Varcare i confini della propria Chiesa

La maggior parte degli abitanti di Plátanos – località con diecimila bitanti, al sud della Grande Buenos Aires (Argentina) – hanno origini italiane, spagnole, olandesi, jugoslave e ungheresi. Promuovendo lo spirito di comunione non solo è cresciuto il rapporto fraterno fra le persone e le varie realtà ecclesiali, ma si è aperto un fruttuoso dialogo con le comunità di altre Chiese.

                                                                                                                                                         

 

I frutti della Parola

Nella nostra parrocchia di Santa Isabel de Hungría a Plátanos, – racconta Monica, impegnata attivamente nella vita della comunità –, durante gli anni ‘70 ci fu un grande flusso migratorio dalle province interne dell’Argentina, aumentando in poco tempo il numero della sua popolazione.

Nel 1990, con l’arrivo come parroco di don Francesco Ballarini, sacerdote focolarino, è nato un gruppo di persone interessate alla Parola di vita1 .  Poco a poco si è visto che la Parola biblica vissuta cambia le persone e forma la comunità. 

Su questa base è stato possibile trasmettere  la spiritualità dell’unità e, anno dopo anno, questo stile di vita è stato diffuso a piene mani nella parrocchia e nei quartieri. Abbiamo costatato che, come dice Gesù nella parabola del seminatore, c’è chi risponde con il trenta, chi con il sessanta e chi con il cento per cento. L’atteggiamento di noi che avevamo conosciuto il Movimento dei focolari, è stato quello di proporre a tutti la vita d’unità secondo il carisma di Chiara Lubich, lasciando ogni persona profondamente libera. 

Si è sempre presentato questa spiritualità come una delle proposte cristiane per seguire Gesù, senza trascurare le altre già esistenti nella parrocchia. Promuovendo questo spirito di comunione, è cresciuto il clima di famiglia tra le persone e tra i vari gruppi ecclesiali.

Anni fa, nell’ambito  della parrocchia, esistevano tre realtà autonome e a volte in difficoltà tra loro: la comunità parrocchiale, il cammino neo-catecumenale, e il collegio delle suore ungheresi. Animati dallo spirito dell’unità abbiamo cercato di amare tutti mettendo in luce le caratteristiche positive di ciascuno. A poco a poco le barriere sono cadute e si è creato un clima di rispetto  e di stima reciproca. 

Attualmente agli incontri della Parola di vita è bello vedere la presenza delle suore e dei membri della comunità neo-catecumenale, che rendono tutti partecipi del proprio cammino spirituale. 

 

Rapporti fraterni fra Chiese

In questi anni poi, la presenza di Gesù in mezzo a noi non solo ha ravvivato la vita della comunità, ma ci ha aperto a un dialogo profondo con altre denominazioni cristiane. Siccome alcuni giovani della parrocchia sono sposati con persone appartenenti alla vicina Chiesa Riformata, ci siamo resi conto che non potevamo vivere nello stesso quartiere cristiani di diverse Chiese ignorandoci. Così sono nati rapporti ecumenici sempre più profondi. 

Già nel 1992 abbiamo celebrato insieme alla Chiesa Riformata la vigilia di Pentecoste e sempre in quello stesso anno, il 10 dicembre, la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. I rapporti tra la nostra parrocchia e la comunità riformata si sono intensificati,  tanto che nel 1995 il nostro vescovo, mons. Jorge Novak, è stato invitato a far visita alla comunità riformata.

Una signora ringraziando ha detto: «È la prima volta che un vescovo cattolico mette piede nel nostro tempio. Oggi per me è stato un giorno molto importante, perché lei con la sua presenza ha fatto cadere tutti i muri che c’erano tra noi». 

Tra il pastore della Chiesa Riformata e il nostro parroco, è nato un rapporto fraterno. Il pastore spesso confidava a don Francesco i suoi problemi personali e alcune situazioni difficili della sua Chiesa. 

Un giorno siamo arrivati al tempio per trovarci con lui e ci ha detto che non si sentiva bene a causa  della pressione molto alta. Lo abbiamo accompagnato ad un centro medico e, mentre aspettavamo, un dottore è uscito per dirci che le condizioni del paziente non erano molto buone. Abbiamo allora comprato le medicine e gli alimenti appropriati per la sua dieta e poi abbiamo avvisato una coppia della sua comunità, perché gli stesse vicino avvisandoci se ci fosse bisogno di qualcosa. Egli è rimasto strabiliato per queste attenzioni da parte dei fratelli cattolici. Anche i medici rimasero stupefatti nel vedere con quanto amore un sacerdote cattolico accompagnava un pastore protestante.

 

Attività ecumeniche

Durante questi anni sono nate molte attività ecumeniche basate su questo rapporto fraterno, tutte approvate dal vescovo. Si sono svolti Corsi Biblici nella Chiesa Riformata ai quali hanno partecipato molti della nostra comunità. È nato un coro ecumenico composto da 50 persone, membri di diverse Chiese. Tutti gli anni, alcuni giorni prima di Natale, si fa una camminata per il quartiere con canti e  musica, partendo dalla nostra parrocchia, insieme a giovani e bambini, per concludersi nel tempio della Chiesa Riformata.

