Imre Kiss, Zsolt Marton, László Berényi, Lajos
Jávorka
Imre Kiss
Vedo chiaramente che la soluzione
è: la comunità sacerdotale. Lo affermava già il Concilio Vaticano II. Ed è
anche la nostra esperienza: vari di noi siamo oggi ancora sacerdoti – e siamo
felici di esserlo – perché in un periodo difficile della nostra vita un
confratello si è messo a fianco di noi.
Attualmente sono vicario
generale. In diocesi organizziamo diversi incontri fra sacerdoti. Ci ritroviamo
dopo Natale per riposare insieme e festeggiare. E ci riuniamo dopo l’anno
scolastico per riprendere forza e speranza. E ci sono ancora altri modi per
vivere la fraternità.
Tutti noi abbiamo tanto da fare nella pastorale, ma se i
vescovi o i rettori dei seminari ci invitano a tenere esercizi spirituali,
accettiamo. Da ogni parte ci giungono richieste di dare testimonianza di una
vita sacerdotale che è credibile, felice e comunitaria.
Più tardi, da seminarista, insieme ad altri
compagni facevamo d’estate il tirocinio nella parrocchia di Lajos.
Sperimentavamo tante cose belle, ma quella che più ci colpì fu quando Lajos ci
portò in una comunità di preti. La fraternità di quei sacerdoti ebbe un effetto
enorme su di me. Fino a quel momento infatti ero stato un rispettabile
seminarista individualista.
In autunno tornai in seminario e, con il
permesso dei superiori, un gruppetto di noi cominciò a ritrovarsi ogni giorno,
la mattina e la sera, per una comunione
spirituale tra noi.
L’estate seguente invitammo altri seminaristi
alla parrocchia di Lajos, poi di anno in anno crescemmo di numero. Lì
sperimentavamo cos’è una comunità parrocchiale viva. Lavoravamo con loro nella
costruzione della chiesa. Il culmine era sempre il giorno che trascorrevamo
insieme ai sacerdoti del Movimento, che ci donavano la loro vita ed esperienza.
Ora sono prefetto nel Seminario Maggiore di
Budapest, dove studiano seminaristi di 11 diocesi. Cinque di loro sono qui con
noi.
Prima di entrare in seminario sono stato per due anni
alla Scuola sacerdotale di Loppiano. Tornando nel mio Paese avevo in cuore due
realtà: Amare Dio, ed amare tutti: e quindi i compagni del seminario, ma anche
i superiori... Alla fine del secondo anno eravamo otto seminaristi – un quarto
del seminario – che ogni settimana ci incontravamo per condividere le nostre
esperienze con il Vangelo vissuto. Ed altri erano attirati da questo modo di
vivere.
E’ importante poi accompagnare i
giovani sacerdoti. Li visitiamo nei posti del loro primo incarico dove tante
volte trovano difficoltà. Sono nati così quasi spontaneamente gruppi di giovani
sacerdoti.
Vediamo nascere e crescere una
generazione nuova di sacerdoti aperti al dialogo e alla comunione… L’incontro con laici maturi,
uomini e donne, del Movimento li aiuta a vivere il Vangelo.
Imre Kiss
Per tutti noi è una grande dono che nella famiglia dell’Opera di Maria ci sentiamo veramente a casa. E questo non è soltanto un buon sentimento o un sostegno spirituale. Abbiamo trovato un carisma che ci offre una via concreta. Praticamente, la comunità del Movimento dei Focolari è per noi una continua fonte di vita e di ispirazione. Non si tratta soltanto di una comunità sacerdotale, ma di un’esperienza di Chiesa: abbiamo diverse vocazioni ma siamo tutti proiettati verso Dio, donati a Dio.