Babele o Pentecoste?

 

Sono andato a visitare una mostra storica sulle comunicazioni che, partendo dalla selce su cui sono state impresse le prime scritture della civiltà sumerica, arrivava fino al silicio col quale sono fatti i microchip dei nostri computer. Sono rimasto stupito nel constatare che l’umanità per lunghi millenni ha usato sempre gli stessi mezzi per trasmettere messaggi: l’urlo della voce umana, il rullo dei tamburi, i segnali luminosi come il fuoco e quindi il fumo, oppure l’invio di corrieri a piedi e a cavallo per portare messaggi orali o scritti. Dobbiamo arrivare alle scoperte del telefono, della radio e della televisione per assistere ad un’impennata in questo campo, negli ultimi cento anni.

Oggi la comunicazione via internet ha quasi annullato del tutto le distanze di luogo e di tempo. Si calcola che entro il 2005 almeno 940 milioni di utenti avranno accesso a questo mezzo, mentre solo l’anno passato sono state spedite oltre 640 miliardi di e-mail.

Tutti questi mezzi – che hanno fatto della popolazione della terra praticamente “un solo villaggio”, per usare la nota espressione di McLuhan – possono contribuire a realizzare l’unità della famiglia umana, ma possono anche essere usati per «sfruttare, manipolare, dominare e corrompere»1 le persone, seminando tra i popoli la discordia.

Giustamente Giovanni Paolo II ha paragonato la storia delle comunicazioni ad un lungo viaggio che può condurre l’umanità «dall’orgoglioso progetto di Babele, con la sua carica di confusione e di mutua incomprensione, fino alla Pentecoste e al dono delle lingue»2. E ultimamente, parlando ad un gruppo proveniente dagli Stati Uniti, ha aggiunto: «Lo sviluppo di internet in questi ultimi anni offre un’opportunità senza precedenti di ampliare la portata dell’opera missionaria della Chiesa, poiché esso è divenuto la fonte principale di informazione e di comunicazione per così tanti contemporanei, specialmente giovani»3.

Vorremmo che tutte le persone di buona volontà si unissero per utilizzare al meglio le potenzialità e la forza innovativa della “rete telematica” per costruire insieme la fratellanza universale, perché solo così si potrà attuare uno sviluppo integrale dei popoli nel segno della giustizia e della solidarietà.

Ovviamente per contribuire efficacemente al raggiungimento di simili mete, dobbiamo prima costruire la comunione nei nostri ambienti, perché questi stupendi mezzi moderni sono sempre e solo strumenti; essi possono veicolare soltanto la realtà che noi siamo e viviamo.

Enrico Pepe

1)  Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, Etica in internet, n. 1, 22.2.2002.

2)  Cf cit. in Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, La Chiesa e internet, n. 2, 22.2.2002.

3)  Discorso ai direttori delle Pontificie Opere Missionarie degli Stati Uniti del Nord America, 21.2.2003.