Un Movimento di educatori che forma apostoli al calore della paternità di Dio nel santuario di Maria per far risplendere il volto mariano della Chiesa

 

L'Opera di Schönstatt

 

P. Michael Johannes Marmann

 

L’autore, che è il superiore generale dei Padri di Schönstatt e allo stesso tempo il moderatore della presidenza dell’intera opera di Schönstatt, espone le linee portanti di questo Movimento ecclesiale che, nato agli inizi del ventesimo secolo con forte spirito profetico, è anche oggi di grande attualità.

Premesse

1. Schönstatt: il più antico tra i Movimenti. I suoi inizi risalgono al 1912. Quando nel 1914 scoppiò la prima guerra mondiale aveva preso già il via un’opera che solo oggi, nel contesto dei nuovi Movimenti, si riesce a comprendere ed a classificare più adeguatamente come un nuovo impulso di vita. Eravamo in un tempo completamente diverso, prima del Concilio, e comunque difficilmente comprensibile con i parametri odierni. Pur tuttavia, padre Kentenich ha preconizzato molti sviluppi successivi ed ha lavorato e portato avanti la sua fondazione in vista di essi. Parecchie affermazioni fatte dal Papa ai nostri giorni sono anticipate da testi profetici del Kentenich che risalgono agli anni ’20 e ’30.

2. Una vita piena di incomprensioni. Kentenich ha detto una volta: nessuno mi ha veramente compreso. Spesso egli parlava della sorte, del destino dei profeti. Su questo sfondo, sono emblematici la permanenza di tre anni e mezzo nel campo di concentramento di Dachau e il suo allontanamento dalla propria fondazione durante 14 anni, voluto quest’ultimo dall’autorità della Chiesa e da lui accolto con fede e nell’obbedienza.

3. La diffusione. Dalle sue mani di educatore è nata un’opera, o meglio un organismo articolato, che si è diffuso in tutto il mondo. Attualmente è presente in più di 80 Paesi ed abbraccia oggi 20 Comunità inedite, fra cui l’Istituto delle Suore di Maria, varie diramazioni sacerdotali e un buon numero di aggregazioni per donne, uomini, giovani e, soprattutto, un movimento di famiglie che è in costante crescita. Tutto ciò che aveva dato prova di validità lungo la storia della Chiesa avrebbe avuto diritto di cittadinanza in questa fondazione dalle vaste dimensioni .

4. Opera e strumento di Maria. Il Movimento dei focolari è opus Mariae: l’opera di Maria. Padre Kentenich ben presto ha designato il Movimento di Schönstatt come opera e strumento nelle mani di Maria. Nel 1935, in occasione del 25° anniversario della sua ordinazione sacerdotale, egli ha detto che tutta la sua opera era dovuta alla Madre del Signore.

Con la sua fondazione egli volle dimostrare per il futuro della Chiesa quanto può Maria, l’ancella del Signore che seppe perdere e donare tanto, anzi tutto, per guadagnare tanto, anzi tutto, per il mondo.

Qui presento Schönstatt specialmente sotto il profilo del tema di questo Convegno: l’evangelizzazione.

Opera missionaria fin dall’origine

Schönstatt è nato dal lavoro con i giovani. Nel seminario minore dei Padri Pallottini a Vallendar lungo il fiume Reno, non lontano da Koblenz, il direttore spirituale, padre Joseph Kentenich, aveva educato i ragazzi allo spirito d’iniziativa e all’autonomia e a questo scopo aveva fondato tra l’altro un’associazione missionaria. Voleva così stimolare ed indirizzare ad una meta concreta lo slancio missionario di chi gli era affidato: giovani che volevano tutti diventare sacerdoti e presumibilmente missionari nel Camerun in Africa. Così il programma di Schönstatt è legato fin dall’inizio all’evangelizzazione. Il fondatore di Schönstatt era però ben cosciente che ciò si poteva realizzare solo attraverso una formazione corrispondente, tanto più se si fiutavano, come lui, gli sconvolgimenti che avrebbero caratterizzato quell’epoca.

