Perché tutti siano uno

a cura della segreteria internazionale del movimento gens

 

 

Figli del Padre

 

È cosa scontata: prima di diventare sacerdoti, bisogna essere discepoli; seguire Gesù e lasciare che egli scriva, nella nostra vita, una storia che non ha uguali. Con la confidenza di quei bambini che egli ci ha indicato come modello. E con il coraggio di chi sa di essere figlio di un Padre che tutto può.

Scrive a noi un seminarista del Brasile: «Mi sono trovato davanti alla porta di casa due signore che chiedevano alimenti. Con un compagno abbiamo dato uno sguardo all’armadio e abbiamo deciso di dare loro l’unico chilo di zucchero che avevamo. Era Gesù che in quelle signore bussava alla nostra porta e eravamo felici di poter mettere in comune qualcosa con loro. Il giorno dopo è venuto a trovarci un seminarista assieme ai suoi genitori che volevano ringraziarci di aver accolto per una settimana l’altro loro figlio che stava passando per un momento difficile. Fra le altre cose, ci hanno portato 5 chili di zucchero. All’indomani, ci sono arrivati ancora alimenti e fra questi 8 chili di zucchero. Per me era un segno che quando diamo tutto ai fratelli, Dio ci risponde con una misura immensamente maggiore».

E uno studente dell’Austria racconta: «Ieri è stato il mio compleanno. Alla mattina volevo andare in città a fare alcune spese: fazzoletti, una penna, un nuovo shampoo ed altre cose che mi occorrevano. Ma è sopraggiunto un impegno e non ho potuto andare. Dopo un po’ qualcuno bussa alla mia porta. Apro e un compagno mi passa un sacchetto contenente vari oggetti. “Grazie per il tuo orecchio attento – mi dice – e per la tua amicizia!”. Lo ringrazio ed egli se ne va. Apro il sacchetto e non riesco a credere ai miei occhi: fazzoletti, uno shampoo, tante penne e altre cose utili. Davvero, una cosa sola conta: scegliere Dio e amare tutti».

Dalla Colombia invece ci è arrivata questa esperienza: «Ho visto un mio compagno molto triste. Aveva deciso di lasciare il seminario. Mi sono avvicinato a lui e mi ha raccontato quello che stava passando: non aveva i soldi per pagare la quota mensile della formazione. Subito ho sentito che questa era l’occasione per essere veri fratelli e gli ho dato tutto quello che avevo in tasca. Ne è rimasto molto felice ed ha cambiato la sua decisione. Ma c’è stato ancora un epilogo: quando sono andato in banca, ho visto che una persona aveva depositato per me esattamente quella somma. Quanto è vera la promessa di Gesù: “Date e vi sarà dato”!».

Parole del Vangelo che si realizzano alla lettera. Esperienze che diventano preziose. Come si fa a non condividerle?


Il centuplo realmente

 

«Dio non si dimentica di noi»

Brasile. «Quando vado a trascorrere le vacanze in famiglia, cerco di portare sempre con me i soldi per il viaggio di ritorno al seminario. Così anche questa volta avevo con me 25 reais. Arrivando a casa, ho
trovato mio fratello molto preoccupato: da due mesi non aveva ricevuto lo stipendio e doveva saldare il giorno seguente un debito. Ho prestato a lui 10 reais, la somma che gli mancava. Tre giorni dopo, in parrocchia si iniziavano i festeggiamenti per il santo patrono. Sono stato coinvolto in alcune attività ed ho lavorato per nove giorni. Mi hanno promesso un piccolo aiuto per il seminario, ma prima che me lo potesse consegnare, la suora incaricata è dovuta urgentemente partire. Sono passati alcuni giorni ed eravamo ormai alla vigilia del ritorno al seminario. Quel giorno è venuta alla nostra casa un’amica di famiglia. Era in difficoltà e mi chiedeva un aiuto di 15 reais per poter almeno rientrare a casa. Era esattamente quanto avevo. Senza pensarci molto, le ho dato quella somma e mi sono abbandonato alla provvidenza di Dio. Alla sera però, mentre facevo le valigie, di tanto in tanto mi assaliva un po’ di preoccupazione: come avrei fatto a pagare il viaggio? Era già tardi quando è rientrata mia madre. Sapendo che stavo per partire, ha aperto la borsa e mi ha dato 15 reais: quello che occorreva per il viaggio. Sono rimasto molto toccato da questo gesto, perché sentivo in esso la mano di Dio. Il giorno dopo, ero già alla stazione dei pullman, quando è giunto mio fratello. Pochi momenti prima gli era arrivato il suo salario e così mi ha voluto restituire il prestito: un altro segno della provvidenza! Ma la sorpresa più grande era quando, tre giorni dopo, quella suora è venuta in città per una riunione con il vescovo. Mi ha consegnato una busta: erano 50 reais… Mi sono reso conto allora che Dio non si dimentica di noi». (J.N.)

