Rendere visibile la presenza del Risorto nella Chiesa

2 – L'esperienza dei primi tempi dei Focolari

 

Gesù in mezzo a noi

Di Chiara Lubich

 

Proseguiamo qui la pubblicazione della meditazione sulla presenza di Cristo tra coloro che sono uniti nel suo nome, che è stata proposta a un gruppo di vescovi di varie Chiese ad Istanbul nello scorso novembre. Se nella prima parte si è approfondita la rilevanza ecclesiologica di tale presenza (cf “Gen’s” 2/2005, pp. 36-39), in questa seconda si rievoca la forza travolgente e il fascino con cui se n’è fatta esperienza agli esordi del Movimento dei focolari. I titoletti inseriti nel testo sono della redazione.

Ma passiamo ora alla seconda parte di questo tema.

Se, nella prima, come ho detto, ho cercato – come sono stata capace – di approfondire “Gesù in mezzo” nella sua dimensione teologica ed ecclesiologica, in questa vorrei farlo nella sua dimensione carismatica – che è tutt’altra cosa – dato che la nostra “spiritualità dell’unità” è ed è vista dalla Chiesa come dono di Dio.

Per far ciò mi varrò dei primissimi scritti che possediamo, e cioè di alcune fra le lettere che scrivevo a persone varie. Come esempio ne riporto qui tre.

L’unità: è Gesù fra noi

Questa del 1948 è diretta a dei “Fratelli carissimi in Gesù”. È una lettera forte, adamantina.

Vi è la descrizione dell’unità come realtà soprannaturale: la grandissima scoperta della presenza di Gesù nell’unità. Ora, dopo la prima parte del presente tema, affermeremmo: di quel Gesù che dona alla Chiesa e ad ogni altra, anche piccola comunità, il volto di Cristo.

È un brano di natura mistica, direi: una riprova che la nostra è una via ascetica e mistica insieme: ascetica perché domanda il nostro sforzo; mistica perché arriva pure il suggello del Cielo. La lettera afferma: Gesù è una realtà così forte che si vede, si sente, si gode; che tocca i sensi dell’anima, anche se sempre ineffabile.

Ecco la lettera:

«L’unità!      
Ma chi potrà azzardarsi di parlare di lei?          
È ineffabile come Dio!           
Si sente, si vede, si gode… ma è ineffabile!     
Tutti godono della sua presenza,         
tutti soffrono della sua assenza.          
È pace, gaudio, amore, ardore,           
clima di eroismo, di somma generosità.           
È Gesù fra noi!         
Gesù fra noi!            
Vivere per averLo sempre con noi!     
Per crearLo  
[è un modo di dire: ‘generarlo’ – come dice Paolo VI – con il reciproco amore], per crearLo sempre fra noi,        
per portarLo nel mondo ignaro           
della sua pace,          
per avere in noi la sua Luce!  
La sua Luce! …        
Vorrei parlarvi e non so parlarvi.        
Il cuore parla con la sua voce che è amore       .
La mente contempla,
sazia della bellezza!».

 

E qui la lettera continua con l’incoraggiamento ad averlo sempre fra noi, costasse pure l’abbandono più crudo. E lo si vede come la salvezza del mondo. «Confidate – ha detto Gesù – ho vinto il mondo» (cf Gv 16, 33). Perché Egli è onnipotente.

 

«Vorrei che tutto il mondo crollasse, ma che Lui sempre rimanesse fra noi, fra noi uniti nel suo Nome, perché morti al nostro.

Fratelli, Iddio ci ha dato un ideale che sarà la salvezza del mondo! Restiamogli fedeli, costi quel che costi anche se un giorno dovessimo gridare con l’anima in fiamma per infinito dolore: “Dio mio, Dio mio, perché anche Tu mi hai abbandonato?”.

E avanti! Non con la nostra forza, meschina e debole, ma con l’onnipotenza dell’Unità.

Ho constatato, toccato con mano che il Dio fra noi compie l’impossibile: il miracolo!».

 

E si afferma, con certezza carismatica, che se noi saremo uno, tutti lo saranno.

Ma occorre saper perdere tutto, saper non essere noi stessi perché Dio viva in noi attraverso l’amore ai fratelli.

 

«Se noi resteremo fedeli alla nostra consegna, il mondo vedrà l’Unità e con essa la pienezza del Regno di Dio. Tutti saranno Uno, se noi saremo Uno!

E non temete di cedere tutto all’Unità; senza amare – senza misura –, senza perdere il giudizio proprio; senza perdere la propria volontà, i propri desideri, non saremo mai Uno!

Sapiente è chi muore per lasciar vivere in sé Dio!

E l’Unità è la palestra di questi lottatori della vita vera contro la vita falsa.

L’Unità innanzi tutto! In tutto! Dopo tutto! Poco contano le discussioni, le questioni anche più sante, se non diamo vita a Gesù fra noi, amandoci tanto da donarci tutto».