Così Schönstatt come movimento apostolico è fin dall’inizio anche un movimento di educatori e di educazione. Un discorso importante, il cosiddetto documento di fondazione, fa capire fino a che punto i giovani membri desideravano lasciarsi formare come strumenti di Dio e strumenti di Maria, la quale si vede a Schönstatt sin dall’origine nel ruolo attivo di educatrice e nella prospettiva della missione. Come ebbe a dire più tardi papa Paolo VI e come continua a ribadire anche il Papa attuale, ancor recentemente, nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte: per Schönstatt Maria è stata da sempre la "stella della nuova evangelizzazione".

La Madre di Dio è la vera fondatrice di Schönstatt. Quello che Padre Kentenich ha operato come educatore, padre e fondatore, lo ha compiuto sempre in intima unione con lei, come docile strumento di lei, in un’unione del tutto concreta. Non c’è da meravigliarsi, pertanto, se l’atto vero e proprio della fondazione, che avviene con e attraverso padre Kentenich, è in realtà l’agire di Maria: lei acconsente di prendere dimora nella piccola cappella [il santuario di Schönstatt], unisce la sua intercessione a questo luogo e ne fa il punto di partenza del suo agire, attirando le persone a sé per educarle e per inviare in missione strumenti adatti.

Per questo un accento ed un elemento essenziale della spiritualità di Schönstatt (l’unica nata nel corso della storia in Germania) consiste in ciò che il fondatore ha chiamato – anche nella situazione difficile del campo di concentramento di Dachau – la "pietà dello strumento". Si tratta di una spiritualità, nella quale l’essere, la persona nella comunità – personalità formata in una comunità formata –, va di pari passo con l’impegno per il rinnovamento evangelico della Chiesa e del mondo.

Primato dell’ essere sull’agire

Un secondo passo ci porta a considerare l’originalità dell’apostolato, come viene inteso da Schönstatt: esso pone al centro, come ho appena accennato, la personalità formata e l’instaurarsi di una comunione profonda. È evidente, infatti, che il cristiano maturo può avere una forte incidenza apostolica già per il suo solo modo di vivere, il suo stile, il suo "buon esempio", come si usava dire un tempo. Padre Kentenich si è reso conto ben presto che, nei nostri tempi in cui nella società aumentano i fenomeni di massa, può far da cellula missionaria soltanto il singolo, con la sua personalità originale e formata, unito ad una comunità il più possibile perfetta – altrimenti la nostra azione non godrà di durevole fecondità.

Per questo il carisma di Schönstatt come movimento di educazione è già di per sé orientato alla causa finalis dell’evangelizzazione. E qui, nel Movimento di Schönstatt –  a differenza, forse, da qualche altro movimento – non si bada solo alla dimensione strettamente religiosa o cristiana, ma si mira sempre a coniugare lo sviluppo delle doti e potenzialità naturali con l’agire della grazia: si bada cioè alle cose del tutto terrene-naturali-umane nel loro nesso col divino. Così anche questa piccola cappella [il santuario di Schönstatt] – luogo al quale si è unita Maria e che le serve da punto di partenza per formare, attraverso la sua alleanza con gli uomini, strumenti adatti – è diventata un luogo della missione, un Cenacolo.

Fa parte dell’apostolato dell’essere umano anche la dimensione della storia. Il modo come le cose si sono sviluppate a Schönstatt incide fortemente sul tipo della sua evangelizzazione. Ciò ha a che fare con la spiritualità della fede nella divina provvidenza: il Dio della vita ci indica porte aperte; con i suoi cenni, ci fa capire dove impegnarci in concreto. Le persone che si legano a Schönstatt attraverso l’alleanza d’amore con Maria, guardano con grande apertura al proprio tempo e a tutto ciò che, attraverso gli avvenimenti e le evoluzioni in atto, si fa riconoscere come voce di Dio. In questo modo esse si lasciano ispirare, nel loro impegno apostolico, sempre di nuovo da Dio stesso. Pur non soggetto al tempo, il Vangelo deve essere infatti tradotto ed annunciato nel rispettivo tempo, e ciò diventa possibile attraverso il contatto vivo ed animato con gli avvenimenti del proprio tempo, nei quali agisce il Dio della vita e della storia.

