“Non una formula ci salverà, ma una Persona”

 

Comunione e Liberazione

 

di Gerolamo Castiglioni

 

In questo breve ma denso intervento, don Gerolamo Castiglioni, sacerdote dell’arcidiocesi di Milano e assistente diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione, partendo dalla sua personale esperienza presenta i punti salienti dell’evangelizzazione che questo Movimento attua nella nostra società.

Evangelizzare è far “vedere” Cristo

L’evangelizzazione è una questione fondamentale per la vita della Chiesa in quanto è la sua ragion d’essere. Per questo, da diverso tempo, sentiamo parlare di “nuova” evangelizzazione. Alcuni preferiscono parlare di “prima evangelizzazione”, ripartendo dall’annuncio delle verità fondamentali. Trovo necessario riaffermare che l’evangelizzazione deve rispettare il metodo di Dio: l’incontro con l’essere umano iniziato con la vocazione di Abramo. Anche oggi, prima di chiedere comportamenti morali, occorre mostrare il volto di Dio nell’Avvenimento di Cristo.

«Come quei pellegrini di duemila anni fa, gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti di oggi non solo di “parlare” di Cristo, ma in un certo senso di farlo loro” vedere”. Non è, forse, compito della Chiesa riflettere la luce di Cristo in ogni epoca della storia, farne risplendere il volto anche davanti alle generazioni del nuovo millennio?» (NMI, 16).

Teofilo di Alessandria diceva: «Mostrami la tua umanità, ti dirò chi è il tuo Dio».

Dopo trent’anni di sacerdozio non mi è difficile ripensare alla predicazione dei primi anni: c’era una prevalenza del richiamo morale rispetto all’annuncio dell’Avvenimento di Cristo. “Strapazzavo” i miei ascoltatori, ma non descrivevo loro il contenuto, il metodo con cui Dio sta salvando il mondo. Davo per presupposto e per ovvio, metodologicamente almeno, il contenuto dogmatico del cristianesimo, la sua ontologia, perciò semplicemente l’avvenimento della fede.

Ancora oggi nella Chiesa è diffusa una prevalenza dell’etica sull’ontologia e questo conduce anche alla confusione tra senso religioso e fede. L’equivoco è presente e tocca la questione della nuova evangelizzazione.

In alcune situazioni, la coscienza moderna è più disponibile alla domanda di senso e di significato, preparando il terreno favorevole per la “nuova” evangelizzazione. Ma questa posizione non è ancora quella della fede cristiana.

Essa è atto della ragione, mossa dalla grazia dello Spirito, che ci accompagna a riconoscere ed aderire a Cristo presente nella storia, redentore di tutti. La Redemptor hominis: dice: «Il redentore dell’uomo, Gesù Cristo, è il centro del cosmo e della storia».

Conversione del cuore

Cristo è il nuovo principio di conoscenza e di azione. È un problema di conoscenza il contenuto dell’evangelizzazione: il Vangelo parla di conversione del cuore nel senso biblico.

Troppa predicazione si attarda su richiami etici e doveristici, cercando convergenze su valori comunemente condivisi. Ma il cristianesimo non è riducibile ad un programma di vita morale.

La bellezza che salva il mondo, per usare la celebre espressione dello scrittore russo, è la novità dell’Avvenimento di Cristo. L’evangelizzazione intesa come annuncio di questo Avvenimento, rende nuova la vita umana. In questo senso io parlo di “nuova” evangelizzazione.

Scrive don Giussani: «L’incomprensione e l’ostilità della mentalità moderna verso la parola Avvenimento si riflettono nella riduzione operata riguardo alla concezione della fede. Il cristianesimo è un avvenimento in cui l’io si imbatte e che scopre essergli consanguineo, è un fatto che rivela l’io a se stesso».

«Quando ho incontrato Cristo mi sono scoperto uomo», diceva il retore romano Mario Vittorino.

«Che l’uomo sia salvato vuol dire che egli riconosce chi è, che riconosce il suo destino e sa come condurre i propri passi verso di esso» (Giussani).

Questo è anche il fondamento del vero ecumenismo. Nulla è escluso da questo abbraccio positivo di Cristo Redentore. L’ecumenismo è lo sguardo cristiano su tutta la realtà, è un amore alla verità che è presente, fosse anche per un frammento, in chiunque.

Giustamente il card. Giacomo Biffi afferma: «Verosimilmente si deve ritenere – e in ogni caso è consentito sperare – che non si dia uomo alcuno sguarnito di ogni sia pur tenue valenza ecclesiale e posto interamente al di fuori della realtà del Christus totus».

Evangelizzazione “nuova”

Più di venticinque anni fa ho incontrato il Movimento di Comunione e Liberazione. Mi sono sentito “ribattezzato”. Personalmente avevo osteggiato questo Movimento, attratto dalla Teologia della liberazione. Quello che prima avevo combattuto, ora diventava il mio popolo.

