L’uomo: nostra via a Dio

 

La via di Gesù

Nel Prologo del Vangelo di Giovanni si dice: «Il Verbo si è fatto carne» (Gv 1, 14). Il Verbo per mezzo del quale ogni cosa è stata creata, che mostra il senso al di là di tutto, questo Verbo entra nell’ordine della carne, nell’ordine della banalità, nell’ordine del peccato, nell’ordine della storia satura di travaglio nell’ordine in cui non riceviamo le cose “già belle e fatte”, nell’ordine in cui sempre, incessantemente, non vi è che caducità e necessità di ricominciare da capo. Cristo vi entra, fa propria questa realtà. La sua via è l’uomo. La sua via siamo noi. La sua via è il nostro destino E non solo lo fa: lo è. Lo è nella misura in cui Dio stesso si identifica con noi. Questa è la via.

La koinonia

Dove trovo me e te, gli uomini di tremila anni fa e quelli che verranno fra diecimila anni? Li trovo tutti insieme in un unico punto: in Lui. Nella sua carne egli ha assunto la nostra umanità e la vive come uno di noi e come noi, ma al tempo stesso in questo modo: che egli, in cui noi siamo stati creati, ci ha assunto.

Nella Gaudium et spes, la Costituzione pastorale del Concilio Vaticano II, c’è una frase che questo nostro Papa cita molto spesso: Gesù, nel suo farsi uomo, ha fatto proprio il destino di ogni uomo (cf n. 22). Abbiamo tutti a che fare l’uno con l’altro nella carne di Gesù. Dipendiamo tutti l’uno dall’altro. Questa è la koinonìa, la nostra comunione: che egli condivide la nostra vita e così noi ci troviamo in lui. (...)

C’è Uno in cui troviamo Dio e l’uomo, Uno che ha assunto in sé il destino e il cuore di ognuno di noi singolarmente e di tutti i miliardi di uomini; che ci ama sino all’estremo, e nel cui amore siamo davvero vincolati gli uni agli altri e davvero ci apparteniamo reciprocamente: Gesù fratello nostro, il Figlio di Dio fattosi uomo.

Come in cielo così in terra

L’unità (con i fratelli) a misura della vita trinitaria di Dio (cf Gv 17) è l’opposto del livellamento dell’ambito personale che elimina la propria responsabilità e il proprio dovere. Questa unità, però, è anche il contrario di una somma di singoli tra loro irrelati, ognuno con le sue opinioni e attività e, al limite, accomunati da un compromesso. «Tu in me ed io in te»: questo è il ritmo di fondo della vita tra il Padre e il Figlio, tra Gesù Cristo e noi. E questo ci induce ad imprimere lo stesso ritmo di fondo anche alla nostra vita di comunione reciproca. Soltanto in questo ritmo può risuonare la melodia del Vangelo e si riesce ad ottenere l’armonia, la consonanza redenta e redentrice tra Dio e l’uomo e tra gli uomini.

+ Klaus Hemmerle

 

Da:   La luce dentro le cose. Meditazioni per ogni giorno, Città Nuova, Roma 1998, pp. 58; 59; 63; 70.