Vorrei sottolineare ancora due accenti caratteristici: non è che padre Kentenich aveva un’idea ed ha creato un’organizzazione, ma egli voleva essere al servizio della vita. Per questo egli poteva raccogliere esperienze nella realtà concreta della sua fondazione. È nato così un organismo, nel quale i membri si sono sviluppati con stretti legami a persone, luoghi ed idee; un organismo il quale ora, anche nel suo insieme, ha un’irradiazione apostolica. Quello che Schönstatt è, quello che Schönstatt vuole, lo si capisce, più che dalle parole scritte o dette, dalla vita vissuta. Maria è come l’anima di questo organismo: noi promuoviamo una Chiesa mariana cercando di vivere noi stessi questa Chiesa.

E il secondo accento: il nostro riferimento alla Chiesa. Padre Kentenich, quale architetto della sua opera, ha incastonato il Movimento – nei vari modi e gradi di impegno dei membri – nella Chiesa. Tanto è vero che i singoli gruppi nelle parrocchie in cui vivono e cooperano, sono chiamati a considerarsi come organo, come strumento nelle mani del parroco. Sottolineo questo aspetto in modo particolare qui, di fronte a tanti sacerdoti. In conformità con l’ethos missionario del fondatore, si è pronti a rispondere generosamente a richieste ed inviti del parroco a cui è affidato l’apostolato nella sua parrocchia.

Il messaggio di Schönstatt

Qual è il messaggio che Schönstatt porta come sfaccettatura caratteristica dell’annuncio del Vangelo? Voglio nominare tre aspetti. Il primo è l’alleanza. Schönstatt sottolinea innanzi tutto la realtà dell’alleanza dell’Antico e del Nuovo Testamento. Dio è il Dio dell’alleanza, il Padre misericordioso, che ha cura dei suoi figli. Ciò corrisponde al contenuto primario dell’evangelizzazione che il Santo Padre – come ci ha ricordato Chiara – indica con le parole: "L’uomo è amato da Dio". L’alleanza d’amore con Maria è l’inizio: Maria ci conduce vitalmente a Cristo, il quale è il volto del Padre chinato verso di noi. Ne è simbolo la "croce dell’unità" che raffigura il Buon Pastore che offre la sua vita, assieme a Maria ed al simbolo di Dio Padre. Maria, con il ruolo attivo che lei ha nel piano della salvezza, è sempre compagna e aiuto di Cristo: in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni espressione della vita.

Un secondo elemento è – come ho già accennato – la fede nel disegno della divina provvidenza, il Dio della vita. Siamo convinti che Dio interviene, ci mostra le vie della missione, ma anche ci guida e ci accompagna. Col passare del tempo e attraverso le realtà della nostra vita e le ispirazioni dell’anima, noi diventiamo apostoli che trovano porte aperte (come Paolo, prima di venire in Europa), attraverso le quali Dio stesso ci conduce incontro agli uomini.

Infine, l’immagine di Dio che Schönstatt sottolinea: uniti con Maria, noi vediamo e sperimentiamo Dio come molto vicino e personale. Egli è davvero il Padre, che ha cura di ciascuno dei suoi figli – come il Signore afferma nel discorso della montagna. Egli ha tracciato l’itinerario della mia vita secondo un progetto sapiente e amoroso, egli dispone tutto, anche gli aspetti oscuri e sofferti del mio destino, con amore, e realizza tutto attraverso l’amore.

