Alla riscoperta del rosario

Facciamo scempio di un pezzo d’arte che non lo meriterebbe. Ma è anche vero che di un capolavoro, un semplice taglio particolare, piccolo o grande che sia, può mettere in risalto l’insieme suscitando la voglia di non farselo scappare.

Certo è penoso anche solo mettere per scritto un trittico dalla vivacissima tavolozza di colori e contenuti, ma per lo meno stuzzicherà la voglia di immergersi negli Atti in veste artistico-fotografica di prossima pubblicazione da Città Nuova.

Stiamo parlando del Congresso mariano internazionale che si è svolto dal 28 al 30 aprile scorso al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo: tre giorni di immersione in un evento che, mentre sembrava a molti storicamente sorpassato, non solo ne ha esaltato la storia ma ha saputo trasmettere il bisogno quasi vitale di farlo rinascere. L’evento ha riguardato la recita del rosario, fatto risorgere appunto dall’anima artistica e mariana di Giovanni Paolo II.

Tre giorni, dunque, commissionati, si può dire, proprio da lui, il Papa, quando, il 16 ottobre scorso, ha scritto a Chiara Lubich che affidava idealmente al Movimento dei focolari il compito di cooperare a metterlo in luce e divulgarlo. E Chiara nel Congresso metterà in rilievo come proprio sotto i bombardamenti dell’ultima guerra mondiale, mentre «bocconi a terra, coperta di polvere densa come l’aria… calma e piena di pace», avvertì di aver provato un profondo dolore nell’anima mentre era in pericolo di vita: «quello di non poter più recitare l’Ave Maria». E capì che l’Ave Maria avrebbe dovuto essere fatta «di persone vive, di persone che, quasi altre piccole Maria, dessero al mondo l’ Amore».

Un rapido sguardo al programma svolto nei tre giorni del Congresso, vero inno alla “tutta Bella”, impreziosito da musiche, danze, preghiere tratte dalla tradizione delle diverse culture e popoli.

La Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae è stata commentata in tre riprese all’inizio di ogni giornata rispettivamente dai professori Piero Coda, Alba Sgariglia e Jesús Castellano. L’arcivescovo Domenico Sorrentino, delegato pontificio del Santuario di Pompei, ha illustrato magistralmente la storia del rosario. Chiara Lubich ha quindi presentato “il rosario vivo”, cioè cosa è stata ed è Maria nel Movimento dei focolari. Don Pasquale Foresi, confondatore dei focolari, è intervenuto con una personale testimonianza su Maria ed il rosario.

Sono seguiti nei vari giorni i commenti ai cinque “misteri della luce”, ognuno accompagnato da brani artistici e da esperienze di giovani, di famiglie, di religiose e religiosi, di sacerdoti, di uomini politici, tutte incastonate nel contesto della società odierna.

Il prof. Tommaso Sorgi, con rapidi tocchi, ha mostrato come l’influsso di “Maria nella storia dei popoli” non si è fermato nel campo puramente religioso, ma ha toccato i problemi vitali dell’umanità.

In una tavola rotonda vari Movimenti ecclesiali – Rinnovamento carismatico, Cursillos, Regnum Christi, Schönstatt – hanno fatto vedere come Maria sia sempre presente e agisca nelle loro comunità, mentre il prof. Andrea Riccardi è intervenuto su “Maria donna della pace”.

In un’altra tavola rotonda hanno parlato cristiani di altre Chiese, dicendo la loro gratitudine per la Lettera apostolica del Papa, che ha messo in luce la centralità cristologica della preghiera del rosario. E si è visto come la Madre di Gesù, ricompresa alla luce della Scrittura e della tradizione delle varie Comunità cristiane, possa diventare una porta alla piena comunione fra le Chiese.

Non è mancata la voce del mondo ebraico, indù e musulmano. Una nota artista ebrea, Miriam Meghnagi, è intervenuta con una toccante canzone nella lingua di Maria. «Ritengo – ha detto – che Maria, donna ebrea, appartenga a tutti, per il suo valore universale».

Per i musulmani ha parlato la dottoressa Shahrzad Hushmand, che dopo aver presentato la figura di Maria nel Corano, ha concluso con questa citazione: «O Maria! In verità Dio t’ha prescelta, t’ha purificata e t’ha eletta su tutte le donne del creato» (Corano 3, 42).

Il mondo indù era presente attraverso un bellissimo quadro dell’artista Kalai Chelvan, che rappresenta Maria col bambino Gesù. Era stato offerto in dono a Chiara Lubich nel suo ultimo viaggio in India dal dott. K.Vanavarayar.

In conclusione del Congresso, Graziella de Luca ha ricordato, come ancora negli anni ’50 il Movimento dei focolari aveva sentito la chiamata di rivivere Maria, aprendo - come si era espressa allora Chiara - «braccia e cuori all’umanità che ha sete del suo Dio e della Madre di Lui». Mentre il prof. Giuseppe Zanghì ha affermato: «Maria è stata la vera protagonista di questo nostro stare insieme. E l’amore che ella ha acceso nei nostri cuori, è la realtà che vuole comunicare come la cifra culturale del millennio appena iniziato».

I pochi contributi di questo appassionante evento che qui offriamo sono evidentemente scelti in funzione della natura della nostra rivista. Non si tratta del fior fiore dei temi trattati, e forse non possono neppure offrire uno squarcio adeguato della bellezza e varietà dei pezzi teologico-spirituali-artistici (e quale arte!) che si sono susseguiti per tre giorni. C’è solo da registrare che se i presenti non hanno potuto superare per ragioni logistiche le 1600 unità, soltanto la sera del primo giorno erano già piovuti da tutto il globo (grazie a tre emittenti che raggiungevano quell’ampiezza) oltre settemila messaggi via e-mail, messaggi entusiastici, commossi e plaudenti, provenienti non solo dal mondo cattolico.

Anche il Papa era ben rappresentato dal suo Segretario di Stato, il cardinal Angelo Sodano che, intervenendo nella giornata di chiusura, ha presieduto l’Eucaristia, come del resto avevano fatto il cardinal Miloslav Vlk di Praga, il cardinal Silvano Piovanelli di Firenze, monsignor Stanislaw Rylko del Consiglio per i laici e monsignor Vincenzo Paglia di Terni.

Un vero canto a Maria, da tutta la Chiesa, da tutte le Chiese, anche da ebrei, musulmani e induisti. Ne parleranno, appunto, gli Atti, di prossima publicazione.

S. C.