Notizie dal Mondo dei Seminari – 46

 

Sete di Dio Amore

 

Quanta sete di spiritualità!», ha esclamato a Colonia uno dei massimi responsabili della XX Giornata mondiale dei giovani al cospetto delle folle di ragazzi che avevano voglia sì di far festa ma anche di raccogliersi e di adorare. La ricerca di spiritualità è in effetti un indiscutibile segno dei tempi. Ma non meno grande è la sete di un amore vero e autentico.

Sete di Dio e sete d’amore: Amore con la A maiuscola! Aver voluto rispondere a questa duplice sete con tutto il suo essere, fino all’ultimo respiro, è stato il segreto di Papa Wojtyla. Ma è anche l’anima della prima enciclica di Benedetto XVI: Deus caritas est. Un potente messaggio che interpella tutti noi che oggi ci prepariamo al sacerdozio: siamo avviati non soltanto ad un ministero con determinati compiti, ma, prima ancora, siamo chiamati dall’Amore ad essere strumenti, presenza di Dio Amore. Con tutti noi stessi.

Un giovane del Sud Italia qualche settimana fa ci ha scritto come questa chiamata si è fatta strada in lui. È una delle tante meravigliose storie che possiamo comunicarci. Ne possiamo riportare qui, per motivi di spazio, solo brevi stralci.

«Quando il mio parroco mi ha chiesto se volessi entrare in seminario e diventare prete era come se risuonasse in me la Parola: “Seguimi”; e anche quest’altra: “Chi vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. La paura di dare una risposta o anche solo di pensare a una simile prospettiva si protrasse per mesi. Ma poi, perché no? … Negli anni di seminario ciò che Dio mi ha aiutato a comprendere è stata la grande concretezza del credere in lui, che è semplicemente amare, ma non con un amore puramente umano. Il mettere in moto questo amore che Dio pone nel mio cuore è stata la chiave di volta della mia storia vocazionale».

E qui quel racconto si fa spontaneamente preghiera: «Se fosse stato per me, tu lo sai, o Signore, se fosse stato per me, non avrei mai pensato di farmi prete… Che sei l’Amore l’avevo intuito a poco a poco, ma non è rimasta pura intuizione o pensiero campato in aria; ti sei rivelato concretamente per l’Amore smisurato che sei… Tu, Signore, conosci i miei limiti, le mie paure, le mie piccole angosce e vuoti che mi abitano dentro; ma sei tu stesso che li riempi quando decido di arrendermi e abbandonarmi a te cercando di vivere in una donazione sana e vera… Mi hai insegnato che l’amore non attende e non si attende nulla, che l’amore comincia e basta, che l’amore ama. Come posso non rispondere al tuo slancio verso di me dicendoti: “Eccomi”? L’Amore che tu dai a me come posso non donarlo a chi ancora non ti conosce? Come posso non condividere questo Amore con chi già ti conosce?».

 

 

Vivendo l’arte di amare

In taxi

Brasile. «Stamattina, quando ho tirato una delle carte dell’arte d’amare [un set di carte illustrate con vignette che riportano sette caratteristiche dell’amore evangelico; n.d.r.], è uscito come punto da vivere: farsi uno.
In giornata, mi sono trovato a prendere un taxi. Ero stanco, ma mi sono ricordato che a fianco a me non era soltanto un autista, bensì un fratello che avrei potuto conoscere meglio. Accorgendomi che egli non aveva messo la cintura di sicurezza, ho cominciato a chiedergli come erano le sue giornate. In pochi minuti mi ha messo al corrente di vari fatti dolorosi vissuti da lui e da suoi amici in questo mestiere pericoloso e mi ha detto pure che a volte non metteva la cintura di sicurezza per poter più rapidamente
abbandonare la macchina in situazioni a rischio. Rispondendo al mio proposito di farmi uno, ho avvertito che Dio mi dava la possibilità di oltrepassare la mia stanchezza e di abbracciare il dolore dell’umanità che
si nascondeva dietro il volto di quel fratello. L’ho ascoltato profondamente e poi gli ho parlato dell’Amore di Dio come nostra unica sicurezza. Quando sono sceso dalla
macchina, anch’egli ha voluto scendere per salutarmi e ringraziarmi con un abbraccio. In pochi minuti da estranei eravamo diventati fratelli». (R.P.)