I centri di Schönstatt

Essi consistono sempre di una duplice realtà: di un luogo di grazia, cioè il santuario dove agiscono Dio e la Madre di Dio, e di un luogo per l’educazione: una casa di ritiro per il movimento, dove operano gli strumenti umani. Il valore di questi centri sta innanzi tutto nel fatto che essi fanno da casa alle persone. Siamo convinti che per ogni annuncio della fede, per tutti i passi nel processo dell’evangelizzazione, è necessario avere un luogo, un posto al quale ci sappiamo legati, dove siamo a casa, dove ci troviamo bene come gli apostoli sul Tabor, ma da dove veniamo allo stesso tempo sempre di nuovo inviati come gli apostoli dal Cenacolo. Per questo parliamo della grazia di avere una dimora, dataci dalla Madre ed Educatrice. Un altro dono del santuario è la grazia della trasformazione interiore, che forma, trasforma le persone in cristiani autentici, maturi. Dopo tutto quello che ho detto, si comprende anche questa seconda grazia legata alle nostre cappelle, ai nostri santuari. Vi è poi un dono speciale, che padre Kentenich, anche per via della sua esperienza concreta di fondatore, ha chiamato la grazia della fecondità apostolica: si tratta praticamente di qualcosa come il successo del nostro impegno missionario, un dono che – data la situazione attuale di disfacimento della Chiesa in Europa – è particolarmente promettente.

Dio agisce. Padre Kentenich parla dell’irruzione di forze divine. Ma anche l’uomo deve agire – come partner d’alleanza di Dio. Nella spiritualità dell’alleanza diciamo: niente senza di Te (Dio), niente senza di noi. Ognuno è missionario, anche chi per malattia o anzianità non riesce quasi più a muoversi. Con il suo contributo di preghiera e di sacrificio, partecipa all’opera apostolica del Movimento intero, all’operare di Maria. Con una parola che può essere fraintesa, ma che è molto popolare, parliamo qui di "contributi al capitale della grazia": tutti concorrono perché dal Santuario possa fluire un fiume di grazie.

Movimento apostolico:
uno sguardo sull’insieme

Padre Kentenich, nella sua lunga vita (1885 - 1968), si è fatto guidare. Egli non aveva un piano definito a priori. Occorreva sviluppare nel tempo e nella storia quella missione e quel compito che Dio aveva deposto in lui. Egli ha visto la sua fondazione sempre in dipendenza da Maria, come strumento nelle mani di Maria, la Madre Tre Volte Ammirabile; come adempimento di una missione che gli è stata conferita da lei. Maria con il suo modo di pensare, il suo atteggiamento, le sue possibilità, deve nuovamente dire di sì ai tempi di oggi. In questa svolta epocale occorre un ripensamento e un nuovo inizio, a tutti i livelli ed in tutti gli ambiti. Per questo Schönstatt evangelizza come insieme: come movimento di idee, di vita e di grazie.

Movimento di idee

Padre Kentenich si è reso conto di tanti principi che hanno valore universale e rilevanza concreta. Uno dei più importanti è: "libertà quanto più possibile – legarsi fin dove è necessario – formazione spirituale in misura massima". Legarsi liberamente e giungere alla vera libertà attraverso il legame con luoghi, persone ed idee, richiede una buona dose di sensibilità viva, di lavoro come movimento per creare "atmosfera", e l’arte di motivare (formazione dello spirito). Solo così può prendere forma un organismo vitale che si compone di comunità e diramazioni, che non hanno un’autorità centrale, e dove i membri sono legati tutt’al più attraverso un contratto.