A seguito di un incidente

Italia. «Ero in viaggio in macchina, con alcuni compagni di seminario, quando in autostrada una signora, uscendo da un’area di servizio, si è inserita nella nostra corsia senza la dovuta prudenza. Pur frenando, non sono riuscito ad evitare l’urto. Subito tra i miei compagni si è creato il panico, mentre io mi sono precipitato per soccorrere la signora che era svenuta. La prima cosa che ho pensato era che questa era l’occasione di amare e di non cercare colpevoli. Ho quindi tranquillizzato la signora e abbiamo
chiamato un’ambulanza per farla portare in ospedale. Sono andato quindi a visitarla. Non aveva subito gravi danni e spontaneamente mi ha aperto l’anima: era preoccupata per il fatto che ora non poteva più accompagnare al centro di assistenza il suo marito malato di Alzheimer. Abbiamo potuto trovare una soluzione con l’aiuto di alcuni amici. Quando il giorno dopo sono andato dall’assicuratore, questo non riusciva a capire come mai non volessi furbescamente falsare la situazione, in modo da trarre beneficio dall’accaduto. Ma il vero beneficio è arrivato da tutt’altra parte: quando il mio parroco ha saputo quanto era successo, mi ha portato da un carrozziere che ha sistemato la macchina gratuitamente, con serietà e professionalità. Nel frattempo è continuato pure il contatto con la signora, e proprio ieri mi ha chiesto di consigliarle un sacerdote per la direzione spirituale. “Sento che mi devo aggrappare a Dio
mi ha detto per sostenere la difficile situazione in famiglia”». (G.M.)

Senza un centesimo in tasca

Italia. «La Parola di vita del mese passato era: “Signore, aumenta la nostra fede!”.
Tra le tante esperienze fatte, una mi ha
colpito in maniera particolare. A metà mese, mi sono trovato quasi senza più soldi in tasca e ho capito che Gesù mi chiedeva di fidarmi totalmente della Sua provvidenza... Lo stesso giorno mi sono accorto che mi servivano alcune cose urgenti da comprare. Le ho domandate a Dio, chiedendo a Gesù di aumentare la mia fede nelle cose che domandavo. La mattina dopo mi è arrivato un pacco da casa, pieno di tutto quello di cui avevo bisogno. E pensare che mia mamma non poteva assolutamente sapere che mi servivano tutte quelle cose! Pochi giorni dopo, un altro fatto: mi erano rimasti
precisamente 5 euro, ma andando insieme al lavoro pastorale, un compagno mi ha
chiesto di pagargli il biglietto perché si era
dimenticato i soldi in seminario. Ho avuto un po’ di timore, perché per la prima volta mi ritrovavo senza nemmeno un centesimo in tasca, ma mi sono fidato. Il giorno dopo, mi sono trovato una busta con 50 euro
mandati da mio padre. Il centuplo
realmente! E cosa sorprendente:
pochi giorni prima
per non essere sempre loro di peso e animato proprio dal desiderio di vivere come Gesù mi chiedeva gli avevo detto per telefono
che non mi servivano soldi». (M.S.)

 

 


L’evento radicale della Fede

 

Pasqua è l’evento radicale della fede: un essere umano si spinge sino all’estremo, pone fisicamente il proprio essere e la propria natura umana nelle mani di Dio. Egli non indietreggia dinanzi al timore della perdita di sé nell’abbandono estremo di Dio, nell’estremo disconoscimento degli uomini, nell’essere schiacciato come un verme, sottoposto a una straziante lacerazione di sé tra cielo e terra. Qui davvero si giunge all’estremo dell’uomo. Ma questo Essere-all’estremo, questo Essere-alla-fine-dell’uomo, pronuncia, nell’estrema agonia, ancora una parola: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23, 46). Qui il nulla dell’uomo è realmente divenuto quel nulla che non cerca di preservarsi, che non intralcia il progetto di Dio con il proprio, ma che dinanzi a lui di suo non è che questo: un nulla. Ed è per questo che lui, che dal nulla ha creato il mondo, può creare un nuovo essere e una nuova essenza d’umanità. Il Crocifisso per la potenza di Dio viene risorto dai morti e innalzato nella gloria di Dio.

Klaus Hemmerle

 

Da: La luce dentro le cose, Roma 1998, p. 107

 

 


 

Una lettera fuori serie

 

In occasione della festa di S. Vincenzo Pallotti, a suo tempo padre spirituale del Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide a Roma, un seminarista ha steso questa lettera che è tanto piaciuta a studenti e formatori:

Carissimo nostro Padre spirituale S. Vincenzo Pallotti,

vengo dall’Estremo Oriente, da un Paese dove la Chiesa cattolica è ancora in netta minoranza. Sono molto grato di poter rispondere a nome di tutti noi studenti alla lettera che ci hai scritto nei tuoi difficili tempi. Leggendola, sembra quasi che tu l'abbia scritta per i seminaristi di oggi.

All’inizio tu ci rivolgi un invito: «La vostra convivenza sia col Padre e col suo Figlio Gesù Cristo nella verità e nella carità affinché, custodendo in perpetuo la grazia della santa vocazione e camminando in essa con fedeltà, possiate conseguire l’eterna corona della gloria». Grazie, San Vincenzo, per questo tuo invito ed incoraggiamento! Ma c’è qualcosa che mi stupisce, e cioè che tu ripeta per ben cinque volte: «per mezzo della carità» oppure «nella fede per mezzo della carità». Mi domando: perché questa ripetizione?

Carissimo San Vincenzo, credo di capirlo: perché il centro del cristianesimo e della missione è proprio la carità! Noi che siamo i seminaristi del Collegio «de Propaganda Fide», per essere in un domani autentici missionari nei nostri Paesi, dovremmo essere missionari già oggi, da seminaristi. Ma non potremo essere missionari credibili nel mondo attuale, se non mostrando la nostra fede concretizzata nella carità.