Dall’Irlanda, esperienze ecumeniche vissute nelle più svariate situazioni

 

Dialogo a tutti i livelli

a cura di Michael O’Kelly

 

Un gruppo di sacerdoti irlandesi, impegnati nel vivere la spiritualità dell’unità, sta portando avanti l’ecumenismo nella propria terra muovendosi con semplicità e sapienza tra le difficoltà dell’ambiente. Abbiamo chiesto di raccontarci alcuni tratti della loro esperienza, sotto forma di tavola rotonda.

La situazione

Michael O’Kelly: Nel Sud del nostro Paese gli abitanti sono 3.900.000, di cui il 95% cattolici e il 3,5% anglicani e protestanti; nel Nord invece sono 1.600.000, dei quali il 54% protestanti e anglicani e il 41% cattolici. Come si sa, da noi il dialogo ecumenico è complesso. Spesso nei giornali si parla di lotta fra “cattolici” e “protestanti”. Anche se sarebbe più giusto non usare queste etichette religiose, perché i veri motivi del travaglio sono storici, culturali e politici, nondimeno non possiamo negare la tragedia di forte tensione che stiamo vivendo.

Ci siamo trovati impegnati nel dialogo ecumenico così urgente nel nostro Paese, sia perché è un’esigenza della Chiesa di oggi, sia perché spinti dal carisma dell’unità che cerchiamo di vivere.

Lavorando come segretario del cardinale di Dublino vedo quanto è importante l’impegno in questo dialogo. Vorremmo parlarne. Cominciamo con Thomas Norris, docente di teologia alla Pontificia Università di Maynooth, da anni impegnato ufficialmente nel dialogo ecumenico.

Thomas Norris: Sì, da diversi anni, infatti, svolgo il ruolo di segretario della parte cattolica dell’Irish Inter-Church Meeting (Chiese in Irlanda si incontrano), al quale prendono parte cattolici, anglicani, presbiteriani, metodisti, luterani, ortodossi greci, ortodossi russi, ortodossi rumeni, la Chiesa morava, l’Esercito della salvezza. È il forum ufficiale di dialogo fra i responsabili e i rappresentanti delle Chiese e Comunità ecclesiali. Oltre agli incontri regolari, ci sono due uffici: uno per questioni dottrinali di cui faccio parte e l’altro per questioni sociali.

Cercando di vivere la spiritualità di comunione, in particolare quell’arte dell’amare appresa nel Movimento dei focolari, mi impegno nel trovare le varie opportunità per far crescere il “dialogo della vita” fra tutti. Anche i piccoli gesti sono importanti, come per esempio, mandare a Natale un regalo al segretario della parte protestante o una cartolina dalle vacanze estive. Ci sono, ovviamente, momenti di tensione, come nell’elaborare qualche anno fa un documento sulla mentalità settaria. È stato un travaglio dialogare su cose non facili per noi. Ho cercato di vedere sempre nelle difficoltà, nella mancanza di comprensione reciproca, nel sospetto, i vari volti di Gesù abbandonato che ha preso su di sè tutte le divisioni dell’umanità.

Da qualche tempo anche un altro sacerdote del focolare, Brendan, è stato nominato membro dell’Inter-Church Meeting.

Un impegno portato avanti insieme

Brendan Leahy: Entrare in questo forum è stata per me una bella esperienza. Mi sono subito trovato con Thomas Norris e ci siamo impegnati a vivere solo l’amore con tutti. Sono quasi tre anni che lavoriamo insieme con questo spirito. Alle volte si tratta di un semplice sostegno alla preparazione dei nostri compiti; altre volte ci sono opportunità per collaborare nell’elaborazione di un testo. Due anni fa abbiamo potuto svolgere insieme diversi compiti affidatici dai vescovi.

