Insieme per la parrocchia

Se la Chiesa tutta è semper reformanda, deve cioè continuamente rinnovarsi per essere all’altezza della sua missione nel servire nel migliore dei modi l’umanità, anche la parrocchia, quale sua articolazione territoriale, è chiamata dallo Spirito a sempre nuove trasformazioni.

Sono molteplici le circostanze e i fattori che sollecitano questo rinnovamento che in certe svolte della storia può significare un’autentica riconfigurazione della vita parrocchiale; e molteplici sono pure gli impulsi che la aiutano in questo costante attualizzarsi. Tra questi, in passato, è stato senza dubbio il contributo determinante di carismi che man mano sono fioriti nella Chiesa.

Pensiamo, ad esempio, all’apporto dei domenicani e dei francescani con la loro predicazione in un tempo nel quale non solo i parroci, ma non di rado gli stessi vescovi non erano ben preparati per questo compito.

Osserviamo ancora l’opera meravigliosa di rinnovamento operata da numerose Congregazioni religiose – per es. i cappuccini, i redentoristi, i passionisti – che si sono dedicate alle missioni popolari.

Lo stesso Concilio di Trento – che diede un enorme impulso alla vita parrocchiale, collocando in ogni comunità, anche piccola e sperduta tra i monti, un parroco – poté farlo perché grandi carismi come quello di sant’Ignazio di Loyola, san Filippo Neri, san Vincenzo de’ Paoli ed altri, formavano, ciascuno con la propria spiritualità, pastori ben preparati e influirono positivamente sulla vita nascente dei seminari.

Oggi siamo di nuovo ad una grande svolta della storia e, specie nella sempre più complessa compagine della società postmoderna, la tradizionale configurazione della parrocchia non regge più o si rivela insufficiente. Con la crescente mobilità e l’esplodere dei moderni mezzi di comunicazione, si attenuano, ad esempio, i legami territoriali e si aprono nuovi campi che richiedono di essere raggiunti dall’opera di evangelizzazione. Numerose persone, poi, si sono allontanate dalla pratica religiosa e devono essere incontrate là dove è il baricentro della loro vita. E si potrebbe ancora continuare.

Dio, però, non abbandona l’umanità e prima e dopo il Concilio ha suscitato una nuova primavera di carismi nella sua Chiesa. Molti di essi sono lanciati verso inediti campi della missione che non sono sempre riconducibili alla struttura parrocchiale e neppure a quella diocesana (si pensi ad esempio al mondo della comunicazione, all’evangelizzazione della cultura, al lavoro per la pace e la giustizia a livello mondiale, ecc.). Dall’altra parte, questa fioritura di vita spirituale e di slancio missionario offre alle comunità parrocchiali e alla vita delle diocesi potenzialità inedite che vanno sempre più scoperte e valorizzate.

In particolare, i moderni Movimenti ecclesiali non solo danno nuovo impulso alla formazione delle persone chiamate alla vita consacrata, ma curano tutte le vocazioni, anche e soprattutto quelle dei laici, rendendoli protagonisti nel portare la vita evangelica negli ambienti dove si svolge la vita ordinaria degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Cosa avverrà nelle parrocchie con la presenza di questi cristiani che hanno fatto del Vangelo la loro regola di vita?

Finora i Movimenti ecclesiali si sono spesso concentrati comprensibilmente sulla formazione dei propri membri, perché nessuno può lavorare con competenza se prima non si prepara in modo adeguato alla propria missione. E già così, anche se non si può negare qualche frizione che ha creato disorientamento, si sono rivelati una presenza preziosa e stimolante in seno al popolo di Dio.

Salvaguardando la loro caratteristica di realtà ecclesiali a servizio della Chiesa universale1, è bene che essi diano – come hanno detto ripetutamente Giovanni Paolo II e Benedetto XVI  – il loro apporto anche nel rinnovamento delle Chiese locali e delle parrocchie. Vari Movimenti già sono impegnati in questo lavoro con frutti incoraggianti.

Non si tratta di entrare nelle parrocchie per fare proselitismo o per fare concorrenza con gli altri Movimenti, ma per porsi al servizio contribuendo, ciascuno con la peculiarità del proprio carisma, alla formazione di cristiani autentici e collaborando nelle varie espressioni della vita parrocchiale.

Certamente questo compito esige modi nuovi di porsi e soprattutto una sempre più grande apertura reciproca sia da parte dei pastori che da parte dei Movimenti: bisognerà imparare a vivere la spiritualità di comunione, come ci sprona a fare la Novo millennio ineunte; ma sarà per tutti un’occasione unica per far risplendere nella Chiesa una fruttuosa complementarietà tra dimensione istituzionale e dimensione carismatica.

Con questo numero di Gen’s, attingendo ad un Convegno di 1.500 membri del Movimento dei focolari che lavorano per le parrocchie (Castelgandolfo, 2-5 giugno 2005), vorremmo offrire un campionario significativo di ciò che essi stanno cercando di attuare in questo ambito.

Enrico Pepe

 

1)     Cf J. Ratzinger, I Movimenti ecclesiali e la loro collocazione teologica, in: Pontificium consilium pro laicis, I Movimenti nella Chiesa, Città del Vaticano 1999, pp. 45-46.