Presentazione

 

“Verso un pieno umanesimo: orizzonti nuovi in psicologia” questo il tema del congresso internazionale organizzato dal Movimento dei focolari dal 14 al 16 giugno 2002. I partecipanti, 190 tra psicologi, psichiatri e psicoterapeuti appartenenti a varie scuole, provenivano da tutta l’Europa e, pur se attraverso una piccola rappresentanza, dall’America del nord e da quella latina, dall’Africa e dall’Asia.

Anche se eterogenei per provenienza, età e ruolo (docenti universitari, studenti, clinici ecc.) erano però tutti accomunati dalla condivisione della vita del carisma dell’unità scoperto nel Movimento dei focolari.

L’idea del congresso era nata quando, nel febbraio ’99, 70 membri del Movimento esperti in materia si erano ritrovati a Malta, da varie parti del mondo, per partecipare al conferimento del dottorato honoris causa in Lettere-Psicologia, a Chiara Lubich, fondatrice del Movimento.

Le motivazioni che sottendono a questo conferimento sono concentrate in poche ma significative parole: «L’Università riconosce il contributo significativo di Chiara Lubich, nel campo del pensiero umano, in quanto ha tradotto in prassi e metodo di ricerca il nucleo del messaggio cristiano e ha offerto, alle discipline umanistiche in particolare, una chiave ermeneutica originale del soggetto umano, avendo fondato un modello di vita spirituale caratterizzato, da un lato, dall’equilibrio tra il rispetto dell’individualità della persona e la reciprocità dei rapporti interpersonali e, dall’altro, dalla valutazione positiva del dolore e di ciò che è negativo nella storia personale e collettiva. In questo modo ha aiutato a coltivare una visione integrale della persona umana nel campo della psicologia».

Un dottorato in psicologia ma anche un riconoscimento all’insieme dell’opera di Chiara Lubich, come ha ben espresso, nell’ampia laudatio, il decano della facoltà, prof. Mark Borg: «Chiara e i suoi seguaci hanno acceso una rivoluzione silenziosa, che non esiterei a definire ‘antropologica’ viste le conseguenze personali e sociali che essa ha operato».

Nella lezione magistrale, tenuta dalla cattedra di neo-dottore, nell’aula magna dell’università, alla presenza delle più alte autorità civili e religiose dell’isola e di tutto il corpo accademico, Chiara Lubich ha presentato la spiritualità dell’unità considerata dal punto di vista della psicologia, mostrando come la spiritualità comunitaria sia una risposta alla società di oggi anche sotto l’aspetto psicologico.

Partendo dalla spiritualità dell’unità pone in luce aspetti nuovi riguardanti appunto le scienze psicologiche. Dalla sua lezione emerge non una terapia psicologica, perché questo suppone qualcuno ammalato, ma piuttosto la via dello sviluppo psicologico alla piena umanità.

Partendo dall’esperienza di una comunità cristiana che contiene in sé una nuova antropologia, quella trinitaria, presenta una psicologia aperta al trascendente: l’altro come cammino di maturazione e Gesù come modello della persona realizzata.

Propone un paradigma innovativo nel campo del pensiero e del comportamento umano, non una  nuova ed ennesima teoria psicologica da affiancare o far competere con altre famose e collaudate teorie psicologiche. Presenta una psicologia in cui la realizzazione passa inevitabilmente nel rapporto d’amore con l’altro, che si gioca tutta nella relazione tra persone. Una psicologia che punta a realizzare il disegno di Dio sulla persona umana: perché se Dio è trinità e l’essere umano è a immagine e somiglianza di Dio, è ovvio che la persona umana è portatrice di un progetto trinitario, progetto che si realizza appunto in relazione con gli altri.

Dopo aver ripercorso la storia e la diffusione del Movimento, i punti della spiritualità, i vari dialoghi aperti e gli effetti prodotti dal carisma dell’unità, nella seconda parte della sua lezione, Chiara Lubich mostra gli evidenti risvolti psicologici dei punti della spiritualità dell’unità.

I 70 esperti del Movimento presenti alla cerimonia si erano poi ritrovati per una condivisione di esperienze professionali vissute alla luce del Carisma. La lectio del giorno prima costituiva la base del loro confrontarsi. Avvertivano che non potevano più aggrapparsi alle proprie categorie perché il carisma dell’unità penetrando la psicologia la costruiva su nuove basi. L’arricchente esperienza vissuta insieme aveva fatto nascere in tutti il desiderio di ritrovarsi con altri che condividono lo stesso stile di vita, per cominciare a riflettere insieme su come approfondire i risvolti psicologici della spiritualità dell’unità ed evidenziare le novità che essa presenta.

Il congresso, la cui preparazione è stata curata da un gruppo, piccolo ma rappresentativo dei partecipanti, era rivolto quindi proprio a persone che vivono questa spiritualità. Da ciò si comprende perché il linguaggio è ancora in qualche momento segnato da una terminologia propria di essa. Ciò permetteva però  a tutti i partecipanti una comprensione veloce e profonda di quanto veniva comunicato.

Il prof. G. M. Zanghì nella relazione introduttiva al congresso presenta una visione sapienziale della cultura contemporanea, invita a leggere e a capire il messaggio del carisma dell’unità non solo in senso spirituale ma anche culturale. Mostra come l’amore diventa la categoria per eccellenza del nuovo modo di fare cultura.

Silvano Cola nel suo prezioso intervento spiega il significato del tema “Verso un pieno umanesimo”, presentando l’antropologia sottesa alla visione psicologica che il convegno propone. 

Dopo queste prime relazioni si aprono a ventaglio gli approfondimenti di tre punti cardine: “Il fondamento dell’identità personale”, “La legge fondamentale dello sviluppo della persona: saper perdere per crescere” e “La relazione di reciprocità nella psicologia contemporanea”.

Negli Atti tutti gli interventi mantengono il linguaggio proprio di chi li ha presentati.

Al vissuto professionale e agli approfondimenti tematici è stata premessa la lezione magistrale del dottorato a Malta, che ha rappresentato il punto di partenza di tutti i lavori congressuali. Sono stati inseriti anche alcuni contributi che, pur essendo stati preparati, non erano però stati presentati al congresso.

Negli Atti non viene invece esplicitamente riferito dei gruppi di lavoro in cui, per lingua, nei vari momenti, il congresso si è articolato.

La pubblicazione è destinata soprattutto a chi ha partecipato al convegno, a chi, pur volendolo, ne è stato impedito da ragioni diverse ed anche agli amici e membri del Movimento. Ma pensiamo possa aprire un orizzonte originale a chiunque.

I contributi contenuti in questo volume rappresentano i primi tentativi d’approfondimento delle tematiche affrontate. Sono tentativi che possono apparire a prima vista modesti rispetto all’obiettivo prefisso, nati in soli tre anni di lavoro secondo l’ottica dell’unità. Sono però contributi che vanno nella stessa direzione di Malta, e che la pista seguita sia valida lo confermano le numerose impressioni lasciate dai partecipanti.


Simonetta Magari