Primo dialogo: dentro la propria Chiesa

Intervista di Adolfo Raggio a Silvano Cola

Silvano Cola da circa quarant’anni segue la realtà dei sacerdoti diocesani che vivono la spiritualità del Movimento dei focolari. Attualmente è incaricato, al Centro del Movimento, anche per il primo dialogo, quello all’interno della propria Chiesa.

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La Chiesa è stata raffigurata come un giardino con una grande varietà di fiori. Anche nella parrocchia, Chiesa in miniatura, esistono tante realtà: gruppi, associazioni e movimenti. Tutte queste forze sono chiamate a muoversi in armonia. Eppure succede a volte che esse vivono l’una accanto all’altra quasi ignorandosi e persino con un certo antagonismo. L’incontro dei Movimenti con il Papa in piazza S. Pietro nella Pentecoste ‘98 ha segnato una svolta nel rapporto fra i vari  Movimenti ecclesiali e aperto un cammino di comunione  fra loro. Puoi dirci come il Movimento dei focolari sta portando avanti questo dialogo?

Il 30 maggio 1998, vigilia di Pentecoste, i Movimenti e le nuove Comunità ecclesiali (erano presenti circa 60) s’incontrarono per la prima volta insieme, in Piazza San Pietro, alla presenza del Papa Giovanni Paolo II.

Si comprese la portata di quell’evento alla luce delle parole pronunciate dal Papa a conclusione dell’incontro. «Quel che accadde a Gerusalemme duemila anni or sono è come se questa sera si rinnovasse in questa piazza!».

Fu in quella occasione che il Santo Padre diede grande risalto alla dimensione carismatica della Chiesa, definendola “coessenziale” alla dimensione istituzionale-petrina.

Dopo quell’incontro, i Movimenti iniziarono un nuovo cammino di dialogo, di collaborazione e di comunione tra loro. Fra i promotori  protagonista di primo piano fu Chiara Lubich. In quella circostanza, di fronte a vari fondatori e a 350.000 membri di Movimenti, fece una promessa al Santo Padre: «Poiché il nostro Movimento – gli disse – ha il carisma dell’unità, mi premurerò, assieme ad altri già da qualche tempo orientati a ciò, di intraprendere un’azione per la comunione più piena fra i Movimenti».

Cominciò effettivamente una nuova stagione nella Chiesa. Su iniziativa di Chiara Lubich insieme ad altri leaders di Movimenti, in ogni parte del mondo i responsabili nazionali o locali dei vari  Movimenti iniziarono a incontrarsi per proporre ai vescovi un programma da  svolgere nelle cosiddette “Giornate Pentecoste ‘98”: si voleva rivivere in loco  l’esperienza vissuta in Piazza S. Pietro.

Si può dire infatti che l’effusione dello Spirito Santo iniziata nel Cenacolo di quella Piazza – per usare ancora l’espressione del Santo Padre – non si è più interrotta. La gioia di incontrarsi, la scoperta che ognuno faceva della bellezza e della varietà dei carismi, la collaborazione che si è instaurata, la sorpresa, la contentezza e lo stupore dei vescovi di fronte a questo nuovo volto della Chiesa, che univa al profilo petrino anche il coessenziale profilo mariano, sono state le note comuni di ogni Giornata.

A tutt’oggi si sono svolte oltre 150 di queste manifestazioni nelle diverse zone del mondo, cui hanno partecipato complessivamente 320.000 membri, appartenenti a 146 Movimenti o nuove Comunità.

Una sfida che si pone oggi è proprio quella di accogliere e integrare nella programmazione pastorale della parrocchia e della diocesi la realtà dei vari Movimenti, valorizzando e rispettando il carisma di ciascuno. Dall’esperienza maturata in queste Giornate e nei numerosi incontri fatti per prepararle, ti sembra sia cresciuta l’unità fra i Movimenti e che sia maturato un nuovo atteggiamento nei loro confronti?

Per cogliere l’importanza ecclesiale di queste Giornate dei Movimenti riferiamo alcune testimonianze pubbliche pronunciate da personalità di rilievo.

Un padre gesuita tedesco ha sottolineato, ad esempio, l’importanza dei Movimenti nel contesto religioso attuale della Germania, affermando: «I Movimenti sono di per sé un correttivo salutare alla mentalità corrente; nella problematica strutturale della Chiesa di oggi mantengono viva la dimensione spirituale; hanno la forza di creare e presentare una cultura ecclesiale propria; e già col loro essere richiamano costantemente alla dimensione universale della Chiesa, equilibrando una certa tendenza ad accentuare troppo la Chiesa locale».

Il presidente della Commissione episcopale portoghese per l’Apostolato dei Laici, a conclusione di una di queste giornate ha detto: «Due note fondamentali hanno caratterizzato questa vasta ed espressiva assemblea: la diversità e lo spirito di  comunione. Voi, Movimenti del Portogallo, siete il dinamismo della nostra Chiesa...». 

E il Patriarca di Lisbona ha esortato i Movimenti «a conservare la loro forza, forza non soltanto di strategie quanto dei rispettivi carismi che portano alla santità».

Nel bellissimo incontro tra i leaders dei nove principali Movimenti presenti nell’archidiocesi di Los Angeles, il vescovo Gerald Wilkerson ha affermato: «Oggi è stato un segno di speranza per la Chiesa e il mondo intero. Questa unità già sperimentata tra di noi sarà la forza risanatrice contro la disunità. Siate fedeli ai vostri carismi: voi siete i custodi di questo sogno... con la vostra testimonianza continuate a iniettare fuoco e passione nella vita della Chiesa e dell’umanità. Voi siete un visibile segno di speranza!».

