«Charta Oecumenica» europea: un’esperienza pionieristica

 

Al Risorto fra noi nulla è impossibile!

intervista ad Aldo Giordano

 

L’autore, segretario generale del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (CCEE), ha accompagnato il percorso della Charta Oecumenica sin dalla sua gestazione. A lui rivolgiamo alcune domande perché ci faccia conoscere ciò che sta dietro le quinte di questo processo e i frutti che la Charta sta già producendo nelle Chiese.

GEN’S: Dopo un lungo e laborioso impegno le Chiese hanno concordato la Charta Oecumenica per l’Europa. Per quale motivo essa è nata e quale la sua importanza?

Un metropolita ortodosso rumeno all’uscita dalla chiesa di Saint Thomas di Strasburgo, il 22 aprile 2001, dopo la firma della Charta Oecumenica, mi ha detto: «Il cielo nuvoloso di questi giorni si è aperto per uno squarcio di azzurro su di noi: è un segno che Dio benedice ciò che abbiamo realizzato!». Percorrendo, infatti, le strade dell’Europa si aveva spesso l’impressione che il cielo fosse chiuso o mancasse aria fresca da respirare.

La Charta Oecumenica è un testo, un processo, ma anche un sogno: contribuire a riaprire il cielo azzurro sull’Europa e le sue Chiese. Essa vuole contribuire a far riscoprire in modo nuovo ai cristiani dei nostri Paesi la vocazione e la responsabilità per la riconciliazione. Specialmente quando mi trovo presso le istituzioni europee a Bruxelles o a Strasburgo, mi rendo conto quanto pesi la divisione fra i cristiani anche per il futuro dell’Europa. Come possono le Chiese contribuire alla pace, alla ri-unificazione e all’edificazione di una “casa” europea, capace di ospitare popoli, culture, etnie, religioni diverse, se sono divise fra loro? Inoltre l’Europa è il Continente che ha esportato nelle altre regioni le divisioni consumate a casa sua. È giunto il momento ora di esportare la riconciliazione ritrovata.

Davanti alla sfida
dell’evangelizzazione

Ma il motivo più serio di una Charta Oecumenica, mi sembra, si trova nella sfida posta dalla evangelizzazione. Le Chiese non sono credibili nel loro annuncio e testimonianza del Vangelo, se si presentano disunite o addirittura in conflitto fra loro.

È in gioco l’essenza stessa delle Chiese ed il futuro del cristianesimo. Basta pensare all’urgenza dell’annuncio del Vangelo in Asia.

Ho ancora viva l’impressione delle parole di Giovanni Paolo II a Bucarest l’8 maggio 1999 e riprese a Roma nell’ottobre scorso nell’incontro con il Patriarca Teoctist: «Cosa può spingere gli uomini di oggi a credere in
Cristo, se noi continuiamo a strappare la tunica inconsùtile della Chiesa… Chi ci perdonerà questa mancanza di testimonianza?».

Per suscitare iniziative concrete

GEN’S: Quali sono le caratteristiche di questo testo e quale è la sua autorità?

Il titolo ed il genere letterario sono di tipo giuridico, in quanto la Charta contiene una serie di impegni da parte delle Chiese e Comunità ecclesiali. In realtà, come è chiarito nella introduzione, il documento «non riveste alcun carattere dogmatico-magisteriale o giuridico-ecclesiale», ma è offerto alla auto-obbligazione delle Chiese e organizzazioni ecumeniche. Questo fatto, che in alcuni Paesi appariva una debolezza, ora si sta rivelando un punto forza. Stiamo rendendoci conto che l’aver offerto questa serie di impegni alla libertà, elimina delle paure, rispetta la varietà di situazioni che ci sono in Europa e pone ciascuno davanti alla propria responsabilità e decisione.

Spesso abbiamo sottolineato durante l’elaborazione del documento che esso non vuole tanto essere un ulteriore testo scritto, ma piuttosto un processo: il testo è una “occasione” per incontri, confronti, riflessioni, progetti comuni. Il documento non è tanto affidato alla “critica” intellettuale, ma alla “critica” della vita.

Inoltre la Charta è un testo “europeo” ed è frutto di un lavoro fatto insieme dalle quattro grandi tradizioni ecclesiali cristiane presenti in Europa: cattolica, ortodossa, anglicana e protestante. Essa vuole creare una comunione al di là delle situazioni nazionali e spinge ogni Chiesa locale ad assumersi la responsabilità per ciò che accade in tutto il Continente e non solo nel proprio Paese.

Il Papa, nel suo discorso ai vescovi europei riuniti in un simposio, il 25 aprile del 2002, ha affermato: «La Charta Oecumenica per l’Europa… segna un passo rilevante per l’incremento della collaborazione fra le Chiese e Comunità cristiane. Prego Dio perché su questo cammino si proceda con sempre crescente fiducia e determinazione».