Thomas Norris: L’anno scorso questo forum ha tenuto una giornata di dialogo sull’accordo firmato in Germania sulla giustificazione. Dovevano intervenire il vescovo Hans Knuth della Germania per la parte luterana ed io per la parte cattolica. Ho preparato insieme con Brendan la traccia del mio intervento. Abbiamo avuto l’idea – frutto, credo, della presenza del Risorto fra noi (cf Mt 18, 20) – di mettere in dialogo l’esperienza di una carismatica cattolica, Teresa di Lisieux, e quella di un riformatore, Martin Lutero, per far vedere quanto ambedue hanno in comune. Il tema ha suscitato una grande eco anche dalla parte protestante. Per alcuni è stata una scoperta di questa dottoressa della Chiesa cattolica. Qualche mese dopo, infatti, uno di loro, di una Chiesa libera evangelica, mi comunicava di aver tenuto una conferenza a Parigi utilizzando questo mio intervento.

Ho avuto anche l’opportunità di partecipare al cammino della Charta Oecumenica. Come rappresentante dei vescovi cattolici del mio Paese ho preso parte alla prima consultazione sull’accoglienza della stessa in un incontro tenuto nella cittadella ecumenica del Movimento dei focolari ad Ottmaring, in Germania, nel settembre scorso. Lì ho visto quanto la testimonianza di un ecumenismo vissuto nel “dialogo della vita”, abbia contribuito nel dare un’anima a questo incontro di rappresentanti delle varie Chiese.

In seguito ho avuto occasione di presentare diverse volte questo documento al forum irlandese delle Chiese.

Michael O’Kelly: Al di là di questo dialogo ufficiale nel forum, ci sono anche altre esperienze interessanti, per esempio, nell’insegnamento.

Brendan Leahy: All’Istituto Mater Dei dell’Università della Città di Dublino (Dublin City University), dove insegno, offro corsi sull’ecumenismo al primo e al secondo ciclo. Cerco di coinvolgere professori di altre tradizioni come anglicani, presbiteriani, metodisti. Insegno anche all’Irish School of Ecumenics che è molto stimata anche a livello internazionale per il suo impegno ecumenico.

Nell’Irlanda del Nord

Qui voglio raccontare un’esperienza che mi sembra frutto di un’unità vissuta più che organizzata. Da diversi anni aiutavo nella preparazione di una giornata di studio fra studenti di teologia di diverse Chiese. Lavoravo assieme al preside del collegio metodista di Belfast, il rev. dott. Dennis Cooke. Fra noi c’era un bel rapporto. Avevo potuto condividere con lui la mia scoperta del carisma d’unità e della Parola di Vita mensile che cerco di vivere.

Ad un certo punto è nata l’idea di cercare di coinvolgere i nostri due collegi nell’insegnamento comune di un baccalaureato in teologia. Per dirlo in breve, ora il progetto è in atto e vi prende parte una quarantina di studenti del collegio metodista della Queen’s University di Belfast, e membri delle principali Chiese. Ogni materia è insegnata sia dai protestanti che dai cattolici. Vado a Belfast una volta la settimana in periodi diversi. Oltre alla grande gioia che sperimentiamo, arrivano tanti echi positivi. Spesso nei raduni ecumenici si fa riferimento a questa esperienza.

Michael O’Kelly: Anche il primo ministro del nostro governo ha notato questo fatto.

Brendan Leahy: Recentemente, mentre faceva visita all’istituto dove insegno, si è realizzato un collegamento via satellite con la Queen’s University di Belfast, ove Sir George Bain, il vice cancelliere dell’università e il rev. Dennis Cooke hanno seguito la visita. I due professori hanno parlato con grande entusiasmo del significato di questo progetto, che va oltre le comunità confessionali e oltre le frontiere che esistono in Irlanda. È stato un momento molto caloroso, specialmente quando il rev. Cooke ha invitato il primo ministro a visitare il collegio metodista di Belfast.

Thomas Norris: Un’esperienza del genere in Irlanda del Nord non è per niente scontata! Ma ormai ci sono diversi semi di nuova vita che fanno ben sperare. Anche qui operano diversi membri del Movimento dei focolari e spesso, quando mi tocca predicare in un servizio ecumenico, per esempio durante la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, cito le loro esperienze come espressione del “dialogo della vita”.

