L’Eucaristia e l’unità

 

Il sacrificio eucaristico, prima di chiamarsi messa, s’era chiamato in latino anche collecta, in greco sinassi, e cioè raduno. È difatti un’offerta collettiva, un atto comunitario, che da solo – se compiuto coscientemente – ricrea la coscienza comunitaria, con i doveri di solidarietà e fraternità. Convoca e vivifica quell’assemblea perfetta, che è la Chiesa. In essa si annullano gli egoismi, i particolarismi, mentre la personalità dei singoli si potenzia integrandosi nella realtà umano-divina del popolo sacerdotale.

In questa società, che potremmo dire eucaristica, non vi è né greco né giudeo, non servo né padrone: scompaiono le differenze del denaro, della casta, della classe; e, secondo San Giacomo (2, 2), non si fa accettazione di persone, anche se doviziose, con anelli al dito. Non ci sono stranieri: ma concittadini dei santi, familiari nella casa di Dio. (…)

Gesù istituì l’Eucaristia e insegnò il comandamento nuovo. Quella fu la prova di questo; questo fu la norma di quella.

Nel discorso disse: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace; ve la do, non come la dà il mondo» (Gv 14, 27).

E pregò il Padre per i suoi: « Custodiscili, affinché siano uno come noi... Che tutti siano uno; come tu sei in me, Padre, e io in Te, siano anch’essi uno, affinché il mondo creda... Io in essi, Tu in me» (Gv 17, 11. 23).

L’amore sta nel farsi uno con la persona amata: farsi uno con Dio in cielo, attraverso quella sua rappresentanza, che è il fratello in terra. E l’Eucaristia – carità fatta mistero vivo e sacrificio – ci fa tutti uno: ci fa tutti Cristo, e realizza così, di colpo, il piano di Dio, che vuole questo ritorno dal molteplice all’uno, dall’umano al divino: questa contropartita dell’Incarnazione. (...)

«Come questo pane spezzato era sparso sui colli e, raccolto, è divenuto uno, così si raccolga la tua Chiesa dagli estremi della terra nel tuo regno». Così pregava l’antica comunità dei fedeli considerandosi quasi ostia consacrata, di cui ogni cristiano è un frammento e ogni frammento è Cristo intero. (...)

Realizzata sul piano soprannaturale, questa unità agisce anche sul piano naturale, dove genera solidarietà e concordia, comprensione e compassione. Combatte l’odio, che è morte: l’odio che è divisione. Come dicevano i Padri ellenici della Chiesa, il peccato è divisione. (...)

«E poiché siamo uniti d’animo e di spirito, non esitiamo a mettere in comune i nostri beni (...)». Queste parole del grande polemista africano accennano a uno dei più rivoluzionari risultati della comunione eucaristica.

La comunione mette in comune l’anima dell’uomo con Cristo e con gli altri fedeli: e fa di tutti uno con Cristo.

Igino Giordani

 

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Da: “Valore sociale dell’Eucaristia”, in AA.VV., L’Eucaristia, Desclée & C., Roma 1957.