Due comunità nel sud Italia: dalla preghiera insieme al Vangelo condiviso

 

La Parola vissuta via all’unità

di Gino Galante

 

I rapporti ecumenici a Matera nel sud dell’Italia, tra la parrocchia “Maria Madre della Chiesa” e la comunità battista locale hanno avuto inizio nel 1997 e si sono via via sempre più approfonditi, come ci racconta il parroco della comunità cattolica.

Iniziammo così...

Durante la visita pastorale del nostro arcivescovo in parrocchia nell’Avvento 1997, si pensò di fare una visita di cortesia alla Chiesa Evangelica Battista, che ha la sua sede nel nostro territorio parrocchiale.

A nome del vescovo feci da ambasciatore per verificare se tale visita sarebbe stata gradita. Nonostante qualche difficoltà sorta nei giorni precedenti circa l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole, la proposta dell’arcivescovo fu bene accolta dalla pastora Elizabeth Green, nota teologa in ambito evangelico, e dalla sua comunità, e l’incontro fu fissato per giovedì 18 dicembre nella loro chiesa.

Per prepararci bene a questo momento, che sentivamo come un evento storico, il giorno prima invitammo l’arcivescovo a pranzo da noi, e vedemmo insieme con lui un video sull’Assemblea ecumenica di Graz (giugno 1997) con il tema di Chiara Lubich sulla “spiritualità ecumenica”. L’arcivescovo l’apprezzò molto.

Nel giorno e nell’ora fissata, insieme all’arcivescovo andammo anche tre sacerdoti, io e altri due parroci della zona pastorale. Erano ad accoglierci la pastora e il Consiglio della Comunità battista. Entrando nella chiesa, Elizabeth ci chiese di pregare un attimo prima di cominciare, improvvisando lei stessa una preghiera, per ringraziare Dio di quel “momento storico” e per chiedere la benedizione del Cielo su questo “inizio” di dialogo ecumenico. Poi ci fecero visitare la chiesa e i locali annessi, parlandoci delle loro attività. Infine ci sedemmo attorno a un tavolo per un colloquio di circa un’ora, che fu positivo e cordiale, pur nella sofferenza di quanto ci divide.

Per promuovere il dialogo ecumenico, la pastora propose di fare insieme, la comunità cattolica e quella evangelica, qualche incontro di preghiera durante la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” nel gennaio successivo.

La proposta fu da noi bene accolta. E l’arcivescovo mi affidò il compito di mantenere i contatti e di concordare con loro le modalità.

Questo compito mi riempì di gioia, ma anche di trepidazione, per la mia inesperienza in questo campo. Sapevo comunque di poter attingere alla collaudata esperienza ecumenica del Movimento dei focolari. Per fare bene le cose insieme creammo una piccola équipe parrocchiale con alcuni nostri laici impegnati, soprattutto per sensibilizzare la parrocchia alla nuova esperienza.

E così fu che pregammo insieme

Concordammo di fare due serate di preghiera ecumenica nel corso della “Settimana”, una nella loro chiesa e una nella nostra parrocchia.

Da parte nostra cercammo di curare al meglio la preparazione di questi due incontri: noi sacerdoti e la nostra èquipe, meditando e assimilando il più possibile il tema di Chiara Lubich a Graz e coinvolgendo tutte le componenti più vive della parrocchia e infine tutti i parrocchiani.

Sul piano pratico mettemmo in atto “l’arte di amare”, soprattutto col “farci uno” con gli evangelici, cercando di intuire e rispettare la loro sensibilità, di concordare ogni aspetto delle due celebrazioni, di adeguarci alle loro usanze nel modo di pregare, nell’arredare la chiesa, ecc.

Per far capire loro che la nostra disponibilità ecumenica non era solo formale, ma voleva essere l’inizio di un “dialogo della vita”, all’inizio della Settimana, domenica 18 gennaio, portammo un mazzo di fiori nella loro chiesa al termine del loro culto domenicale: fu una lieta sorpresa per loro, che preparò gli animi a una gioiosa attesa delle due serate programmate.

Per rispettare la reciproca libertà di esprimersi, concordammo che le celebrazioni delle due serate fossero preparate distintamente nelle due chiese per rispettare lo stile, le forme, i canti di ciascuna chiesa, disponendoci però reciprocamente ad accogliere le diversità, ed evitando gesti e parole che si sapeva non gradite da una parte o dall’altra.

Così pregammo nella loro chiesa, ma toccò a me fare l’omelia, e nella nostra parrocchia pregammo, ma toccò alla pastora tenere il sermone.

Senza averla premeditata, ci fu una meravigliosa corrispondenza tra la mia omelia e il sermone della pastora. Infatti la mia omeli fu tutta sull’arte di amare e fu assorbita come l’acqua da una spugna! E il sermone della pastora, bellissimo, era centrato sulla morte di Gesù in croce. Fu spontaneo da parte nostra rispondere con un canto appropriato: «Eccomi, Gesù... io sarò la risposta al tuo perché, frutto degno del tuo abbandono».

