Percorsi di integrazione fra persone di culture e religioni diverse

a cura di Mario Molinaroli

La parrocchia di Santa Lucia è situata in un rione di Verona (Italia). Circa ottomila gli abitanti: prevalentemente operai, commercianti e professionisti con ancora saldi i valori sociali  e della famiglia, e una soddisfacente pratica religiosa. Medio il grado di benessere. Non si può dire altrettanto circa le condizioni di vita dei numerosi immigrati soprattutto nordafricani, asiatici e dell’Est europeo, che nell’ultimo decennio sono venuti ad accrescere la popolazione locale.

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Una comunità vivace e aperta

Don Mario:    Mi trovo in questa parrocchia da oltre vent’anni e vi ho visto fiorire vari gruppi e movimenti ecclesiali: Focolari, Azione cattolica, Comunione e Liberazione, Neocatecumenali e Rinnovamento nello Spirito. Con loro la comunità parrocchiale si è vivacizzata e si è aperta a iniziative di solidarietà e di  dialogo con le  persone di altre culture e fedi religiose.

È nato così nel 1996, anche per desiderio del vescovo, il “Centro d’ascolto”, per aiutare le persone in difficoltà. È affollato per lo più da immigrati, spesso oppressi dalla mole di ostacoli per ottenere i permessi di soggiorno, la ricerca di un lavoro o di alloggio. Un gruppo di persone del Movimento dei focolari vi si dedica con generosità, superando numerosi ostacoli.

Valentina:  Incontrando per le strade del paese persone di colore diverso, provavo difficoltà a trovare un rapporto con loro. Era una sofferenza per me perché lo desideravo tanto, essendo orientata alla solidarietà e alla socialità. Quando don Mario mi ha chiesto se ero disponibile a lavorare nel Centro di ascolto ho detto subito di sì. Era un’occasione per  mettermi in contatto con quel mondo. 

Mi sono subito accordata con le altre persone che vi lavorano di rimanere uniti e di vedere Gesù in ogni persona che sarebbe venuta. La maggioranza di loro sono appunto immigrati di altri Paesi. Li abbiamo amati uno per uno, facendo nostri i loro problemi: non solo fornendo aiuti materiali ma, partendo dall’ascolto, dal rispetto per la loro cultura, creando anzitutto un rapporto, che prosegue anche al di fuori del Centro e si concretizza sovente in inviti a cena. 

Ricordo che una volta ci sono state chieste delle pentole. Lì non ne avevamo… Ma chi le chiedeva era proprio nell’immediato bisogno. Mi sono ricordata che in un ripostiglio della parrocchia erano conservate cose varie. Parto per vedere e lungo la strada chiedo a Gesù di farmele trovare per quel povero. Passo in rivista tutto il materiale, ma di pentole neppure una traccia. Sto per tornare, quando vedo in un angolo un sacco di plastica. Metto dentro le mani al buio: ci sono le pentole! 

A volte si è trattato di aiutarli a superare i contrasti tra loro, a riscoprire i propri valori. Un Imam musulmano, scoraggiato, ha ritrovato la forza di indossare nuovamente i  paramenti religiosi e riprendere la sua funzione di guida religiosa.

 

Iniziative di solidarietà

Questo rapporto d’amicizia ha fruttato iniziative di solidarietà fra gli abitanti del quartiere e i nuovi arrivati. 

Un appuntamento che di anno in anno si rinnova, in un crescendo di attività, proposte e partecipazione, è la festa patronale di S. Lucia. Imponente infatti il numero di persone coinvolte, dagli anziani ai giovanissimi, con un’attenzione speciale alle categorie più svantaggiate e un’apertura al dialogo con altre culture. 

Non è facile dire in sintesi di che si tratta, tale è la varietà delle manifestazioni artistiche, culturali, religiose e sportive che si susseguono dall’ 8 dicembre al 26 gennaio. Nel calendario dei festeggiamenti dell’ultima edizione, la diciottesima, spiccano i “Percorsi di integrazione tra culture diverse”, messi in atto dal gruppo “Insieme per un mondo unito”. 

Fra  le manifestazioni ricordiamo il concerto di un gruppo corale romeno a favore di un Centro per ragazzi ciechi dell’Africa;  canti, danze, musica e poesia di diverse culture;  una cena con piatti tipici dei vari continenti. Attività seguite con sempre maggiore interesse che fanno scoprire gli aspetti positivi di altre culture e fanno crescere l’accoglienza e la solidarietà.

Ad esempio, il giorno dopo il concerto, varie persone hanno messo a disposizione coperte, vestiario ed altre cose. Una signora africana diceva: «Quando portiamo i nostri bambini a scuola, adesso le altre mamme ci salutano».

Una delle iniziative più significative è l’incontro di preghiera per la pace fra cristiani, ebrei, musulmani, buddisti, che quest’anno ha avuto una partecipazione e una risonanza impensate.

Un giovane musulmano ha voluto ringraziare pubblicamente per come era stato accolto nella comunità parrocchiale. E un buddista: «La nostra è più che amicizia: con voi posso aprire il cuore e trovare accoglienza come in famiglia. La religione diversa non ci divide. Ho capito che nel mondo tutti possiamo essere fratelli».

Don Mario: Questi “percorsi” hanno avuto, fra l’altro, una premessa di alto significato simbolico: nel novembre scorso – a due mesi esatti dall’attentato alle Torri Gemelle – sono stati piantati degli alberelli d’olivo sul piazzale antistante la parrocchia dai rappresentanti delle otto confessioni religiose presenti sul territorio. 

In questi anni abbiamo potuto fare l’esperienza che convivere tra persone di religione, cultura ed educazione diverse, è possibile: pregiudizi e diffidenze sono state superate mediante la conoscenza reciproca e l’ascolto. Ci siamo resi conto che, alimentando questo dialogo rispettoso, fatto anche di reciproci gesti di accoglienza e di comune impegno per progetti concreti, aiutiamo la nostra società a progredire nella via delle pace.

Certo non tutti capiscono subito. Ricordo l’osservazione di una persona che «non aveva mai visto nessuno di questi immigrati convertirsi». «Non è nostro intento convertirli – gli ho fatto notare – ma amarli e insieme collaborare per i valori più grandi, come la pace».

a cura di Mario Molinaroli