nuova, Roma 2005.