Tutti i Venerdì Santi facciamo la Via Crucis per le strade del quartiere e scegliamo alcune famiglie a caso perché preparino le stazioni nelle loro case. Un anno, quando abbiamo chiesto alla padrona di una delle case se era d’accordo, ci ha fatto notare che apparteneva ad una Chiesa Pentecostale. Le abbiamo detto che eravamo ugualmente contenti se lei poteva partecipare. Ha accettato e quando la processione è giunta a casa sua, lei ha fatto un breve e bellissimo commento su alcuni versetti del capitolo 17 di Giovanni, dove si parla proprio dell’unità che Gesù chiede al Padre per i suoi discepoli. 

La domenica di Pasqua, dopo la Messa, una giovane signora con un bambino fra le braccia, si è avvicinata al parroco e gli ha detto: «Sono venuta per ringraziarla, perché il Venerdì Santo lei ha fatto la stazione della Via Crucis a casa di mia madre. Da quando lei si è convertita alla Chiesa Pentecostale si rifiuta di vedere me, mio marito e tutta la mia famiglia. Ieri mi ha chiamato per dirmi che si era resa conto che i cattolici non sono come credeva. Mi ha chiesto scusa per quanto ci ha fatto soffrire e ci ha invitati tutti a pranzo a casa sua».

Da alcuni anni la comunità parrocchiale, interpellata dalla difficile situazione sociale in cui viviamo, ha fondato la “Casa del Niño Lourdes”, una casetta dove tutti i giorni una ottantina di bambini dai tre ai quindici anni fanno colazione, pranzano, ricevono una merenda e, nello stesso tempo, si svolgono diverse attività educative, sportive, ricreative e di formazione professionale. Ogni giorno è una sfida.  Sempre più scopriamo che è un’opera di Dio, perché tocchiamo con mano il suo amore tramite la provvidenza. Quasi la metà dei bambini vengono da famiglie di diverse comunità pentecostali. 

Tutte le settimane insieme agli educatori ed ai bambini della Casa viviamo una parola del Vangelo.  Abbiamo costatato in questi anni che la Parola vissuta ci unisce, andando oltre le nostre diversità ecclesiali. Prima di Natale facciamo insieme ad un nonno di alcuni dei ragazzi, che è un pastore evangelico pentecostale, una preghiera ecumenica.

 

Momenti forti di ecumenismo

È tradizione pentecostale, che quando le adolescenti compiono 15 anni, siano presentate pubblicamente nel tempio della loro comunità, accompagnate da un padrino ed una madrina scelti da loro stesse. Sono già tre anni che tre sorelle compiendo i 15 anni, scelgono don Francesco come padrino e come madrina una signora della nostra comunità parrocchiale. Fa impressione vedere il nostro parroco che, prendendo sotto braccio ognuna delle ragazze, le presenta al pastore della comunità pentecostale di cui loro fanno parte. Attualmente queste ragazze ogni domenica fanno visita al parroco e gli raccontano come vanno a scuola, a casa, con le loro amicizie e nel loro cammino spirituale all’interno della comunità pentecostale. Sperimentiamo così che i bambini possono essere costruttori di unità.

Un altro momento forte di esperienza ecumenica lo abbiamo vissuto quattro anni fa, la mattina del Venerdì Santo, con un altro pastore pentecostale e la sua comunità. Ritrovarsi insieme per ricordare la morte di Gesù, che ha dato la sua vita senza distinzioni per tutti e per unire tutti, era rendere visibile la redenzione oltre le differenze ecclesiali, culturali e storiche. Insieme ai giovani di quella comunità abbiamo preparato questo incontro sia nella scelta delle letture bibliche che dei canti realizzati dai cori delle due comunità.  Durante varie settimane i giovani si erano incontrati per fare le prove dei canti  e redigere i commenti alle letture bibliche. La celebrazione è stata l’espressione visibile di una comunità costruita insieme: c’è stato un profondo clima di preghiera e di comunione. Si poteva vedere la gioia sul volto di tutti. Alcuni giovani della comunità pentecostale, salutandoci ci dicevano: «È stato così bello ciò che abbiamo vissuto che ci sentiamo come a casa nostra».

Abbiamo costatato che i momenti di preparazione sono quasi più importanti che la stessa celebrazione, perché è lì dove si instaurano rapporti personali, ci si conosce più in profondità, si esercita l’accoglienza e si vive nell’interesse per l’altro, per la sua famiglia e per la sua comunità. 

Come frutto di queste esperienze ecumeniche, il nostro vescovo ci ha scelti tra i responsabili per animare l’ecumenismo a livello diocesano. Per questo in tutti questi anni, insieme ai pastori amici, abbiamo realizzato corsi di formazione ecumenica con catechisti a livello di vicariato e di diocesi, oltre che nel seminario diocesano.

                                             a cura di Francesco Ballarini

 

1)     È una frase biblica a senso compiuto che si sceglie ogni mese nel Movimento dei focolari per viverla. È accompagnata ogni volta da un commento di Chiara  Lubich.  Viene  tradotta in 95 lingue e idiomi e raggiunge oltre 14 milioni di persone di tutto il mondo, attraverso stampa, radio e televisione. In varie parrocchie si fanno incontri regolari della Parola di vita, per comunicarla, mettere in comune le esperienze vissute ed aiutarsi reciprocamente ad evangelizzare la propria vita.