Brendan Leahy: Vi sono esperienze ecumeniche vissute da tanti nell’Irlanda del Nord. Quest’estate durante l’incontro annuale del Movimento dei focolari chiamato Mariapoli, proprio qualche giorno prima del 12 luglio (anniversario della vittoria del re Gugliemo in una battaglia nel 1690, celebrato ogni anno con molta tensione e a volte scontri fra “cattolici” e “protestanti”), Sandra Rutherford – una presbiteriana della Fitzroy Avenue Church, molto impegnata in diverse iniziative per la pace in Irlanda del Nord – ha raccontato la sua esperienza, accolta da tutti come un vero dono, un segno di speranza.

In questa occasione lei aveva incontrato i ragazzi per l’unità del Movimento dei focolari, appena ritornati dal loro congresso mondiale a Roma, e li ha invitati ad incontrare i ragazzi della sua Chiesa di Fitzroy. Infatti ad ottobre una ventina di loro si sono recati a Belfast a visitare la comunità presbiteriana, dando la propria testimonianza nella domenica del Harvest Festival, una festa molto importante.

All’università e in parrocchia

Michael O’Kelly: Certo, l’ecumenismo non si svolge solo nel Nord. John, un altro  sacerdote del nostro focolare, è cappellano del University College, la più grande università di Dublino.

John Mc Nerney: Oltre ai cattolici ci sono diversi studenti anglicani e protestanti in questa università ed ho stabilito contatti molto vivi con i cappellani delle altre Chiese. L’anno scorso il capellano anglicano ed io ci siamo dati appuntamento una volta la settimana alla mensa degli studenti. È stata una piccola ma significativa testimonianza per tutti. Forse come frutto di questo piccolo gesto, alla fine dell’anno gli studenti stessi hanno chiesto se non potevamo fare con loro un servizio ecumenico di preghiera. Uno dei musicisti che hanno animato il servizio, di solito suona all’Orange Hall, un locale protestante dove rarissimamente si trova qualche cattolico.

Michael O’Kelly: Anche in parrocchia capita di celebrare qualche matrimonio fra un cattolico e una protestante e viceversa. Diversamente da alcuni anni fa, non si pretende che il partner cambi la Chiesa, però ogni tanto succede, e questo esige da noi una maggiore delicatezza e attenzione nell’amore.

Nelle occasioni più impensate

Michael O’Kelly: Anche partendo dalle circostanze più semplici si può avviare un dialogo ecumenico, come è avvenuto con Brendan Purcell.

Brendan Purcell: Ero stato invitato al battesimo di una ragazza nella Chiesa battista. Lì ho conosciuto un ministro di questa Chiesa di nome George, di nazionalità scozzese. Egli desiderava assistere il giorno seguente ad una partita di calcio, ma non aveva il biglietto. Sono riuscito ad ottenerlo e siamo andati insieme allo stadio.

In seguito mi ha invitato a casa sua ed è iniziato un bel colloquio fra noi sull’ecumenismo. Voleva sapere la nostra dottrina sulla Chiesa, i sacramenti, Maria, ecc. Conoscendo la sua sensibilità, gli ho risposto in termini paradossali, che gli sono stati molto di luce: «Per noi cattolici solo Dio è tutto. Ma poi crediamo che Dio, essendo Amore, per amore ci ha donato la Chiesa, i sacramenti, Maria, il Papa...».

Sono passati alcuni anni. Recentemente, dopo aver ascoltato una mia intervista alla radio, mi ha mandato un messaggio per posta elettronica, dicendomi che vuol riprendere i contatti per continuare il dialogo e rafforzare l’amicizia.

Michael O’Kelly: A dire il vero noi non avevamo programmato attività ecumeniche ma, lasciandoci guidare da Dio e cercando di darGli la possibilità di vivere in noi e fra noi, con piacevole sorpresa vediamo che ci ha aperto tante strade in questo campo.

a cura di Michael O’Kelly