Prima di tutto l’unità

Sempre nel 1948, in una lettera diretta a quattro giovani religiosi francescani conosciuti e già in unità, si è coscienti di che cosa sia l’unità, e la si vorrebbe dare a tutti. Siamo, dunque, nella “novità” spiegata nella prima parte del tema, dove si dice che “Gesù in mezzo” lo si ebbe senz’altro nella storia passata in comunità, in assemblee liturgiche… Ma che ora si ha la spinta a portarlo a tutti.

Inoltre, qui c’è un collegamento esplicito fra l’unità e Gesù abbandonato a cui si sente di doversi donare abbracciando il dolore.

Dice la lettera:

«La felicità che noi proviamo nell’Unità che ci hai donato, morendo, la vogliamo dare a tutte le anime che sfioreranno le nostre!  Noi non possiamo tenerla solo per noi giacché molti, molti hanno fame e sete di questa piena pace, di questo gaudio infinito!

Usa di noi, squarcia il nostro cuore, (…) tutti noi stessi perché Tu solo viva in noi! Nulla temiamo. Tutto attendiamo, tutti i dolori (…).

Abbiamo scelto per nostro tutto Te sulla Croce, nel massimo abbandono e ci dai il Paradiso in terra.

Sei Dio, Dio, Dio».

E la lunga lettera conclude con questi pensieri: dobbiamo anteporre a tutto l’unità, l’unità è santità, è il trionfo della carità, è pienezza di gioia, è sicura testimonianza per molte altre persone. Occorre puntare a trasformare anzitutto l’ambiente in cui viviamo.

 

«Quindi: ANTE OMNIA – prima di tutto – (anche se in questo tutto ci fossero le cose più belle, le più sacre, come la preghiera) SIANO UNO! Allora non saranno più loro ad agire, a pregare, … ma sempre Gesù in loro!

L’Unità è la palestra della santità. È il trionfo della carità. È Paradiso raggiunto, anche se siamo sempre sulla terra e quindi “in militia” (cioè militanti) per mantenerci uno e per consumare altre anime in uno! (…)

Muoiano, muoiano completamente nel Gesù fra loro!  (…)

Come ogni oggetto che passa accanto ad un risucchio del mare o d’un lago è irreparabilmente trascinato nel vortice (il risucchio è formato dall’incontro di due correnti!... non è anche questo il simbolo dell’unità?) così ogni anima che incontra Gesù (il Gesù fra noi) sarà irreparabilmente perduta nel suo Amore.

Auguro loro che il Gesù fra loro tenda le reti (…) e quotidianamente la pesca sia miracolosa!».

Gesù in mezzo converte

Già nel 1949 si realizza quanto previsto: il fuoco divampa! Sarebbe la conferma che anche la diffusione del nostro Movimento, avvenuta in seguito su tutto il pianeta, è stata frutto di Gesù in mezzo a noi.

Nella lettera indirizzata ad un sacerdote, fratello carissimo in Gesù, si sente il nostro apostolato come una missione e si applica anche a noi quanto Gesù ha detto ai suoi apostoli: «Come il Padre ha mandato me…», che darebbe ragione alla “nuova evangelizzazione” di Giovanni Paolo II. Infatti, egli afferma che essa ha nuovi “metodi”: è opera non solo di pochi missionari, ma del popolo di Dio intero.

E, per questa missione, Gesù ci santifica nella verità e cioè nella Parola di vita che, vissuta, ha potere di liberarci da noi stessi ed unirci fra noi. Si dice pure il modo di unirsi: comunicarsi tutto, specie i beni spirituali. La lettera invita a guardare lontano nella certezza che tutta la città sarà conquistata, se vi sarà l’unità. Perché Gesù in mezzo converte. Domanda di usare tutti i mezzi per la gloria di Dio. Nella splendida finale si afferma che, se è Gesù in mezzo che darà gloria a Dio, certo che la gloria sarà grande.

 

Ecco quanto scrivo:

«La Parola di Vita è il nostro tesoro nascosto: quella che ci monda e ci consuma in uno con Gesù e fra noi.  E quel vincolo nessuno lo spezzerà.

Dica alle persone della sua città che siamo loro unite più di quanto possano pensare: che si consumino in uno, comunicandosi l’un l’altra tutti i tesori che posseggono specie quelli spirituali, onde sia Gesù in mezzo ad esse che si santifica e che guardino pur lontano a tutta la città, ché tutta sarà conquistata dal Gesù fra loro, se saranno unite.

Gesù fra le anime fa miracoli: le conversioni a Dio sono all’ordine del giorno e le rivoluzioni dei cuori sempre più frequenti: è l’onda infuocata della Carità che travolge; è la Luce di Gesù.

L’importante è che stiamo uniti e ci comunichiamo al massimo tutto: sia attraverso il telefono senza fili che è la Comunione dei Santi, sia attraverso tutti i mezzi esterni che Iddio mette a nostra disposizione: che le nostre lettere (ad es.) portino l’avanzare della Fiamma e Gesù abbia nel mondo tutta la Gloria. Ma, se è Egli fra noi che la dà a Se stesso, certo che sarà grande (…)».

Tutto qui.

Il Signore ci dia di vivere in modo tale che Egli sia sempre in mezzo a noi. È il perché del Movimento, è la più grande ricchezza per tutti noi cristiani.

Chiara Lubich