I rapporti diventano più sciolti

Il risultato di quel primo incontro di preghiera fu scoprirsi fratelli e sorelle, un vero “dialogo di popolo”. E tanti bei propositi e proposte per il futuro!

Ma non finì lì. Quelle due serate di preghiera in gennaio sono diventate ormai tradizione, attese come si attende una festa di famiglia, allargate negli ultimi anni anche a livello diocesano.

Si sente che qualcosa si scioglie nei rapporti reciproci: c’è ormai una gioia di incontrarsi, un’attesa, non c’è più alcuna fatica nell’intendersi sulle modalità dell’incontro. Ci si fa festa ogni volta che ci si incontra anche fuori dei momenti ufficiali, magari per strada o al mercato o al lavoro.

Ecco due impressioni delle tante fiorite spontaneamente sulle labbra dei presenti dopo questi incontri di preghiera.

Una signora cattolica: «Ho apprezzato la semplicità e la profondità dei fratelli evangelici. Ho ammirato il loro modo spontaneo di pregare che coinvolge i presenti e dà risalto alla Parola di Dio».

Un signore battista: «Abbiamo vissuto due serate stupende: mi sembrava che tutte le barriere fossero cadute. Un unico popolo di Dio si ritrovava unito per rendergli lode, per pregarlo e ringraziarlo. Era ora! Grazie a chi ha reso possibile questi momenti».

Non solo incontri di preghiera

C’è stato e c’è uno scambio di inviti per altri momenti di incontro diversi da quelli fatti per pregare. Una volta i nostri fratelli battisti hanno partecipato con la loro corale a una manifestazione diocesana per la pace in un palazzetto dello sport, un’altra volta sono intervenuti allo spettacolo musicale del sacerdote cantautore Mimmo Iervolino nella nostra parrocchia. Una loro rappresentanza era presente alla Dedicazione della nostra nuova chiesa.

Da parte nostra abbiamo partecipato più volte a concerti o rappresentazioni teatrali nella loro chiesa, o ad altre manifestazioni da loro organizzate, come la giornata della donna. Una commedia di Eduardo De Filippo, che avevano rappresentato nella loro comunità, l’hanno replicata nel nostro salone parrocchiale per raccogliere offerte da destinare a una missione francescana in Mozambico.

«Ma voi siete focolarini?»

Elizabeth sapeva della mia “ispirazione focolarina” e l’apprezzava, pur senza mai entrare in un discorso esplicito in merito.

Da un anno è arrivato un nuovo pastore, Emanuele Casalino, anche lui ottimo teologo, sposato, con due bambini, una persona aperta e brillante, di origine napoletana. Siamo andati subito a salutarlo e si è creato un rapporto immediato. Spontaneamente è venuto fuori un discorso esplicito sul Movimento dei focolari ed egli ha chiesto di fare alcuni incontri proprio con “i focolarini” per conoscerli meglio.

Ci siamo già incontrati tre volte. In un primo incontro a casa nostra, un anno fa,  ci trovammo alcuni della comunità battista ed altri della nostra comunità, presente anche il sacerdote responsabile della commissione ecumenica diocesana. In quell’occasione partecipò pure il pastore della Chiesa pentecostale della città, che da qualche tempo aveva cominciato a frequentarci. Presentammo il video “I quarant’anni di vita ecumenica del Movimento dei focolari”, che fu molto gradito.

Così nel maggio scorso abbiamo fatto un incontro nella loro sede incentrato su come noi cerchiamo di vivere il Vangelo.

 Il programma si è svolto in tre momenti: comunione sulla “Parola di vita” del mese precedente, una scheda sul Movimento dei focolari e la lettura e il commento della Parola di vita del mese corrente.

La comunione sulla Parola è stata spontanea: un gettito limpido di esperienze  dette “a caldo”, come lo Spirito Santo suggeriva a ciascuno. Anche i fedeli battisti si sentivano a loro agio e s’inserivano nel dialogo con naturalezza, raccontando a loro volta esperienze belle di vita cristiana. Era constatare quanto sia vero, anche a livello ecumenico, che «vivere la Parola ci fa uno».

Il video che presentava la scheda sul Movimento dei focolari ha suscitato commenti di stupore e ammirazione per quello che lo Spirito opera oggi nel mondo. Qui si è dato un breve annuncio su quanto i vari Movimenti cattolici ed evangelici stavano preparando per l’incontro “Insieme per l’Europa” a Stoccarda.

Abbiamo concluso con la lettura della Parola di vita di febbraio: «Eccomi, manda me» (Is 6, 8), accolta con gioia e con l’esplicita richiesta di averla ogni mese. Il pastore e altri battisti hanno preso copie in più del testo della Parola di vita da portare nella loro comunità. Certamente “il dialogo della vita” sta favorendo l’unità tra le nostre comunità  e lo spirito polemico dei tempi passati sta cedendo il passo alla fiducia e alla reciproca accoglienza.

Gino Galante