Dialogo fra etnie

 

Sinigo è un quartiere della città di Merano in Alto Adige. Terra di confine fra Austria e Italia, contesa fino ad un recente passato dalle due nazioni, terra profondamente segnata dalla difficile unità fra il gruppo etnico sud tirolese – di lingua e tradizione tedesche – e il gruppo etnico italiano. L’amore fraterno vissuto dai due coparroci appartenenti alle due etnie, ha rotto un gelo secolare, facendo scoprire ai parrocchiani la bellezza delle diversità vissute come dono reciproco.

                                                                                                                                                         

Da dove cominciare?

Don Salvatore: Mi trovo nella parrocchia di Sinigo dal 1995 insieme a don Josef per una intuizione del vescovo che ci volle lì – un sacerdote italiano e uno tedesco – a contribuire a realizzare l’unità tra i due gruppi etnici e darne testimonianza in diocesi.

Ad entrambi la città era conosciuta soltanto per il lato della difficile convivenza spesso sottolineata dai mass media. Ma abbiamo subito accolto la volontà di Dio.

Don Josef: Da dove cominciare? Prima di tutto la nostra più grande chance era amarci tra di noi fino a meritare la presenza di Gesù fra noi. 

Realizzare l’unità proprio a Sinigo: chi avrebbe potuto farlo se non Lui?

Anche noi due eravamo di cultura, lingua, età, formazione e mentalità diverse. Se era possibile fra noi, perché non fra tutti? Tutto poteva cominciare dal nostro amore reciproco. 

 

Cadono le barriere

Hubert: È stato proprio così. Quei due sacerdoti uniti portarono la più grossa novità in paese e attiravano anche noi all’unità.

Io mi sentivo cambiato. 

Pensare che da piccolo abitavo nel paese confinante e la mia famiglia considerava Sinigo un paese straniero e lo si evitava, anzi, mi era vietato avvicinarmi, tanto che vi misi piede per la prima volta solo nel 1980.

Dopo un anno dalla venuta di don Salvatore e don Josef nella parrocchia, mi sono sentito spinto a dire davanti a tutti i membri del Consiglio Pastorale: «Abbiamo fatto tante cose belle in quest’anno passato, ma la cosa più bella è stata vedere don Salvatore e don Josef che si volevano bene».

Margareth: Ad un  certo punto i sacerdoti hanno cominciato a poco a poco a svelarci il segreto della loro vita, invitandoci ai vari incontri del Movimento dei focolari. Abbiamo capito il valore del vivere il Vangelo, di essere l’amore, soprattutto nel nostro tempo e nel nostro paese. Eravamo felici di conoscere il carisma di Chiara e abbiamo ritrovato la fiducia di riuscire ad essere presto un’unica e bella famiglia.

Si è trattato di fare dei piccoli passi. Nel mese di novembre il gruppo anziani di lingua italiana organizzò una grande castagnata. Hanno chiesto a noi, il gruppo delle donne di lingua tedesca, di fare dei dolci e delle torte sapendo che li sappiamo fare bene. Ne abbiamo preparato in abbondanza per tutti i partecipanti. Erano contentissimi, e non finivano più di ringraziarci e di dirlo in giro.

Roberto: Appartengo al gruppo etnico “italiano”. Dopo decenni non facili, posso ora affermare che essere nato in Alto Adige è una fortuna e che vivere a Sinigo è addirittura un privilegio!

Le strategie politiche della nostra provincia di Bolzano, per favorire la pace sociale, hanno imposto la divisione etnica e a tutt’oggi, in modo più o meno palese, da ambo le parti si coltiva la cultura dello “schieramento”. Ma molte persone come me hanno maturato una reazione e una forte esigenza di unità e di fratellanza nel rispetto delle diversità, delle lingue e delle culture.

Alcuni anni fa durante la Messa di Pentecoste, la chiesa di Sinigo era colma di fedeli che debordavano sulla piazza antistante. Meravigliato, cercai di capire il motivo di questa improvvisa affluenza e mi accorsi che la metà di questi fedeli era composta da gente sud tirolese, che per la prima volta nella storia di Sinigo assisteva alla Messa “bilingue” insieme agli italiani. Fu un tuffo al cuore! Un’antica speranza che si realizzava.

Quando vidi scambiarsi vicendevolmente un “segno di pace”, sussultai! Respiravo la coerenza dell’unità e ringraziavo la Fonte ispiratrice di tutto questo.

Anche oggi la mia testimonianza vuole essere ancora un grazie. 

 

Una chiesa costruita insieme

Diego (vicesindaco di Merano): In questo nuovo spirito ed atteggiamento di vita, la comunità e la parrocchia di Sinigo tutta, a prescindere dalle diversità di lingua e di cultura, ha voluto fortemente la realizzazione di una chiesa comune.

Le autorità politiche competenti, che qui sono venuto a rappresentare, hanno compreso il messaggio di una comunità matura che vedeva nella costruzione della nuova chiesa un traguardo e un obiettivo religioso e spirituale, ma anche sociale e civile. Si sono così create le premesse per la realizzazione dell’opera. Abbiamo messo a disposizione della parrocchia le risorse finanziarie necessarie, e i lavori sono stati avviati e stanno per giungere a conclusione. Ci troviamo così di fronte ad un fatto: nella realtà quotidiana i due gruppi linguistici vivono realmente  e concretamente come un’unica comunità,  affrontando insieme i problemi, condividendo le avversità, godendo insieme per i successi di tutti.

Per questo sono convinto che la nuova chiesa, oltre che comune luogo di culto e di elevazione spirituale, rappresenti anche il simbolo e il riferimento costante per la crescita dei valori umani più veri.

a cura di Josef Weiss