Espulso dalla scuola come sovversivo, dopo essere stato invitato alle dimissioni da direttore di un settimanale diocesano, il Signore ha voluto, tramite il card. Martini e don Giussani, che io diventassi l’assistente diocesano della Fraternità di Comunione e Liberazione, facendo anche il parroco nella periferia milanese.

Questo incontro continua come appartenenza a quella Fraternità, che per me è il grembo dell’autentica libertà. Non uno schieramento, ma una casa dove è possibile accogliere e condividere il cammino di ogni persona. E ogni giorno ripeto con il salmista: «Rivelaci il mistero dell’uomo e colma il suo desiderio di liberazione».

È un grido che rimane, una domanda che tiene svegli. L’incontro con il Movimento ha cambiato l’autocoscienza che ho di me stesso più che l’idea che avevo di Dio.

Lo scopo del nostro Movimento è quello di aiutarci vicendevolmente nella maturazione della fede, così da diventare collaboratori attivi della volontà di Dio, fedeli al compito a cui Lui ci ha chiamati.

Per grazia diventiamo comunicatori di questo Avvenimento che ci ha toccati, creando un Movimento che dimostra l’utilità e la creatività della fede negli ambiti della vita quotidiana. La fede tende a investire di fatto tutta la vita, essendo essa la forma della persona, del suo esprimersi.

Questa per me è la nuova evangelizzazione!

Movimenti e genialità dello Spirito

Nella giornata indimenticabile del 30 maggio 1998 il Papa ha indicato nei Movimenti ecclesiali la risposta provvidenziale alle drammatiche sfide del nuovo millennio. La risposta suscitata dallo Spirito Santo.

I Movimenti ecclesiali rappresentano quindi le espressioni visibili della nuova evangelizzazione della Chiesa, perché sono frutto dell’instancabile genialità dello Spirito di Dio. Essi appaiono come una emergenza carismatica che, insieme a molte altre esperienze ecclesiali, rispondono alla necessità, oggi sentita, di una ricentratura, rifondazione e rivitalizzazione dell’esperienza cristiana.

«Trovo magnifico – scrive il card. Ratzinger riferendosi ai Movimenti ecclesiali – che lo Spirito sia ancora una volta più forte dei nostri programmi e valorizzi ben altro rispetto a quello che noi ci eravamo immaginato».

Hans Urs von Balthasar parla dei carismi dati sotto forma di “grappolo”, volendo indicare una intercomunicazione di grazie. Questo non significa formare un “blocco movimentista” nella Chiesa, quanto piuttosto riconoscere quello che afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: «I carismi nella loro diversità e complementarietà cooperino all’utilità comune». Utilità comune che si esprime nell’unità attorno al Papa e ai vescovi in comunione con il Papa.

Per fare questo è necessario crescere nella spiritualità di comunione, come indicato nella Novo millennio ineunte (43) e desiderare di realizzare la preghiera di Gesù per l’unità di tutti i suoi discepoli: «che tutti siano uno, affinché il mondo creda» (Gv 17, 15-18).

Quello che è successo il 30 maggio 1998 in piazza S. Pietro è nella memoria di noi tutti e la testimonianza di unità, dell’unità di tutta la Chiesa, è affidata alla custodia di ciascuno di noi.

Dopo quella indimenticabile giornata don Giussani ha detto: «Noi siamo per la Chiesa, siamo fattore che costruisce la Chiesa... E questa responsabilità è tale in quanto si comunica ad altri proprio come responsabilità. Essa è vera quando è per tutta la Chiesa, e quindi per tutto il Movimento».

Il mondo potrà sempre attaccare i comportamenti di noi cristiani, specialmente quando sono segnati dalla fragilità e dalla debolezza. Non dimentichiamo, però, che spesso il mondo attacca l’errore, ma in verità non sopporta l’origine della nostra presenza nel mondo, un’origine irriducibile ad ogni forma di potere.

Una luce nuova investe il mondo

Vorrei chiudere questo mio intervento con queste parole di don Giussani gravide di realismo e di speranza: «Senza il riconoscimento del Mistero presente la notte avanza, la confusione avanza e – come tale, a livello di libertà – la ribellione avanza, o la delusione colma talmente la misura che è come se non si attendesse più niente e si vive senza desiderare più niente. Dal mistero della Resurrezione di Cristo una luce nuova investe il mondo e contende palmo a palmo il terreno alla notte».

«Veni, Sancte Spiritus. Veni per Mariam. La Madonna è il tocco più potentemente umano e persuasivo che Dio abbia fatto nel Suo agire sull’uomo» (L. Giussani).

Lei ci aiuti, come madre della Chiesa, a fare esperienza di una profonda comunione generatrice del nuovo impeto missionario, cioè di una nuova evangelizzazione.

All’inizio di questo nuovo millennio i Movimenti ecclesiali non sono chiamati ad una quasi autoccupazione della Chiesa, bensì a rendere presente in tutti gli ambienti della vita umana la presenza del Signore che salva. Questa evangelizzazione si rivela così la più vera e più perfetta promozione umana.

 

Gerolamo Castiglioni