Chiara Lubich in visita al Consiglio ecumenico delle Chiese 
Dichiarazione congiunta con il dott. Konrad Raiser

 

Una spiritualità per la comunione fra le Chiese

a cura di Hubertus Blaumeiser

 

Per invito del segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, dott. Konrad Raiser, Chiara Lubich il 28 ottobre 2002 ha reso visita a questo organismo, espressione di spicco del Movimento ecumenico, con sede a Ginevra, che rappresenta 400 milioni di cristiani appartenenti a 342 Chiese e Comunità ecclesiali. Sullo sfondo delle sfide con cui sono attualmente alle prese il cammino ecumenico in generale e il Consiglio ecumenico in particolare, l’incontro ha messo in luce la speranza che può venire da una spiritualità dell’unità che ponga al centro il mistero del Cristo crocifisso e quindi un amore che sappia assumere e trasformare in positivo le conseguenze delle secolari rotture fra i cristiani. Ne parla, fra l’altro, la riflessione congiunta rilasciata a conclusione della giornata da Chiara Lubich e dal dott. Konrad Raiser1.

«Vi scriviamo con un senso di profonda gratitudine per la nuova fiducia che si è fatta largo nei nostri cuori oggi, qui al Consiglio ecumenico della Chiese (CEC) che ha per compito di lavorare per l’unità dei cristiani. I nostri incontri e le nostre conversazioni ci hanno aperto nuovi orizzonti e ci permettono di guardare con maggiore serenità al futuro». Con queste parole inizia il Messaggio congiunto che il dott. Konrad Raiser, a nome del Consiglio ecumenico delle Chiese, e Chiara Lubich, a nome del Movimento dei focolari, hanno rilasciato a conclusione della giornata che si era svolta il 28 ottobre scorso nella sede del prestigioso organismo ecumenico a Ginevra. «Siamo convinti – prosegue il testo, con riferimento alla diffusa percezione di una stagnazione dell’ecumenismo – di aver trovato, con l’aiuto del Signore e attraverso una spiritualità da vivere che possiamo chiamare una “spiritualità dell’unità” che porta alla “conversione del cuore”, una nuova speranza per il nostro comune viaggio ecumenico». Al centro di questa prospettiva si colloca – afferma ancora il testo – l’esempio del Cristo pasquale: «Questa spiritualità ci chiede di svuotarci di noi stessi, così come fece il Cristo (Fil 2, 7). (…) Sarà Lui ad aiutarci ad amare la Chiesa altrui come la propria, premessa indispensabile all’unità visibile».

Nell’ambito dell’annuale
«Settimana d’incontri»

La visita di Chiara Lubich, che era accompagnata da vari dirigenti del Movimento dei focolari fra cui i responsabili del Centro “Uno” di Roma, coincideva con l’annuale “Settimana di incontri” durante la quale i collaboratori del Consiglio sono tutti in sede. A scegliere quest’occasione era stato lo stesso segretario generale il quale, convinto del “vitale contributo al Movimento ecumenico” che può venire dalla spiritualità che promuove la fondatrice del Focolare, desiderava che lei ne parlasse in apertura della Settimana. Per coincidenza, negli stessi giorni, non lontano da Ginevra si svolgeva l’annuale Convegno ecumenico di vescovi amici del Movimento dei focolari, i cui 29 partecipanti hanno colto l’occasione per assistere anch’essi alla giornata del 28 ottobre.

L’incontro è iniziato nella suggestiva cappella del Consiglio, con un servizio ecumenico durante il quale, dopo le cordiali espressioni di benvenuto del segretario generale, sono risuonate, come una sfida ed allo stesso tempo come promessa, le parole di Paolo ai Corinzi: «Voi siete il corpo di Cristo e ciascuno, per parte sua, membra di esso» (1Cor 12, 27). Dopo un canto, si sono formulate alcune preghiere d’intercessione che si sono concluse con la preghiera che Chiara aveva preparato per l’occasione (riportata, in questo stesso numero, alle pp. 15-16).

Ritorno alle radici
della ricerca dell’unità

Nel grande auditorium della moderna costruzione, si è poi svolto l’intervento di Chiara Lubich che, per desiderio del dott. Raiser, era incentrato su Gesù crocifisso ed abbandonato come fondamento e cardine di una spiritualità di comunione che potrà ispirare le Chiese nel loro cammino (ne portiamo ampi stralci alle pp. 17-18). È seguito un dialogo nel quale rappresentanti di varie Chiese – dalla Federazione luterana mondiale alla Chiesa ortodossa della Grecia – hanno sottolineato, con sorprendente coralità, l’importanza delle prospettive esposte. «Ho sentito nel suo discorso – ha osservato da parte sua il pastore Raiser – l’eco di una intuizione che è stata al fondamento della ricerca dell’unità ed era stata fissata come programma sin dal 1925: “più ci avviciniamo alla croce di Cristo e più ci avviciniamo gli uni agli altri. È sotto la croce che possiamo stendere le nostre braccia gli uni verso gli altri”».

Per un’ora, rappresentanti del Consiglio ecumenico si sono poi intrattenuti con il gruppo di vescovi per un reciproco scambio di testimonianze. I colloqui sono quindi continuati in maniera vivace e familiare a pranzo. Nel pomeriggio, un approfondimento dell’incidenza della spiritualità dell’unità nel campo dell’economia e della politica ha completato questa giornata di riflessioni, che si inseriva nel più ampio programma della visita di Chiara Lubich, la quale comprendeva anche una conferenza all’Istituto ecumenico di Bossey, centro di studio e di formazione diretto dal rev. Ioan Sauca e strettamente legato al CEC, e il suo intervento nella cattedrale riformata di St. Pierre, per invito del presidente della Chiesa protestante di Ginevra, il pastore Joël Stroudinsky.

Un «nuovo» dialogo:
quello della vita

Se da questa giornata si è sprigionata una grande speranza, in una stagione che non è certo quella dell’ottimismo, non meno forte era la presa di coscienza della necessità di promuovere con decisione la prassi di una spiritualità della comunione, quale indispensabile base del cammino ecumenico. «Tale spiritualità – sottolineano ancora Konrad Raiser e Chiara Lubich nel loro Messaggio – deve penetrare nelle nostre Chiese mentre cercano di testimoniare quell’unità per la quale ha pregato il Signore». E chiariscono che ciò non è soltanto una dichiarazione d’intenti: «Con questi pensieri, speranze e propositi, grazie alla presenza del Risorto fra noi, in questi giorni abbiamo potuto sperimentare in qualche modo, noi – laici, pastori, sacerdoti, vescovi, responsabili di Chiese –, che cosa significhi essere un solo popolo cristiano (“Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” – Mt 18, 20)». «Abbiamo vissuto – conclude la dichiarazione congiunta – un “nuovo dialogo”un “dialogo della vita”, “del popolo” – che deve essere promosso ampiamente. Si tratta di un dialogo che completa quello teologico ed il tradizionale dialogo fra singole Chiese, e contribuisce così ad accelerare la piena realizzazione del testamento di Cristo: “che tutti siano uno affinché il mondo creda” (cf Gv 17, 21)».

a cura di Hubertus Blaumeiser

1)   Per il testo integrale del Messaggio, redatto in lingua inglese, v. il sito ufficiale del CEC:              
www.wcc-coe-org/wcc/what/ecumenical/wcc-focolare.html.          
Ne riportiamo qui ampi stralci in una nostra traduzione in italiano.