Frutti ed esperienze

GEN’S: Può già raccontarci qualche frutto nato dalla Charta Oecumenica?

Nel mese di settembre scorso come delegati di una trentina di Chiese d’Europa ci siamo incontrati nel villaggio ecumenico di Ottmaring (Germania) per fare il punto sullo stato di salute della Charta. I rapporti dai vari Paesi ci hanno sorpresi: il processo è vivo e, pur in modo diversificato e con delle situazioni difficili, genera in ogni angolo dialoghi, incontri, riflessioni, gesti di riconciliazione e iniziative comuni. Ogni giorno sulla mia scrivania del segretariato del CCEE giungono esperienze.

Qualche esempio recente: il 1° ottobre ero a Budapest dove i responsabili delle Chiese e Comunità ecclesiali hanno firmato ufficialmente, davanti al paese, la Charta. Nei giorni 10-13 novembre in Armenia questo progetto è stato presentato in un incontro ecumenico che ha avuto i giovani come protagonisti. In Albania si è realizzato un incontro nazionale sulla Charta organizzato dalle Chiese cattolica, ortodossa e dall’Alleanza evangelica. In Germania la Charta è ben presente nel processo del primo Kirchentag ecumenico che si terrà a Berlino nel maggio del 2003. In Italia il processo mostra frutti ricchi. Sono stato a Bari all’inizio di ottobre ed ho costatato che la Charta ispira i programmi ecumenici di quella regione che ha una speciale vocazione ecumenica nei confronti dell’Oriente.

Ho trovato particolarmente significativo il fatto che anche le istituzioni europee crescono nell’interesse per questo testo. Esso è stato discusso al Consiglio d’Europa di Strasburgo ed è un riferimento per diversi membri della convenzione europea di Bruxelles che sta preparando il trattato costituzionale per l’Unione Europea.

Riceviamo echi anche dagli altri Continenti che stanno pensando di avviare un processo simile. La Federazione luterana mondiale ha inviato il testo a tutte le sue Chiese  membro nel mondo.

La chiave dell’ecumenismo

GEN’S: Alla luce della sua esperienza dove sta il segreto perché la Charta “funzioni”?

La domenica 29 giugno 1997, in un grande parco della città austriaca di Graz, si concludeva l’assemblea ecumenica europea che per una settimana aveva riunito più di diecimila partecipanti di circa 200 Chiese, Conferenze episcopali ed organismi ecumenici da tutte le nazioni dell’Europa ed anche dagli altri Continenti.

Attorno a me la festa era grande, ma io in cuore, in quel momento, avevo un problema serio, legato all’organizzazione di cui condividevo la responsabilità, e mi era difficile gioire, anzi ero deluso, dopo aver tanto lavorato. Ricordo esattamente l’istante in cui ho fissato la grande croce che dominava il parco ed ho sentito in me questa certezza: sarà il Dio crocifisso che in croce giunge a gridare «Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?» che realizzerà l’unità tra i cristiani, e solo coloro che avranno il coraggio di seguirlo ne saranno strumenti. In quel momento ho sperimentato una grande pace.

Era stata Chiara Lubich, nel discorso di apertura dell’assemblea, ad indicarci nel Dio crocifisso la chiave e la possibilità dell’ecumenismo.

La Charta Oecumenica è frutto di questa assemblea ecumenica europea e vuole essere innanzitutto uno strumento per riportarci tutti ad imparare da quella cattedra “inattesa e scandalosa” che è solo un Dio in croce che entra nelle ferite dell’umanità e si assume le divisioni ed i dolori fino a gridare l’abbandono da Dio, fino alla morte.

Da questo Uomo-Dio possiamo imparare i passi da compiere per divenire protagonisti di riconciliazione e costruttori d’unità. Nel primo capitolo della Charta c’è l’espressione: «Gesù Cristo ci ha rivelato sulla croce il suo amore ed il segreto della riconciliazione: alla sua sequela vogliamo fare tutto il possibile per superare i problemi e gli ostacoli, che ancora dividono le Chiese».

La fonte della nostra fiducia che la riconciliazione tra i cristiani accadrà, sta nel fatto che il Crocifisso è il volto nascosto del Cristo Risorto e vivere l’amore come discepoli del Crocifisso ci fa partecipare della vita del Cristo Risorto. Al Risorto fra noi nulla è impossibile!

C’è un proverbio arabo che mi piace particolarmente: «Se vuoi tracciare un solco diritto, attacca il tuo aratro ad una stella». La Charta vorrebbe concentrarci sulla stella per eccellenza: Gesù crocifisso e risorto. Da lui derivano anche le tracce per un cammino diritto nell’ecumenismo in questo momento storico.

 

a cura della redazione