A Sofia, in Bulgaria, dopo l’incontro dei Movimenti, mons. Christo Proykov, Esarca apostolico e Presidente della Conferenza episcopale Bulgara ha detto:   «Voi tutti avete ringraziato gli organizzatori, ma io ringrazio voi Movimenti che, con la vostra presenza, avete reso possibile vivere questo momento...  Vi incoraggio a proseguire sulla strada che oggi avete incominciato. Si dice che la bellezza consiste nella diversità, ma vi dico che la bellezza è l’unità nella diversità».

A Spalato, a conclusione della Giornata mons. Marin Barisic ha detto: «Stanno arrivando tempi nuovi per la Chiesa, tempi che hanno futuro... Il Concilio ha aperto il cuore della Chiesa ai Movimenti ed io oggi ascoltando voi, ho capito che ogni cristiano dovrebbe far parte di un Movimento per essere formato e testimoniare nella vita di ogni giorno. Questa è la migliore rievangelizzazione. I Movimenti formano anche sacerdoti, e i parroci li devono appoggiare e incoraggiare».

Il vescovo di Zara, mons. Ivan Prendjia, ha detto fra l’altro: «La Chiesa non deve temere i Movimenti, perché la arricchiscono e sanno portare le persone direttamente a Dio. Sono convinto che la Chiesa non ha futuro senza di loro. E anche gli ordini religiosi devono rinnovarsi con questi carismi».

Parlare di una  parrocchia o di una diocesi come “comunità in dialogo” postula anzitutto un vero dialogo all’interno della comunità stessa.  Ma non sempre è facile. In particolare con la presenza dei nuovi Movimenti laicali nasce l’istanza di armonizzare  carismi e istituzione. Si prospetta forse l’esigenza di un modo diverso di concepire la Chiesa e quindi anche la parrocchia e la diocesi? 

Si ha l’impressione che in questo inizio di millennio lo Spirito Santo voglia rivelare al mondo un nuovo e più maturo volto della Chiesa. La teologia, soprattutto per opera di Hans Urs von Balthasar, ha messo in evidenza un aspetto di essa che pur essendo stato fondamentale per la sua vita nel corso dei primi due  millenni cristiani, non era ancora entrato capillarmente nella coscienza ecclesiale del Popolo di Dio: il suo profilo carismatico-mariano. Basta pensare all’importanza data da Giovanni Paolo II ai Movimenti e alle Comunità ecclesiali fin dall’inizio del suo pontificato; l’aver egli scritto documenti teologico-pastorali importantissimi  riguardanti il laicato, come Christifìdeles laici e la Mulieris dignitatem; l’aver fatto sua e amplificata col suo magistero a tutto il mondo, come abbiamo accennato, la coessenzialità del profilo mariano della Chiesa col profilo petrino; l’aver convocato a Roma i Movimenti laicali vedendo in essi la “primavera della Chiesa” e dando loro un mandato per la nuova evangelizzazione; e l’elenco potrebbe continuare.

Questa ventata di Spirito Santo è stata fortemente favorita anche dal Pontificio Consiglio dei Laici. In una intervista il Presidente dello stesso Consiglio, card. James Francis Stafford, ha dichiarato che uno dei momenti più significativi dell’importanza data dal Santo Padre al laicato è stato «tra gli eventi recenti...  il raduno a Roma nel 1998 dei membri dei Movimenti e delle Associazioni laicali, insieme a molti dei loro fondatori e leaders».

«Sono essi – ha continuato – il principio della primavera. Le iniziative più promettenti nella Chiesa oggi vengono dal laicato... Sarebbe utile indagare perché questi nuovi Movimenti e Associazioni sono emersi nella Chiesa oggi. Provo a suggerire una spiegazione. La formazione e lo sviluppo di questi nuovi gruppi laicali indica che i bisogni spirituali di molti cattolici non sono adeguatamente intercettati dalle istituzioni tradizionali della Chiesa... Le aggregazioni laicali sono l’avanguardia della “nuova evangelizzazione”. Sono la manifestazione dei nuovi significati dell’evangelizzazione, “nuovi in ardore, metodi e espressione”,  per usare le parole di Giovanni Paolo II al Consiglio episcopale latino-americano».

E quasi contemporaneamente un sacerdote salesiano, parlando alla conferenza dei superiori maggiori degli Ordini religiosi in Italia, con grande coraggio affermava: «Da 17 anni stiamo tentando di accendere il fuoco del rinnovamento e della riattivazione dei carismi religiosi originali, fino al punto di parlare di rifondazione della vita consacrata, ma continuiamo a produrre scintille smorte. La vita consacrata non è ancora uscita dalla crisi... Ci troviamo di fronte a due aspetti: uno negativo e l’altro positivo... L’“aspetto positivo”, la “bomba  inesplosa”, è data dalla scoperta del nuovo equilibrio della Chiesa come popolo di Dio, di una Chiesa più matura, con spazi più ampi per la santità di tutti. L’eccessiva preoccupazione di accendere il fuoco nel caminetto di casa nostra con legna ancora verde, non ci ha permesso di vedere che vicino a noi ardeva un incendio acceso dal Vaticano II. Con il Concilio è stata superata la concezione clericale della Chiesa, ed è stata rivalutata la vocazione del laicato, visto, nonostante tutti i suoi limiti, non più come gruppo ausiliario, ma come protagonista del Regno... La nuova Pentecoste di cui si parla tanto sta nella condivisione del carisma: dare e ricevere. Da una parte e dall’altra. E nello stesso tempo. Perché è tramontata l’idea di una parte che dà e di un’altra che riceve, in modo unidirezionale, visto che essere e fare Chiesa non è altro che fare comunione di molte vocazioni».