Col «dado dell’amore»

Austria. «Faccio un tirocinio a scuola e ogni lunedì tengo un’ora di religione in una classe di ragazzi. In una delle ultime lezioni il tema da trattare era: il messaggio
dell’amore di Gesù. Che fare?
Avevo in mente il dado con i punti
dell’arte d’amare che usano i giovanissimi del Movimento dei focolari ed ho deciso di farlo conoscere ai miei scolari. Ho quindi parlato innanzitutto di Gesù e poi ho
spiegato che tanti giovani e anche adulti hanno a casa un dado che gettano ogni
mattino per avere un motto da mettere
in pratica durante la giornata: una delle caratteristiche dell’amore così come ce le fa scoprire Gesù. Avevo portato con me anche alcune esperienze di ragazzi di diverse parti del mondo che usano questo dado e subito i miei scolari erano presi dalla semplicità e dalla concretezza di questi fatti. Quando ho comunicato poi alcune esperienze mie, anche loro hanno cominciato a raccontare fatti vissuti da loro. Abbiamo quindi
costruito  per ciascuno un dado.
Chi pareva colpito più di tutti era proprio la professoressa che mi accompagna in questo tirocinio. Normalmente lei sta seduta in fondo alla classe e prende appunti, ma
questa volta ha spalancato sempre più gli occhi. Alla fine mi ha detto: “Come è bella questa cosa! Non è fatta solo per i ragazzi ma anche per noi adulti: un piccolo input semplice ma radicale”. Ed ha voluto avere un dado anche per sé e per suo marito. Il lunedì successivo, quando ho chiesto ai ragazzi se qualcuno voleva tirare il dado, tutti hanno alzato la mano. E hanno cominciato a raccontare tanti fatti che avevano vissuto. È risultata una lezione ricca di insegnamenti non soltanto per i ragazzi ma anche per me». (A.M.)

Gesù in quel poliziotto

Caraibi. «Durante la Settimana Santa sono stato mandato per la pastorale in un paesino della mia diocesi. Là ho visitato le famiglie e tra queste ho incontrato una signora ammalata. Spinto dal desiderio di amare tutti, mi sono soffermato a lungo a parlare con lei. Nella stessa casa ho incontrato pure un bambino e mi sono messo a giocare con lui. Un mese e mezzo dopo, quando ero ormai tornato al seminario che si trova a più di 500 km da quel posto, nel pomeriggio libero sono uscito in bicicletta per visitare alcuni amici. Giunto a un incrocio, non mi accorgo che il semaforo per me indica il rosso e da il via ai pedoni.Vengo richiamato da un poliziotto nelle vicinanze, il quale mi vuole dare una multa. Mentre mi
avvicino, egli mi riconosce. È il figlio
della signora ammalata che avevo visitato e il papà del bambino con cui avevo giocato. Mi confida che mi è tanto grato per quanto ho fatto quel giorno per la sua famiglia e dice che ora non può certo farmi una multa. Mentre mi allontano in bicicletta, il mio cuore è colmo di gioia. Sento che in quel poliziotto è stato Gesù stesso a dirmi: “Quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”». (Y.C.).

La forza del Vangelo vissuto

Colombia. «Con alcuni compagni di
seminario ogni giorno mettiamo in pratica uno dei punti dell’arte d’amare. Oggi ci
eravamo proposti di amare il nemico. Sono passate poche ore ed è successo che un
compagno ha risposto molto male a una mia domanda, senza che ci fosse motivo di rispondere in quel modo. Ho cercato di volergli bene durante tutto il giorno e ho pregato per lui. Stasera, durante l’Eucaristia, prima della comunione egli è venuto verso di me e mi ha offerto la pace, chiedendomi perdono per quell’offesa. Sono rimasto molto felice al vedere la forza dell’amore, del Vangelo vissuto». (V.C.)

 

 

Dio è Amore

di Chiara Lubich

«Dio è Amore» è di certo la Parola che Gesù vuol dire oggi, in questo nuovo millennio.D«

Sì, l’amore è iscritto nella natura stessa della Chiesa, come scrive il Papa. All’eredità della sua ricchissima storia, in questi ultimi decenni si sono aggiunti nuovi carismi suscitati dallo Spirito. Di bocca in bocca, avvalorato dalla testimonianza, l’annuncio «Dio è amore! Dio ti ama così come sei», ha trasformato la vita di milioni di persone. Per noi è stata una luce – balenata nell’ora più buia della storia, il secondo conflitto mondiale – che ha illuminato tutto il Vangelo, facendoci scoprire che Gesù non aveva temuto di pronunciare la parola amore. Anzi capivamo che proprio l’amore è il cuore del Suo annuncio, è, sì, «la potenza creatrice primordiale che muove l’universo», muove la nostra piccola storia personale, come la grande storia del mondo.

