Segnaliamo

 

Il ministero petrino

Cattolici e ortodossi in dialogo

 

Che la stessa esistenza e il ruolo e le forme del ministero petrino siano il problema teologico più arduo e il maggiore ostacolo sulla strada dell’unità fra i cristiani, non solo lo dicono in vari modi esponenti della Chiesa ortodossa e delle diverse denominazioni cristiane evangeliche, ma l’hanno riconosciuto chiaramente Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Sono pure molto note le espressioni di Giovanni Paolo II, nell’enciclica Ut unum sint e in successivi interventi, che sono state apprezzate e riconosciute da più parti come “un passo rivoluzionario”. Egli non soltanto ha reiterato la richiesta di perdono di Paolo VI «per quello che ne siamo responsabili» nelle difficoltà che quel ministero pone agli altri cristiani, ma ha invitato a pregare lo Spirito Santo che «ci doni la sua luce, ed illumini tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri», incoraggiando tutti ad instaurare «un dialogo fraterno, paziente» (UUS 88, 95-96).

Importanti le iniziative nate a questo riguardo in tutti i livelli: dialogo fra le Chiese, interventi ufficiali di varie Chiese, iniziative di studio da parte di Centri di ricerca ecumenica, oltre numerosi libri, articoli, conferenze, ecc.

Da parte della Chiesa cattolica, gli addetti ai lavori sanno che la Congregazione per la Dottrina della Fede ed il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani hanno organizzato simposi e raccolto e pubblicato materiale prezioso messo a disposizione di tutti.

Il testo che qui presentiamo è l’espressione di un ulteriore passo in avanti: contiene gli Atti del Simposio accademico fra qualificati esperti delle Chiese ortodossa e cattolica, tenutosi a Roma su iniziativa del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani per continuare lo studio su questo tema ed offrire un contributo alla ricerca ecumenica.

Non si tratta ovviamente di un libro divulgativo, ma di materiale fondamentale, che offre parecchie indicazioni storiche e teologiche, ed affermazioni ormai acquisite, insieme a ipotesi di ricerca per studi futuri. Sebbene i vari interventi siano riportati nella lingua in cui sono stati svolti (italiana, francese e inglese), per i lettori italiani si è avuto cura di offrire alla fine di ogni relazione le “linee essenziali di contenuto”, oltre ad una sintesi, sempre in italiano, del dialogo che ne è seguito.

Non ci dilunghiamo qui nel descrivere i ricchi contenuti del volume, ma vogliamo rilevarne un pregio fondamentale: la sua lettura costituisce una sorta di “scuola d’ecumenismo” per il modo di porgere i vari interventi, a cominciare da quello iniziale del card. W. Kasper, e persino i dibattiti dopo le varie conferenze. Si tiene conto non soltanto delle posizioni intellettuali degli interlocutori ma anche della loro diversa sensibilità e difficoltà emotive dovute a esperienze passate e a tradizioni cristallizzate in ogni Chiesa. Si espongono gli argomenti con chiarezza e senza nascondere le differenze, ma allo stesso tempo cercando di non ferire e di non sentirsi offesi da chi ha delle posizioni diverse. Si ha cura di distinguere – come affermava nettamente, in ambito cattolico, il Concilio Vaticano II – gli aspetti dogmatici dalle formulazioni che possono ammettere un pluralismo di legittime diversità. Si avverte in molte pagine del libro, assieme alla competenza in materia e alla conoscenza delle posizioni altrui, un tipo di esposizione che va alla ricerca dialogica e sincera di una crescita nella verità e nel disegno di Dio sulla Chiesa e sull’umanità, con un tono, non frutto di scaltrezza ma di “diplomazia della carità”.

Questo reciproco ascolto, stimolo ed esame di coscienza per avvicinarci ad un cristianesimo sempre più genuino, non è uno dei frutti più belli e provvidenziali dell'ecumenismo? E la reciproca carità fra le Chiese e fra i loro membri a tutti i livelli, espressa in tutti i modi ormai possibili, non costituisce l’humus, l’unica condizione di possibilità per una futura ritrovata unità visibile dei cristiani?

Vogliamo concludere riportando, una per tutte, un’affermazione delle ultime pagine del libro: «Il dibattito continua… Il problema tra ortodossi e cattolici rimane grave, ma i progressi probabili si faranno con una ecclesiologia di comunione… una teologia di comunione, ad immagine della Santa Trinità» (pp. 265, 267). Per cui se quanto si era fatto finora era stato utile soprattutto a individuare e ad analizzare i problemi – e questo Simposio è servito per addentrarsi più profondamente nelle varie questioni – l’esperienza positiva realizzata ha incoraggiato i partecipanti a prevedere un futuro incontro analogo, incentrato sul tema “Ecclesiologia di comunione e primato”.

Enrique Cambón

 

W. KASPER (ed.), Il ministero petrino. Cattolici e ortodossi in dialogo, Città Nuova, Roma 2004, pp. 272, € 19.