Movimento di vita apostolica

Nei singoli Paesi il Movimento necessita dell’ispirazione di gruppi centrali di animatori, le cosiddette "centrali". Questi gruppi sono costituiti da membri degli Istituti e delle Comunità federative, che li preparano per i vari compiti e li mettono a disposizione. L’impegno dello staff interno per la formazione si compone, secondo una creativa polarità, con le esigenze dell’apostolato concreto come viene portato avanti e richiesto dai vescovi (e dai parroci) (vedi sopra al punto II). Ne deriva naturalmente una feconda polarità anche con l’Azione cattolica in tutte le variazioni con cui essa si configura nella Chiesa universale. Padre Kentenich vedeva tre modi secondo cui questa polarità si può realizzare: a seconda delle situazioni, i membri del Movimento potranno essere impegnati all’interno dell’Azione cattolica, oppure, in un rapporto di reciproca comunione, a fianco all’Azione cattolica, oppure – dove non esiste l’Azione cattolica – al posto di essa.

Uno dei principi di vita più importanti è il cosiddetto principio di polarità. Il fondatore lo derivava dalla sua visione del governo di Dio sul mondo. Secondo questo principio, Padre Kentenich ha lasciato che si sviluppassero comunità ed istituzioni in una vicinanza reciproca carica di energia. Solo se questo funziona, Schönstatt rimane animato, vivo e creativo.

Movimento di grazie

Il Movimento non può esistere e portare frutti, se Dio non "fa tutto". Nella tensione alla santità dei membri e nell’avventura di fede degli strumenti, il singolo e le comunità sperimentano di essere sostenuti e ricolmi della potenza provvidenziale del Dio vivo il quale, se da un lato va in cerca dell’uomo e necessita di lui come libero partner, dall’altro lo guida e lo colma dei suoi doni. Questo abbandonarsi a Dio ed alla sua guida amorosa si concretizza nei punti attorno ai quali gravita il Movimento: i santuari, che sono dunque il caratteristico distintivo di Schönstatt.

La Madonna peregrinante

Per concludere vorrei accennare ad un’azione, che è ovunque motivo di tanta gioia ed ha avuto vasta diffusione: la cosìddetta "Madonna peregrinante". João Pozzobom, padre di sette figli a Santa Maria nel sud del Brasile, negli anni ’50 si è sentito spinto e chiamato a recarsi con l’immagine della Madonna nelle case. Ne è nato un movimento, che coinvolge oggi più di due milioni di persone in vari Paesi e Continenti. Il senso è questo: Maria, Madre ed Educatrice dei singoli e delle famiglie, visita le case, incontra le persone che giungono così, coi loro problemi sociali e religiosi, ad una nuova apertura alla volontà di Dio. Tutto si svolge in maniera molto semplice: qualcuno è responsabile dell’immagine della Madonna, che è destinata a 15 o 30 case, in modo che essa arrivi ogni giorno o ogni due giorni in un’altra casa. E ciò si ripete di mese in mese. Maria si mostra a tutti gli effetti come colei che conduce le persone a Cristo e anche, in modo nuovo, le une verso le altre. Visione di una Chiesa mariana, che cresce dalla base.

Questa espressione della missione si configura in modo diverso nei vari luoghi e lega con lo stile di vita, le abitudini, le usanze del popolo nelle singole culture. Così viene in rilievo il principio educativo di base: si tratta di coniugare natura e grazia, di giungere al rapporto polare ed allo stesso tempo armonioso tra condizioni naturali, culturali e familiari e l’agire della grazia nell’alleanza d’amore con Maria, che ci conduce in Cristo all’esperienza di un Dio-Padre, pieno d’amore, che vuole farci strumenti dei suoi piani.

Far sì che la vita della Chiesa prenda un volto mariano, questo è il duraturo e sempre nuovo compito di Schönstatt: far sì che il primato dell’essere personale rispetto all’agire, della vita e del servizio rispetto a qualsiasi potere, della misericordia rispetto al giudizio, dell’amore sopra tutto il resto facciano parte della realtà della Chiesa del futuro, affinché essa sia il luogo del fiat di Maria, del suo Magnificat, dello stabat sotto la croce e dell’evento della Pentecoste.

Michael Johannes Marmann