Sono certa che l’enciclica del Papa susciterà un’eco spontanea da tutta la Chiesa e oltre: se vivere l’amore non si limita all’aiuto concreto del prossimo, ma spinge anche a «comunicare agli altri l’amore di Dio che noi stessi abbiamo ricevuto», emergerà la ricchezza di quell’amore vissuto spesso con eroismo, nel silenzio, all’interno delle famiglie, nei parlamenti e nelle fabbriche, nelle università e nei quartieri, nelle aree più depresse del mondo e tra chi ha impresso sul proprio volto, il volto stesso dell’Uomo-Dio che grida l’abbandono del Padre. Si renderà così «visibile in qualche modo il Dio vivente», la sua azione nel nostro tempo, come auspicato da Benedetto XVI.

E Dio, riscoperto Amore, attirerà il mondo.

da: Riflessione di Chiara Lubich  
sulla prima Enciclica di Papa Benedetto XVI

 

 Un anno in Terra Santa

 

Poter trascorrere un anno dei miei studi a Gerusalemme era davvero allettante. Ma capivo che al di là degli studi biblici e della possibilità di conoscere i luoghi santi, questo soggiorno poteva farmi crescere nella conoscenza dell’ebraismo e delle Chiese d’Oriente allargando il mio cuore su queste realtà, in maniera che diventassero in qualche modo parte di me. Occorreva dunque un atteggiamento d’amore per tutto quello che avrei incontrato e per quanti vivono in questa terra.

A Gerusalemme sono presenti quasi tutte le Chiese e lo scandalo della divisione è particolarmente evidente. Non volevo fermarmi a questa constatazione, ma vedere la diversità come fonte di arricchimento. L’abbiamo potuto sperimentare quando, assieme agli altri studenti del corso, abbiamo visitato le sedi delle varie Chiese. Ricordo l’incontro con il segretario del Patriarca greco-ortodosso che si è rivolto a noi in un buon tedesco. Quando poi con grande familiarità ha chiesto a me e ad un altro studente di prendere dal frigorifero un rinfresco e di offrirlo a tutti, sembrava che quello che poteva separarci non esistesse più: eravamo entrati nella sfera dell’amore scambievole.

Un’opportunità in cui noi studenti abbiamo potuto essere un dono per gli altri, si è presentata nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, dove ci è stato chiesto di animare una preghiera nel Cenacolo. Abbiamo fatto tesoro dei nostri talenti musicali e preparato tutto con cura: è stato un momento molto apprezzato anche per il suo tocco giovanile.

Per conoscere il mondo ebraico, un’opportunità era quella di recarmi il sabato mattina o il venerdì sera nelle sinagoghe. Assistere alle celebrazioni ebraiche per uno studente di teologia poteva essere interessante. Ma non era solo questo che mi portava lì, bensì piuttosto il desiderio di entrare il più possibile nella realtà di questi nostri fratelli ebrei per poterli amare di più. Sono nati vari rapporti, tra l’altro con una famiglia che ogni mese organizzava una preghiera a casa, seguita da una cena. Ho potuto così dialogare con persone aperte verso di me come non-ebreo e mostrare il mio amore per la loro fede diversa dalla nostra ma allo stesso tempo tanto vicina. Tornato in Svizzera, mi è capitato di dare una lezione sull’ebraismo che ha riscosso forte interesse. Mi sono reso conto allora che l’ebraismo era diventato veramente una parte di me.

E le tensioni tra ebrei e palestinesi? Tanti mi avevano chiesto se non avevo paura di recarmi in Medio Oriente. In realtà, non ho mai incontrato una situazione pericolosa. Piuttosto ho potuto conoscere da vicino le difficoltà che la gente ha da affrontare a causa di quel conflitto. E ho imparato a ravvisare il volto di Gesù crocifisso nei pochi cristiani che vivono in questa terra come una minoranza sempre più piccola.

Il Movimento dei focolari, in questo contesto, cerca non solo di aiutare concretamente ma offre anche una preziosa chiave per affrontare la situazione con fede e con fiducia. Rifarei quest’esperienza? Risponderei subito: sì! Anzi, spero di aver potuto suscitare in qualcuno il desiderio di conoscere questo Paese così vario ed affascinante e versarvi altre gocce d’amore in vista di quell’unità che noi tutti attendiamo. (T.H.)